di Claudio Cordova - L'attesa deposizione del collaboratore di giustizia, Carlo Mesiano, chiamato a riferire nel procedimento d'appello "Onorata Sanità", si conclude con una sorta di "pareggio" tra accusa e difesa. Un procedimento in cui risulta alla sbarra, come principale imputato, l'ex consigliere regionale Domenico Crea (nella foto), condannato in primo grado a undici anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. L'audizione del collaboratore di giustizia si è concentrata soprattutto sulle dinamiche mafiose di Roccaforte del Greco, luogo che, a suo dire, gli avrebbe concesso la "cittadinanza onoraria" dal punto di vista mafioso. Particolarmente interessante, ai fini della sentenza che la Corte d'Appello dovrà pronunciare, è la figura dell'imputato Paolo Attinà, assolto in primo grado dall'accusa di associazione mafiosa. Secondo i pm Mario Andrigo e Marco Colamonici, che curarono l'inchiesta di primo grado, Attinà avrebbe avuto il ruolo di collante tra il mondo dei colletti bianchi e quello della 'ndrangheta. La sua assoluzione in primo grado, infatti, fece scattare l'assoluzione (dall'accusa mafiosa) anche per Antonio Crea, figlio di Mimmo Crea, che, condannato solo per alcuni reati riguardanti la gestione della clinica della famiglia, Villa Anya, venne immediatamente scarcerato.
Rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale, Fulvio Rizzo, a quelle del legale di fiducia di Attinà, Maurizio Punturieri, ma anche a quelle della Corte (Antonino Napoli presidente, Giuliana Campagna e Daniele Cappuccio a latere), Mesiano ha indicato lo stesso Attinà come un uomo vicino alle cosche di Roccaforte del Greco, divise in due fazioni, quella facente capo ad Antonino Pangallo e quella facente capo a Salvatore, Turi, Maesano. Proprio del padre di Turi Maesano, Attinà sarebbe stato l'autista e il fattore: una circostanza che, su diretta domanda dell'avvocato Punturieri, il pentito Mesiano dichiara di aver appreso da altre persone. Pur sostenendo, dunque, l'affiliazione di Attinà alla 'ndrangheta, il collaboratore non è riuscito a indicare fatti specifici da addebitare ad Attinà. Una circostanza su cui la difesa potrà sicuramente far leva in sede di discussione.
Nessuna indicazione, peraltro, Mesiano è riuscito a dare sulla connivenza di Mimmo Crea con gli ambienti della 'ndrangheta di Roccaforte: "Non ho mai sentito parlare di lui" ha detto in aula, protetto da uno scudo umano per non essere visto.
L'obiettivo dell'accusa è quello di dimostrare il concorso esterno in associazione mafiosa di Crea senior e Crea junior per il tramite di Attinà. Una circostanza fondamentale, visto che l'appello del giudizio abbreviato si è concluso con l'assoluzione di tutti i soggetti accusati di associazione mafiosa, tra cui Peppe Pansera, genero del boss Giuseppe Morabito, detto il "Tiradritto".