di Claudio Cordova -Dopo la "muraglia umana" dei parrocchiani, tocca a due "vip" sfilare come testimoni a difesa del parroco di Condera, don Nuccio Cannizzaro, portato a giudizio dalla Dda di Reggio Calabria per false dichiarazioni al difensore rese nell'ambito del procedimento "Pietrastorta". Sono Guido Leone, ex ispettore tecnico dell'Ufficio Scolastico Regionale della Calabria, e Attilio Funaro, già direttore di Confcommercio e attuale dirigente di Calabria It, a tratteggiare, in termini più che lusinghieri, la figura del prete accusato di aver mentito per favorire il presunto boss di Condera-Pietrastorta, Santo Crucitti.
L'audizione dei due testimoni è stata richiesta dall'avvocato di don Nuccio, Giacomo Iaria, che ha improntato il proprio esame nel tentativo di mostrare l'animo nobile del parroco e il suo impegno al servizio della comunità e nella lotta alla 'ndrangheta.
La vera bufera su don Nuccio si scatenerà non tanto con l'imputazione, già piuttosto grave, per false dichiarazioni al difensore, quanto invece con la divulgazione, sul finire del 2012, di alcune scottanti intercettazioni - telefoniche e ambientali - che saranno riversate nel procedimento che lo vede alla sbarra. Proprio tali intercettazioni porteranno don Nuccio a dimettersi dal ruolo di parroco di Condera nel corso di un'omelia domenicale. Il prete indirizzerà anche una lettera all'Arcivescovo Vittorio Mondello, parlando di "persecuzione" nei propri confronti. E il Vescovo - che mai aveva messo becco, almeno pubblicamente, nelle vicende che avevano coinvolto il cerimoniere – interverrà con un'altra missiva, in cui, oltre alla vicinanza a Cannizzaro, ne respingerà le dimissioni. Fatto sta che don Nuccio resterà al proprio posto come parroco di Condera.
Il primo a deporre sulla figura di don Nuccio sarà dunque Guido Leone, che racconterà della "amicizia fraterna" con il prete. Un'amicizia assai datata nel tempo, che negli anni vedrà i due anche collaborare con alcuni incontri pubblici svolti nella parrocchia di Condera. E' in particolare uno di essi, quello in cui parteciperà anche l'ex Prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, a concentrare l'attenzione in aula. Un incontro elettorale (De Sena si candiderà e sarà eletto al Senato nei ranghi del Partito Democratico) che Leone inquadra nel 2006 o nel 2007 (in realtà si voterà nel 2008) e nel corso del quale don Nuccio avrebbe presentato a De Sena il commerciante Tiberio Bentivoglio, vittima di diversi attentati e intimidazioni e ora grande accusatore del parroco: "Don Nuccio si interessava per la pratica di Bentivoglio" racconta Leone. Il commerciante, infatti, subiva i lunghissimi ritardi per il risarcimento dei danni dopo uno dei vari attentati alla sua Sanitaria Sant'Elia: "L'incontro era per chiedere una raccomandazione a De Sena" dice ancora Leone rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Stefano Musolino e Sara Ombra.
Stando al racconto di Leone, peraltro, don Nuccio si sarebbe interessato per la creazione di laboratori per il recupero dei minori o di centri d'ascolto contro il degrado giovanile. Una circostanza che verrà confermata anche da Attilio Funaro, in quel periodo direttore di Confcommercio: "Sentiva la situazione pesante sul territorio e voleva fare qualcosa nell'ambito dell'antiracket". Sul tema era intervenuto anche Leone: "La vicenda di Bentivoglio influirà sulla volontà di aprire un centro antiracket e antiusura".
Tutti i buoni propositi di don Nuccio, secondo quanto riferito dai testimoni, non vedranno mai la luce per mancanza di fondi.
Il controesame dei pubblici ministeri Stefano Musolino e Sara Ombra sarà invece destinato a riscontrare alcuni dati già acquisiti grazie alle intercettazioni. Particolari pruriginosi, come questo: "A noi preti ci dovrebbero autorizzare almeno una volta nella vita a mettere incinta una donna "per vedere l'effetto che fa", senza sposarla, qualche prete e qualche vescovo lo ha fatto" dirà don Nuccio.
Ma le conversazioni, a detta della Procura, forniranno un quadro plastico della "rete" di cui avrebbe goduto il parroco. La quantità di "personalità" in rapporti con il prete, infatti, incarna, probabilmente, l'anima del "Sistema Reggio". Ci sarebbe anche l'allora sindaco Giuseppe Scopelliti nella fitta agenda telefonica di don Nuccio. Scopelliti, grande fan della Reggina, avrebbe chiesto al cerimoniere dell'Arcivescovo Vittorio Mondello di ritardare l'avvio della processione del quadro della Madonna della Consolazione, al fine di poter visionare almeno il primo tempo di una gara della Reggina. Dall'ascolto e dalla lettura delle intercettazioni emergerebbero i riferimenti del parroco a ordini più o meno nascosti. Secondo quanto affermato in aula, espressioni come "Gran Maestro" e "Fratello" sarebbero frequenti nel vocabolario di don Nuccio, che conversa con numerosi personaggi piuttosto in vista del panorama cittadino. Tramite Giuseppe Tortorella, "amico di Peppe Agliano", il sacerdote avrebbe anche cercato un contatto con un anonimo "Gran Maestro", probabilmente dell'ordine dei Templari, che sarebbe quello cui don Nuccio apparterrebbe o, comunque, sarebbe vicino: "Il Comandante è uno dei nostri" dice a un interlocutore, riferendosi a un ufficiale non meglio identificato.
Le domande dei pm investigheranno proprio questi aspetti: "Don Nuccio aveva relazioni con rappresentanti della Cosa Pubblica, una volta ho partecipato a una cena in cui c'erano anche membri delle forze dell'ordine" dice Leone. Nulla, però, il teste sarà in grado di riferire circa l'appartenenza di don Nuccio a ordini massonici o paramassonici. Anche se la bagarre scoppierà quando il pm Musolino chiederà della possibile esistenza di una relazione sentimentale tra una donna e il prete.
L'avvocato Iaria insorgerà e la domanda non sarà ammessa.