di Claudio Cordova - Il colpo di scena si registra poco dopo le 18. Giuseppe Condemi, padre di Filippo e Domenico Condemi, nonché zio dell'ex assessore comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino, ha appena iniziato la propria deposizione come testimone nel procedimento "Alta tensione", che vede alla sbarra Plutino per concorso esterno in associazione mafiosa con la 'ndrangheta del rione San Giorgio Extra. Ma sarà il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino, a dar vita al colpo di scena.
Stando all'impostazione accusatoria, infatti, Plutino sarebbe stato appoggiato dai suoi parenti, i Condemi, ritenuti organici alle cosche del quartiere, tutte federate al potente clan Libri.
Tra le accuse contro Condemi, infatti, vi era anche la testimonianza del consigliere regionale Gianni Nucera, che parlerà di pressioni per l'assunzione nella struttura di Palazzo Campanella di Maria Cuzzola, figlia di Natale Cuzzola e nipote di Gino Borghetto, uomo ritenuto esponente di spicco della 'ndrangheta di San Giorgio Extra e del rione Modena.
Dichiarazioni che faranno imbufalire sia Plutino, sia lo stesso Domenico Condemi. Entrambi, infatti, avranno modo di sottolineare, al cospetto del Tribunale presieduto da Maria Teresa De Pascale, come in realtà i rapporti tra Nucera e la famiglia Condemi fossero ben più stretti e radicati nel tempo di quanto il consigliere regionale volesse ora ammettere. Anche quell'assunzione, a detta degli imputati, sarebbe stata la "ricompensa" di Nucera ai Condemi per il sostegno elettorale, assai datato nel tempo: "Gianni Nucera ha detto un sacco di bugie: si fa scudo con me per coprire il rapporto diretto che aveva con i Condemi" dirà Plutino.
"Lui dice che facevo paura: vorrei sapere se quando andavamo a braccetto a chiedere i voti gli facevo ugualmente paura" dirà provocatoriamente Condemi nelle scorse udienze. Insomma, anche a detta di "Doddi", Nucera avrebbe raccontato solo bugie: "Noi Condemi abbiamo sempre portato acqua al suo mulino e quello che ci ha offerto siamo stati noi a rifiutarlo". Condemi ne ha anche per il giovane Francesco Nucera, che ha minimizzato la conoscenza con "Doddi": "Con lui abbiamo alzato un cartellone elettorale per suo padre, ha preso quindici schede elettorali di malati e le ha firmate lui". Sono delle vere e proprie bordate quelle che partono da Condemi verso quella che viene definita la "cricca dei Nucera". Un unico episodio esemplificativo: "Portavano le vecchiette e facevano scrivere sulla scheda elettorale Nucera a mio figlio di 8 anni: Nucera pretendeva che non si perdessero voti".
Ma adesso la versione che più pesa sul groppone di Nucera è quella di Giuseppe Condemi, che sostanzialmente va a riscontrare quanto già affermato nel corso delle precedenti udienze da figlio e nipote: "Conosco Gianni Nucera dal 2000, gli dissi che non avevamo mai avuto nulla dalla politica e che se lo avessi votato con la mia famiglia avrebbe dovuto fare avere qualcosa ai miei tre figli. E lui disse che non c'erano problemi".
A quel punto l'intervento a gamba tesa del pm Stefano Musolino, che chiederà al Collegio di sospendere l'esame perché "Condemi ha appena confessato l'esistenza di un reato". Il reato è quello di corruzione elettorale, che è il tipo reato a concorso necessario e che quindi porterebbe all'iscrizione nel registro degli indagati di Nucera, oltre che di Condemi padre. E dopo una camera di consiglio di oltre mezz'ora, il Collegio non potrà che disporre in conformità con quanto richiesto dal pm: a Condemi padre sono stati letti i propri diritti, mentre per Gianni Nucera si materializza la legge del contrappasso, da denunciante a denunciato.