La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha ridotto le condanne nei confronti dei parenti di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia morta nell'agosto 2011 dopo l'ingestione di acido muriatico. La condanna di Michele Cacciola, padre della giovane, passa da 5 anni e 4 mesi a 4 anni. Sconto anche per il fratello Giuseppe, condannato in primo grado a 6 anni dalla Corte d'Assise di Palmi, ma ora sceso a quattro anni e sei mesi. Confermata la condanna per la madre Anna Rosalba Lazzaro a 2 anni Stando alla sentenza di primo grado (e alle successive motivazioni), Maria Concetta Cacciola non si sarebbe suicidata, ma sarebbe stata uccisa. Per i giudici Maria Concetta Cacciola, morta il 2 agosto 2011, sarebbe stata uccisa e non si sarebbe suicidata, come era emerso dalle perizie fatte svolgere dalla Procura di Palmi che per la morte della donna aveva chiesto la condanna di genitori e fratello a 21 anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia seguiti da suicidio e violenza per costringere la donna a ritrattare le sue dichiarazioni alla magistratura e quindi a commettere i reati di falsa testimonianza e favoreggiamento. Maria Concetta, infatti, era nipote del boss Gregorio Belloccoo, cognato del padre Michele. Maria Concetta Cacciola, dopo avere iniziato a testimoniare, era stata trasferita in una localita' protetta, dove era rimasta fino al 10 agosto del 2010, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. A distanza di qualche giorno, il 20 agosto, la donna mori' per l'ingestione di acido muriatico.