di Claudio Cordova - E' possibile immaginarli i pm Beatrice Ronchi e Giovanni Musarò che, appresa la notizia della scarcerazione di Domenico Bellocco, Rocco Bellocco e Rocco Gallo da parte del Tribunale della Libertà, sobbalzano sulla sedia, increduli. E' il 27 agosto 2009, quando il Tdl tratta i casi dei tre, più quello di Maria Teresa D'Agostino (che resterà in carcere per un reato di armi): alcune settimane prima la Dda di Reggio Calabria darà esecuzione all'operazione "Rosarno è nostra", con cui verrà colpito il potente clan Bellocco, che da sempre divide il paese con i Pesce.
Quel Tribunale della Libertà, di cui il giudice Giancarlo Giusti (nella foto) sarà componente e relatore, opterà per la liberazione di tre personaggi di grande peso del clan: a distanza di circa quattro anni e mezzo, le indagini portate avanti dalla Dda di Catanzaro riusciranno a ricostruire l'andamento dei fatti: un patto corruttivo tra il clan Bellocco e il giudice Giancarlo Giusti scoperto grazie al riascolto delle intercettazioni captate nel corso di altri procedimenti giudiziari.
Che quella composizione estiva del Tdl facesse comodo ai Bellocco lo si evince già dal colloquio del 25 luglio 2009, allorquando il detenuto Rocco Bellocco, parlando con il genero Rosario Marcellino, riferisce di volere che l'istanza di scarcerazione fosse presentate nei tempi necessari affinché non fosse trattata dal giudice Grasso, che l'avrebbe sicuramente rigettata:
BELLOCCO Rocco: ... si ... però gli devi dire anche ... che non entra la Grasso (rif. Dalle ferie ndr ) ... perché se entra la Grasso ... poi non usciamo più ...
MARCELLINO Rosario; ... si... questa sera glielo vado a dire ...
BELLOCCO Rocco: ... tu ... glielo dici ... ha detto il suocero mio... siccome adesso c'è la Corte estiva ... quindi non c'è la Grasso ...
MARCELLINO Rosario: ... a Grassp...
BELLOCCO Rocco: ... gli dici adesso se ... si presenta questo Giudice... al Tribunale della Libertà... abbiamo probabilità ... ma se dopo passa questo fatto qua ed arriva quella la l rif. Grasso ndr ) ... non lo accetta più...quindi che si aggiornano loro quando c'è perché c'è una speranza su mille... perché se c'è questa qua ...1 rif. Grasso ndr) pure per una bottiglia non ne vuole sapere".
Rocco Bellocco dimostra di avere fiducia un altro giudice diverso, rispetto alla Grasso. Ed è proprio in questa conversazione che fa capolino, per la prima volta, la figura di Mimmo Punturiero, soggetto con alcuni arresti alle spalle, cugino dei Bellocco, ma anche amico di vecchia data del giudice Giusti, che avrebbe fatto da intermediario tra il clan e il magistrato. Sarà una costante, quella di un personaggio identificato come "l'avvocato di Vibo". Rocco Bellocco, quindi si fida e concede ai propri familiari di trattare, promettendo una ricompensa in caso di scarcerazione: "E vi dico... inc... poi quando esco io... avvocato... quando esce lu se ne parla di tutto... provvisorio ...mi ha detto di farlo per lui... poi quando esce lui se ne parla... di interessarsi di questo discorso di potere uscire ..."
Che i Bellocco stessero cercando di avvicinare un giudice lo si evince poi dai vari colloqui in carcere, in cui i vari soggetti protagonisti faranno attenzione a non essere intercettati. Emblematica la conversazione del 31 luglio 2009 tra Rocco Gallo e i figli in cui compare ancora una volta "Mimmo":
GALLO Rocco Gaetano: l labiale ndr ) ... sono andati con Mimmo come gli ho detto io ... ma sono andati ... oppure gli hanno telefonato ...
GALLQ Giuseppe :... no siamo andati ...a parlare li... siamo andati insieme ... pure io ...
GALLO Rocco Gaetano: ... Tu e Mimmo...
GALLO Giuseppe: ... no siamo andati a parlare li ioe lo zio Gaetano... poi ...
GALLO Rocco Gaetano: ehm... si...
