Sogas e l'operazione verità: 2013 nero per il Tito Minniti

sogasoperazioneveritadi Benedetta Malara - L'operazione verità della Sogas di questo pomeriggio, probabilmente, si sarebbe potuta chiamare "operazione giustificazione". Davanti ad un aeroporto che va male, per traffico passeggeri, cancellazione di voli e mancanza di sviluppo, arriva il tempo di trovare un capro espiatorio. Oggi, la Sogas si è stretta attorno a un tavolo per esporre, punto per punto, la propria discolpa.

Tanta, forse troppa carne al fuoco, che comunque non serve a migliorare la situazione attuale. Nel 2013, rispetto al 2012, il Tito Minniti chiude con -1,56% di passeggeri (da 571.694 a 562.747), -7,24% di movimenti (da 8.223 a 7.637) e con 252 voli cancellati rispetto ai 132 del 2012, con un aumento del 90,9%.

Sicuramente, la crisi di Alitalia – che al Tito Minniti opera quasi esclusivamente – ha contribuito alla diminuzione del traffico aeroportuale, ma per tanti aspetti oggi le cose non vanno bene. Tuttavia, almeno da parte della Sogas, gli sforzi sembrano essere stati tanti.

"Negli anni passati abbiamo sempre illustrato quali erano le situazioni complessive – ha detto il presidente Sogas Carlo Alberto Porcino – negli anni passati venivano sostenute spese alte. Rispetto al 2011 in due anni abbiamo abbassato del 50% i costi complessivi di gestione".

Dagli oltre 9 milioni, oggi si è arrivati a poco più di 4, per l'avvenuta razionalizzazione della gestione del personale: significa accesso alla cassa integrazione per un massimo di 15 dipendenti, e riorganizzazione dei servizi: pulizia, manutenzione, handling, che prima erano affidati a ditte private, sono stati affidati alla gestione diretta della società. "Abbiamo riorganizzato i servizi e l'aeroporto ha continuato a funzionare – ha detto Porcino – questo mi fa pensare che nel passato si gonfiavano i servizi".

Anche alle consulenze esterne è stato dato un taglio netto: solo per le consulenze legali, ogni anno venivano spesi oltre 250mila euro. "Dovevamo razionalizzare – ha rimarcato Porcino – non potevamo lasciare questo tipo di spese. Nonostante questo, non abbiamo revocato gli incarichi già in corso, ma non ne abbiamo affidati di nuovi perché le consulenze legali ce le offre il socio di maggioranza. Ci rendiamo conto che andando a fare questa razionalizzazione abbiamo toccato degli interessi ma chiunque sia che sen e faccia una ragione, l'aeroporto è della città, non dei singoli".

Ancora, Porcino si è detto pronto ad ammettere colpe della società, laddove ce ne fossero, ma di non essere disposto ad ascoltare le dichiarazioni di chi è convinto di "avere una soluzione per l'aeroporto dall'alto delle sue qualifiche. Come se fosse un allenatore della Reggina, ognuno ha una soluzione ma ognuno ha la propria squadra".

"Il nostro piano per l'aeroporto – ha spiegato – è stato presentato a febbraio 2012, quando abbiamo detto a Enac che avremmo fatto determinate cose, e le abbiamo fatte. Tra queste, era presente il piano per le limitazioni – quello che se accordato avrebbe permesso l'ingresso delle compagnie low cost in aeroporto (nda) – che ha avuto esito positivo ma allo stato attuale è fermo". Fermo per un problema burocratico, per documenti non ancora modificati, ma che di fatto bloccano la cosiddetta "manna dal cielo" che il Tito Minniti aspetta da anni.

"Non possiamo avere un aeroporto 95% Alitalia – ha detto Porcino – perché se dobbiamo restare così questo aeroporto è destinato a morire".

L'Enac aveva anche sbloccato 9 milioni di euro per alcuni lavori che interessavano l'area aeroportuale, lavori che non sono mai partiti "perché prima di partire andava sottoscritta una convenzione con la Regione Calabria per avviare i bandi". Ancora problemi burocratici, ancora problemi con altri organi, con le istituzioni, spesso pronte a prendere i meriti e quasi mai ad attivarsi concretamente.

La Sogas ha inoltre già programmato una serie di investimenti, già realizzati per la cifra di 200mila euro, tra cui l'apertura di un punto di ristoro ai gates di imbarco, nuovi portali per i controlli di sicurezza e la riqualificazione dell'aerea ritiro bagagli agli arrivi.

Ma arriva anche il momento di dare i numeri, con la situazione di crediti e debiti: Porcino afferma di aver ereditato dalle precedenti amministrazioni circa 8 milioni di euro di debiti, ma di aver chiuso il bilancio degli ultimi due anni con un sostanziale pareggio. Inoltre, la società vanterebbe crediti per cifre esorbitanti con una serie di enti, tra cui la Regione Calabria (1.093.000 euro) Alitalia (733mila euro) Blu Panorama (691mila euro) e Provincia di Messina (389mila euro).

Anche la tentata privatizzazione dell'Aeroporto dello Stretto è ferma. "Dal 2006 – ha spiegato Porcino – ci sono stati due bandi andati male. La nostra idea è che vada privatizzata la quota di maggioranza. Non può essere privatizzata una quota di minoranza, perchè l'imprenditore esterno che arriva ha diritto a gestire secondo le sue idee. Le caratteristiche sociali, come la tutela occupazionale, possono essere comunque salvaguardate. Attualmente possono essere salvaguardate, come la tutela occupazionale. Attualmente – ha annunciato – c'è un bando per acquisire il 40% della società, con una clausola che assicura, allo stesso prezzo, un'altra quota per diventare socio di maggioranza".

L'aerostazione, del resto, non è destinataria di un presente più felice: lavori completamente fermi da quando alla ditta Mucciola è stata notificata una interdittiva antimafia, e con un finanziamento di 10 milioni di euro congelato, ancora una volta si attende un responso burocratico, questa volta del Tar.

C'è una situazione di stasi sul Tito Minniti. Fermo, bloccato, che non riesce a crescere. "Solo con Alitalia l'aeroporto è destinato a morire" ha detto il presidente Porcino, ma se la situazione non dovesse sbloccarsi, il futuro dell'aeroporto sembra quanto mai incerto.