"Il concetto di Giustizia, negli ultimi anni, è spesso stato distorto attraverso un uso, talvolta spasmodico, a fini meramente politici. Ed è proprio per l'utilizzo snaturato della Giustizia che la Politica, troppo presto, ha finito per pagare un dazio altissimo per un comportamento folle, illogico. Il risultato è che la Politica oggi sembra essere vittima del suo stesso "mostro", messa all'angolo da un sistema paradossalmente creato a proprio uso e costume e finito per essere la disintegrazione di un'etica e di un indirizzo di vita". Ad affermarlo è il Coordinatore del Pdl di Reggio Calabria, Daniele Romeo, che interviene su malapolitica e presunti moralizzatori: "In Calabria, e a Reggio in particolare – prosegue Romeo - si è voluto batter forte su tasti delicatissimi, con l'obiettivo di sovvertire il responso democratico delle urne e dunque la volontà popolare: ci si è fatto scudo di una (pur) apprezzabile denuncia penale ascrivibile a comportamenti di singoli soggetti, per aprire un conflitto sociale che ha visto e vede la città soccombere sotto il peso di una crisi sistemica e di una sovraesposizione mediatica che ne ha danneggiato notevolmente l'immagine e l'economia".
Per il fedelissimo del Governatore Giuseppe Scopelliti, Reggio Calabria sarebbe proprio afflitta dagli attacchi, a suo dire strumentali, dei moralizzatori: "Oggi Reggio, sulla propria pelle, paga un prezzo altissimo per quel corto circuito di cui sopra, causato da incuranti personaggi pronti a vendere l'anima al diavolo pur di veder soccombere il proprio rivale politico, inconsapevoli delle ripercussioni ed irriguardosi verso la città. Ma sono gli stessi personaggi che, da quanto emerge dalla stampa, hanno smarrito ( se mai lo hanno posseduto) quel senso innato di Giustizia che impegna i singoli individui ad un atteggiamento corretto, equilibrato, corrispondenti al senso di onestà verso il prossimo e verso gli altri. Finti moralizzatori colpevoli, capaci di guardare la pagliuzza nell'occhio altrui ma ciechi dinanzi alle proprie responsabilità"
Ma la nota divulgata da Romeo è anche l'occasione per pungolare l'esponente del Pd, Demetrio Naccari, di recente raggiunto da un avviso di garanzia da parte della Procura di Reggio Calabria: "Se si è garantisti lo si è sempre e comunque. E noi lo siamo. Non imitiamo chi ama, per professione, sostituirsi alla Magistratura: solo ad essa, invece, compete il ruolo di sovranità indiscussa sancita dalla Costituzione. Fiduciosi, attenderemo l'esito delle indagini in corso relativamente al concorso per Dermatologia balzato agli onori della cronaca per le accuse di corruzione, concussione e falsità ideologica rivolte all'ex Assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi. Perché certamente la Giustizia,farà il suo corso, ma è certamente strano che a vincere quel concorso sia stata proprio sua moglie. Ma se è pertinente lasciare i giudizi a chi di competenza, è anche necessario effettuare alcune riflessioni, imposte da un clima severo che attornia la città di Reggio Calabria. Riflessioni puramente politiche che per la loro natura possono essere portate avanti nelle sedi corrette, tra cui non sono comprese le aule dei tribunali".
Ma è soprattutto sulla vicenda più strettamente cittadina che si concentra il pensiero di Daniele Romeo: "Sconosciuti deputati calabresi – dice - hanno chiaramente condotto una campagna di odio verso Reggio e verso la classe dirigente attuale. Scientificamente, utilizzando come un esperto giocatore di biliardo, le sponde, pardon le carte, prontamente fornitegli da politici amici. Ed è anche per questo che nei mesi scorsi il Consiglio comunale ha dato pieno mandato al Sindaco affinché tutelasse l'immagine dell'Ente e della città, da chi per Reggio non ha mai avuto rispetto né provato amore. Questi stessi deputati, hanno direttamente collegato l'indagine giudiziaria in atto nei confronti di Naccari-Carlizzi alla campagna mediatica mossa dal centrodestra per le "battaglie" portate avanti dall'ex Assessore regionale sul bilancio del Comune. Battaglie che qualcuno ha definito contro "la corruzione e la malapolitica"(!) Alla luce dei nuovi documenti emersi, vorrei comprendere la visione attuale del deputato in questione".
