Operazione "Ceralacca 2": ecco il libro mastro delle tangenti

tariffariotangentidi Claudio Cordova - Tenevano un registro in cui annotavano nomi e cifre riguardanti le tangenti. Attraverso una perquisizione, scattata contestualmente all'esecuzione della prima tranche del procedimento "Ceralacca", gli investigatori sono riusciti a ricostruire la complessità del cosiddetto "Sistema Bagalà", la rete di complicità e di corruzione che permetterà alla famiglia della Piana di Gioia Tauro di pilotare un gran numero di appalti pubblici.

In quel registro, i Bagalà riportavano tutte le uscite relative alla loro attività imprenditoriale, compresi i compensi elargiti ai funzionari corrotti. Somme di un certo rilievo, come i 10mila euro che l'ingegner Giulio Ricciuto avrebbe intascato grazie alla Relazione tecnica e di somma urgenza del 30 gennaio 2012 con cui veniva disposta l'affidamento dei lavori di "costruzione di una nuova condotta in ghisa sferoidale, per l'approvvigionamento idropotabile del serbatoio Longobardi del Comune di Vibo Valentia" alla Isotech dei Bagalà: "Soggetto completamente asservito all'associazione criminale essendo a libro paga dei Bagalà" è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare. Ma anche somme di calibro assai più modesto, come la camicia Burberry da 135 euro che uno dei funzionari già coinvolti nella prima operazione, Domenico Lamonica, avrebbe ricevuto tra gli altri compensi corruttivi.

Ma nell'appunto ritrovato nella sede della Isotech compaiono anche i nomi di altri indagati, con accanto cifre che indicherebbero le somme della corruzione: Michele CZ e Teti CZ sarebbero Michele De Siena e Pietro Teti, dipendenti della SORICAL, la società a partecipazione pubblica (Regione Calabria) sui cui appalti i Bagalà avrebbero messo le mani. Mille euro, più utilità per 500 euro per mettersi a completa disposizione dei Bagalà: ad esempio modificando su ordine di Francesco Bagalà l'importo di spesa indicato nella proposta di atto di sottomissione predisposta per conto dell'ufficio di zona di Catanzaro per i lavori di "gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere elettriche, elettromeccaniche, strumentali di automazione e telecontrollo degli impianti idropotabili calabresi" affidati ai Bagalà da 100mila a 200mila euro. E proprio Francesco Bagalà avrebbe indotto Michele De Siena a modificare in aumento tale importo portando a 200mila euro: "Scrivi duecento, poi se lo cambia, lo cambia". E De Siena avrebbe eseguito: "Va bene, come vuoi tu, duecento".

"Anche in questo caso, dunque, siamo innanzi ad una procedura connotata da spazi di discrezionalità significativi - soprattutto rispetto alle normali regole di assegnazione degli appalti - nella quale i Bagalà si dimostrano abili ad inserirsi, corrompendo proprio quei funzionari in grado di influire direttamente e significativamente sulle determinazioni finali della stazione appaltante, che sulle loro valutazioni - in ipotesi imparziali - si affida" è scritto nelle carte d'indagine.

Discorso analogo per l'altro dipendente, Pietro Teti.

Dalle conversazioni captate, il pm Matteo Centini e i militari della Guardia di Finanza avranno contezza del fatto che l'ingegner Ricciuto, accogliendo i rilievi di Giuseppe Bagalà, aveva ordinato a Teti, suo diretto dipendente, di riformulare la "somma urgenza", con riferimento ai lavori "costruzione di una nuova condotta in ghisa sferoidale, per l'approvvigionamento idropotabile del serbatoio Longobardi del Comune di Vibo Valentia", evidentemente in modo da accogliere i rilievi di Bagalà: "Che Teti non fosse un ignaro esecutore di indicazioni provenienti da Ricciuto se ne aveva contezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, ancora in forza del libro mastro sequestrato ai Bagalà, nel quale era riportata l'annotazione della dazione della somma di € 500,00 in suo favore" è scritto nell'ordinanza firmata dal Gip Cinzia Barillà.