Due anni e sei mesi di reclusione al medico Francesco Pisano, accusato di procurata inosservanza della pena nei confronti del latitante Carmelo Barbaro, che invece viene assolto, come richiesto dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino. Barbaro (assistito dagli avvocati Antonio Managò e Giuseppe Alvaro e dal sostituto processuale Marco Gemelli, che ha curato l'attività istruttoria in aula) venne arrestato nel settembre 2009 a Reggio Calabria, proprio mentre in città si svolgevano i festeggiamenti per le festività mariane. I Carabinieri lo scovarono all'interno di uno studio medico nei pressi del Ponte della Libertà, in cui il boss si era recato per sottoporsi ad alcuni interventi chirurgici, probabilmente per alterare il proprio aspetto fisico e quindi mantenere il proprio status di latitante. Considerato dagli investigatori uno dei killer della cosca De Stefano-Tegano, al momento dell'arresto Barbaro (nella foto) era inserito nell'elenco dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, essendo colpito da condanne definitive per reati di 'ndrangheta. Ricercato dal 2001, Barbaro è ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa, omicidio e altro, dovendo espiare oltre ventidue anni di carcere. Nei suoi confronti erano state diramate le ricerche internazionali per l'estradizione, ma, come spesso accade, i boss trascorrono la propria latitanza vicino casa, per non perdere il contatto con il territorio d'appartenenza.
Barbaro, dunque, andò a giudizio con l'accusa di falso riguardante la propria certificazione sanitaria: un reato aggravato, ovviamente, dalle modalità mafiose. Un'accusa per la quale lo stesso pm Musolino aveva chiesto l'assoluzione. Direttamente collegato alla posizione di Barbaro era quella del medico Francesco Pisano, per il quale il pm Musolino aveva chiesto e ottenuto che fosse contestata l'aggravante di aver favorito la criminalità organizzata. Un'aggravante che il Collegio, nel dispositivo di condanna, ha comunque escluso. Era stata rinviata a giudizio anche l'infermiera dello studio, Maria Assunta Condello, originaria di Varapodio, paese della Piana di Gioia Tauro, che è stata assolta dal Tribunale.