L'Agenzia dei Beni Confiscati resta a Reggio

Conf Ncd 12052014di Benedetta Malara - L'Agenzia dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata resterà a Reggio Calabria. E il merito, neanche a dirlo, è del ministro Angelino Alfano, che dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa del suo viceministro Filippo Bubbico ha preso la situazione in mano e ha riportato tutto alla normalità. L'intenzione – presentata in un disegno di legge – era quella di spostare la sede centrale di Reggio Calabria a Roma, accorpando all'interno di un'unica agenzia anche le sedi di Palermo, Napoli, Roma e Milano. Una prospettiva che aveva subito sollevato grandi polemiche, per gli evidenti problemi che sarebbero sorti a livello gestionale di una realtà che per sua stessa vocazione dev'essere vicina ai territori interessati da una forte presenza di criminalità.

È su questo che pone l'accento il senatore Nico D'Ascola: "Abbiamo inteso difendere l'efficienza di queste strutture – ha detto – perché riteniamo che la loro efficienza sia amplificata dalla loro vicinanza geografica ai beni sequestrati e confiscati. Crediamo – ha spiegato – che la sede centrale di Reggio Calabria, come le sedi di Napoli e Palermo, davvero interessati al fenomeno delle misure di prevenzione, siano una dimostrazione pratica di quanto sia importante la vicinanza. I problemi riguardano isolate aree geografiche, quindi la vicinanza non soltanto ai beni immobili ma anche alle strutture giudiziarie depone a favore dell'efficacia dei sistemi giudiziari".

Sembra superato il momentaneo conflitto all'interno del Ministero dell'Interno (Bubbico è il vice di Alfano, nda), ma molti si sono chiesti come fosse possibile che un viceministro proponesse una possibilità che vedesse il ministro su posizioni completamente opposte. Una spiegazione convincente, soprattutto sul piano tecnico, viene data di nuovo da D'Ascola, che spiega come i viceministri abbiano "delega su determinati settori, quindi che un viceministro, nel rispetto delle deleghe che ha, agisca è una delle caratteristiche della democrazia. Non ci possiamo lamentare di una vicenda corrispondente alle strutture di un Ministero. Non si può impedire la presentazione di un disegno di legge, è una circostanza fisiologica, è una sua prerogativa".

Il viceministro Bubbico non è quindi obbligato, per legge, a chiedere l'approvazione o il permesso a nessuno prima di poter presentare le proprie proposte, ma la discussione scivola su un confronto politico inevitabile: Bubbico appartiene infatti al Partito Democratico, mentre Alfano come è noto guida il Nuovo Centrodestra. "Può essere ha detto il senatore Gianni Bilardi – che essendo di due partiti diversi non ci sia una sintonia, ma dobbiamo prendere atto che Alfano ha già fatto fare due passi indietro a chi doveva farlo".

"Chiederemo ad Alfano il rafforzamento della sede di Reggio Calabria – ha detto il senatore Antonio Caridi – un segnale importante non solo per la città, ma anche per Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, che ogni 15 giorni viene in Calabria, ma su questa vicenda è stato notato il disinteresse sia della Commissione che del PD. Nel momento in cui Bubbico ha manifestato la volontà di spostare l'Agenzia né la Bindi né altri del PD si sono mossi".

Anche l'Università Mediterranea, in questo senso, si è mossa per supportare l'Agenzia, stipulando dei protocolli di intesa sia con la Procura reggina che con il Tribunale delle misure di prevenzione "per fornire le proprie strutture culturali – ha detto D'Ascola – a supporto delle misure di prevenzione e di integrazioni del diritto, che se aggiornato consentirà una migliore funzionalità di queste istituzione. Ci vuole supporto legislativo per agevolare la gestione dei beni".

Ulteriore lieve – ma non troppo – pecca che viene sottolineata dai tre senatori, è la singolare circostanza per cui le sedi che ospitano le Agenzie siano tutte a loro volta dei beni confiscati alla mafia, e quindi a costo zero. Tutte, tranne quella di Roma. Quella infatti – l'unica che era stata scelta per restare in vita – è di proprietà della Banca Nazionale del Lavoro. "Ci sembra una scelta burocratica – ha commentato D'Ascola – avremmo questi funzionari chiusi nei loro uffici, ma senza alcun collegamento con il territorio".

"L'Agenzia – ha detto in conclusione Bilardi – oltre che un simbolo è un presidio di legalità, fortemente voluto già anni fa dal governo Berlusconi, in sintonia con il ministro Alfano. È più che normale che oggi il ministro Alfano, coerentemente con le azioni passate, prenda una posizione ferma affinché non solo questa situazione rimanga, ma venga anche potenziata".

"Una vittoria non solo del nostro partito – ha concluso D'Ascola – ma soprattutto per la nostra città".