Impossibile, nel discorso affrontato da Romeo, non toccare lo spinoso tema del rischio commissariamento per mafia che corre il Comune di Reggio Calabria. Ma anche in questo caso, il pidiellino scarica la colpa su altri: "Pochi giorni fa il centrosinistra, ed il Pd in particolare, ha nuovamente auspicato il commissariamento del Comune facendo riferimento alle vicende della Multiservizi (i cui soci, comunque, sono stati scelti nel 2001 dallo stesso Naccari Carlizzi). Reggio alcuni anni fa è già stata gestita dai commissari e quando ha avuto bisogno di un Sindaco che potesse gestire il difficile passaggio dalla lunga e gravosa fase commissariale ad una che la rilanciasse, la nostra parte politica si è ben guardata dal creare continuamente ostacoli con falsi teoremi e illazioni: dobbiamo ricordare che i problemi al Sindaco Falcomatà vennero creati proprio dai suoi sodali, gli stessi che oggi ne ricordano nostalgicamente le imprese. E non è certamente un caso se, conclusasi tragicamente quella vicenda, la città ha decisamente negato la fiducia a chi con quel Sindaco aveva gestito per dieci lunghi anni la città: evidentemente i cittadini avevano da subito compreso la pasta di chi si era auto nominato successore di cotanto personaggio".
E sebbene il discorso spazi su tanti argomenti, il vero obiettivo di Romeo è proprio Naccari: "Sulla criminalità, sui comportamenti ambigui, sulla lealtà delle persone ho sempre chiesto si aprisse una discussione politica seria, partendo da una atto d'amore profondo per la città, quale quello di Luigi Tuccio che nemmeno sfiorato dai sospetti, si dimise dalla carica di Assessore per il forte senso delle Istituzioni che ha sempre guidato la sua vita. Non entro nel merito della vicenda giudiziaria di Naccari Carlizzi: su di essa noto che, tuttavia, è calato un assordante silenzio da parte delle vergini vestali che, se analoga situazione avesse toccato un qualunque esponente politico del centrodestra, non necessariamente di così alto livello amministrativo e partitico, sarebbero da subito intervenute con la consueta valanga di dichiarazioni, deplorazioni, invocazioni alla commissione d'accesso e tutto il copione cui ci hanno abituati".
Ma in conclusione, Daniele Romeo, rivendica con orgoglio il proprio essere garantista, pur spingendo forte sull'indagine a carico di Naccari: "Ed allora, noi che siamo garantisti, usando gli stessi pesi e le stesse misure dei nostri avversari politici, avremmo dovuto chiedere oggi le dimissioni del Capogruppo del Pd in consiglio Comunale visto che, sua sorella e suo cognato, risultano essere indagati dalla Magistratura e dunque in una posizione ben più grave rispetto a quella di Tuccio. Dovremmo farlo, ma come già detto, questa politica non ci appartiene e non lo faremo. Ma ci aspettiamo che ciò avvenga. Oggi il mio pensiero va a tutti quei giovani laureati e disoccupati che non riescono a trovare sbocchi lavorativi e che, magari, sono anche elettori del Pd e che avranno riflettuto molto sulla frase della moglie di Naccari, riportata nell'avviso di garanzia: "Quel posto è mio!". Quegli stessi elettori che credono nella meritocrazia come unico strumento di selezione e che ripongono tali aspettative nei rappresentanti politici del Pd e che oggi, forse, staranno pensando che non sempre gli insegnamenti dei padri vengono tramandati ai figli".