GALLO Giuseppe:... ehm poi Lui (rif aMimmo)
Il gancio è ormai creato e l'analisi dei tabulati telefonici dimostrerà i diversi contatti tra Giusti e Punturiero nei primi giorni di agosto e, probabilmente, un incontro a cena. La chiusura del cerchio logico arriva alcuni giorni dopo quando in un colloquio in carcere Rocco Bellocco intima al figlio Domenico di consegnare una parte di denaro: "...appena lo vedi dopo ... prendi quelle cose in campagna .., glieli dai un poco... vedi che sono sotto al letto... sono...".
Un amico di vecchia data, Mimmo Punturieri: la Dda di Catanzaro, infatti, riuscirà a ricostruire la natura dei rapporti personali tra i due, ma, soprattutto, quelli di natura economica. Sarebbe stato lui a far da tramite con il giudice Giusti, che il 5 settembre depositerà le motivazioni con cui i Bellocco verranno rimessi in libertà. Solo nel giorno in cui il giudice Giusti depositerà la sentenza con cui aprirà le porte del carcere agli affiliati del clan Bellocco, tra i due verranno documentati ben dodici contatti telefonici.
Assai discutibili le motivazioni con cui Giusti rimetterà in libertà i Bellocco. L'operazione "Rosarno è nostra", tra i vari reati contestati ai Bellocco, analizzerà anche il concreto rischio di uno scontro armato tra i Bellocco stessi e una famiglia di nomadi, gli Amato, dietro cui i Bellocco sospettavano esserci i Pesce, altro storico clan di Rosarno. Le conversazioni intercettate parleranno chiaramente dei propositi bellicosi. Per Giusti, però, saranno solo "affari di famiglia", niente 'ndrangheta: "Nel caso concreto si assiste a comportamenti di familiari o di persone legate alla famiglia che 1) reagiscono ad una provocazione grave, improvvisa ed inspiegabile; 2) sono diretti alla protezione del/dei familiari, in conseguenza di tale aggressione [...]Denota, questo, un habitus mentale, un'affinità dei soggetti coinvolti alla violenza tipica di ambienti delinquenziali (e infatti potersi procurare un'arma clandestina indica proprio l'esistenza di tale vicinanza), ma dalle parole intercettate si denota anche la paura che l'aggressione possa essere effettiva e che dalla stessa non ci si possa difendere adeguatamente, non si possano difendere tutti i membri della famiglia. Tanto da ipotizzare ritorsioni estese a chiunque, uomo o donna che sia". I pm Ronchi e Musarò, invece, insisteranno per assicurare alle patrie galere alcuni personaggi assai pericolosi alla luce di una motivazione definita "illogica, contraddittoria, in parte semplicemente inesistente e frutto di un travisamento del fatto". Dicono i pm: "Insomma, per essere brevi, secondo il Collegio si è trattato di una manifestazione di affectio familiaris e non di affectio societatis; le paventate reazioni erano espressione semplicemente di una mal intesa legittima difesa".
L'unica a restare in carcere sarà Maria Teresa D'Agostino, per la quale neanche il giudice Giusti potrà far nulla visto che la donna rispondeva di detenzione di una pistola. Ma nei giorni successivi alla scarcerazione dei parenti, la donna commenterà in carcere la motivazione con cui Giusti disporrà la scarcerazione dei Bellocco: "Ehm... papà ha scritto riferendo che il P.M.... cioè no... il P.M ... 'Quello che li ha scarcerati ( rif. al Giudice che ha sostenuto il T.D.L. ndr ) come Associazione ha fatto una cosa una motivazione propria ha detto ... ha portato non so a chi ... quante sentenze di Cassazione ha portato a favore nostro".
