Conferma totale della sentenza d'appello che, a sua volta, aveva ricalcato le dure condanne emesse in primo grado. Regge anche in Cassazione (e diventa quindi una sentenza definitiva) l'impianto accusatorio del procedimento "Artemisia", celebrato contro la cosca Gioffrè di Seminara. La Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria (Bruno Finocchiaro presidente, Marialuisa Crucitti a latere) aveva confermato quanto deciso, in primo grado, dalla Corte d'Assise di Palmi, presieduta da Fulvio Accurso, che aveva accolto in pieno l'impianto accusatorio portato avanti dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma (nella foto).
Confermati dunque gli ergastoli a Pietro Lombardo e Antonino Tripodi. Nel procedimento, che svelò, insieme all'altra indagine successiva, "Topa", le attività della cosca Gioffrè confluirono infatti anche alcuni fatti di sangue: un omicidio, quello di Silvestro Galati, e un duplice tentato omicidio, di Antonio Caia e Carmelo Romeo. La Corte d'Assise d'Appello aveva peraltro confermato la sentenza di primo grado anche per Antonino Gioffrè, condannato a venticinque anni di reclusione, Domenico Gioffrè (vent'anni di reclusione), Vincenzo Gioffrè (ventidue anni di reclusione), diciannove anni per Vincenzo Tripodi, quattro anni per Domenico Laganà e due anni (pena sospesa) per Caterina Caia, l'unica imputata donna del processo. Reato estinto invece per Giuseppe Vincenzo Gioffrè, in primo grado condannato quattro anni e otto mesi, ma nel frattempo deceduto.
Condanne in blocco nel processo di secondo grado celebrato con il rito ordinario per la famiglia Gioffrè di Seminara, borgo collinare ricadente nella zona criminale della Piana di Gioia Tauro. Condanne che adesso diventano definitive: l'unica posizione rinviata dalla Suprema Corte è quella di Antonino Schiavone, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato in appello a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Un'indagine, quella "Artemisia", che portò, nell'aprile 2009, all'arresto di oltre trenta persone accusate, a vario titolo, di appartenenza alla 'ndrangheta, che si intreccia e prosegue un'altra indagine del pm Di Palma, denominata "Topa", che andò a colpire le infiltrazioni della famiglia Gioffrè nel Comune di Seminara.
Le indagini eseguite dal Tenente dei Carabinieri Mario Ricciardi, dunque, hanno di fatto smantellato la famiglia Gioffrè, che, dopo la morte del vecchio patriarca Rocco Antonio Gioffrè, si ritrova quasi al completo in carcere.