Ma è una conversazione del 30 ottobre 2009 a fornire uno dei dati fondamentali per la ricostruzione della vicenda. Il detenuto Carmelo Bellocco parla con le figlie e con il cognato. In quell'occasione verrà minimizzato il lavoro effettuato dall'avvocato Armando Veneto (difensore dei Bellocco) per l'ottenimento della scarcerazione. Sarà la figlia Maria Angela a riportare le parole di un altro dei soggetti beneficiati dalla scarcerazione, Rocco Gallo. Chiarissime le parole proferite, così come riascoltate dalla Squadra Mobile: "Ti devo dire una cosa .., Veneto ... Veneto ( rif. Avvocato ndr ) ... ha detto a Rocco Gallo che il merito è suo se sono usciti pure gli altri ... quindi è convintissimo ...infatti dice Rocco ...ha detto che si sono svenati a soldi... pure per gli altri è merito suo...". Sarà proprio a questo punto che il più esperto Carmelo Bellocco, capendo che quel tipo di conversazione poteva portare solo guai, cambierà discorso: "No solo chiacchiere dice...hanno trovato un Tribunale della Libertà ... onesto...onesto... un Tribunale della Libertà che bisognava farlo per tutti ...mentr.e non ha voluto ... non ha voluto farlo per tutti". Ma i tentativi di Bellocco saranno vani, perché le frasi pronunciate saranno oltremodo chiare. Ecco cosa afferma la loquace Maria Angela Bellocco: "... Mico di zio Peppe ( rif. Domenico Bellocco cl. 71 alias Micu u Longu ndr ) ha i detto ... che il Tribunale della Libertà era tutto manovrato ...". E ancora: "Ma non c'è stato detto da Veneto... noi abbiamo parlato con altra persona ... al matrimonio di Ciccio (Oliveri, ndr) gli hanno dato 40milaeuro per ognuno (indica il nr. 4 con le dita della mano dx) ( labiale ) al giudice...".
Discorsi inequivocabili anche sulla persona che avrebbe consegnato i soldi a Giusti, quel Mimmo Punturiero che aveva raccontato alla figlia di un pagamento da 40mila euro per ciascuna delle tre posizioni:
BELLOCCO Carmelo: ...ma questo chi era '" quell' avvocato del Tribunale della Ubertà...
BELLOCCO Maria Angela: ... ( abbassa lo testa facendo intendere di si ndr l cosi mi è stato detto ... ,
BELLOCCO Carmelo: ... 06,37 del dvd ...si può essere ... perché io ... so che Mimmo con questo Giudice sono cosi... (dalle immagini si nota che il detenuto
BELLOCCO Carmelo indica il gesto con le dita delle mani facendo intendere che Mimmo e questa persona, sono uniti o molto amici ndr
[...]
BELLOCCO Maria Angela: .... ( lo interrompe nel parlare ndr ),..però... comunque ...che gli sono stati dati l' 40milaeuro ... è vero che l'ha detto Lui...
BELLOCCO Carmelo: ma chi Mimmo33 ... I
BELLOCCO Maria Angela : ... ( abbassa la testa fa intendere di si ndr l ...
I Bellocco verranno dunque scarcerati, ma i pubblici ministeri Beatrice Ronchi e Giovanni Musarò non si daranno per vinti e faranno ricorso per Cassazione contro la singolare decisione del Tribunale della Libertà e, nello specifico, del giudice Giancarlo Giusti. Il 24 febbraio 2010 la Cassazione, ritenendo a dir poco illogiche le motivazioni, annullerà i provvedimenti di scarcerazione, rinviando il caso a una diversa sezione del Tdl reggino. Il 16 e il 23 settembre del 2010 un nuovo Tribunale della Libertà, questa volta non più in composizione estiva, applicherà nuovamente la custodia cautelare ai tre.
Ed ecco i nuovi commenti dei Bellocco. Il 12 maggio 2012, con il marito Rocco Gallo in carcere, la moglie dirà: "Uno non può fare un'altra volta". La risposta del marito è di quelle tipiche di chi ha qualcosa da nascondere: "Non parlate assai che c'è...". Stremato dalla detenzione, però, Rocco Gallo si lascerà andare e riferirà ai parenti "...di chiamare il compare suo a Enzo... Puntoriero... gli dici di chiamare il fratello ... che mi deve dare 42mila euro... di dirglielo... che adesso mi servono".
Quanto alla posizione di Giusti, anche in questo caso saranno le conversazioni successive a incastrarlo. Dopo le vicende che lo coinvolgeranno in combutta con il clan Lampada di Milano (sarà condannato per corruzione), il giudice apprenderà attraverso gli atti del Consiglio Superiore della Magistratura che lo metterà sotto procedimento, di un'indagine da parte della Dda di Catanzaro, per alcuni fatti del 2009. Fatti che, quasi subito, il giudice ricondurrà a quella che, più volte, definirà "maledetta estate" con parole di terrore: "...perchè.. perché, perché, anche a Catanzaro c'è qualcosa e allora si parlano e dicono, ma questo qui, questo qua aiuta qua, aiuta la, io.. io non me ne ero reso conto, ma infatti, infatti vedi, quando era successo un putiferio, ho detto ma che è possibile per un cazzo di.. di .. di.di di.. coso, di .. di.. di.. di.. di.. provvedimento, per un cazzo di .. di.. TDL succede cosi".