Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha confermato il sequestro di una parte del noto albergo "E'Hotel", sequestrato alcune settimane fa per una serie di violazioni nelle norme edilizie. Regge dunque l'accusa al proprio step cautelare dell'indagine: scrupolosi gli accertamenti portati avanti dal pubblico ministero Matteo Centini, che coordina l'attività investigativa. A fine novembre, il Giudice per le indagini preliminari aveva accolto totalmente la richiesta del pm Centini: occupazione del demanio marittimo, del demanio fluviale (torrente Annunziata), del demanio ferroviario e del demanio comunale, nonché violazione della normativa edilizia per la realizzazione di una tettoia in legno in totale assenza del permesso di costruire.
Tante le infrazioni in cui sarebbe incappato l'ingegnere Ignazio Battaglia, proprietario della struttura insieme alla moglie Adriana Carmela Varone. Secondo quanto fin qui accertato, la Battaglia Srl avrebbe occupato "arbirariamente il demanio marittimo, fluviale, stradale-comunale e ferroviario impedendone altresì l'uso pubblico". Il Tdl ha dunque confermato il decreto di sequestro firmato dal Gip Massimo Minniti. Dalle carte d'indagine, peraltro, emerge un quadro devastante della gestione della Cosa Pubblica negli anni del "Modello Reggio", quelli in cui il sindaco sarà Giuseppe Scopelliti, attuale governatore della Calabria: "È apparso evidente – è scritto nel decreto di sequestro – che tale struttura è stata realizzata solo ed esclusivamente grazie alla complicità di infedeli funzionari pubblici, quali Melchini, Putortì e Polimeni che hanno piegato le norme ed i loro doveri agli interessi privati portati dalla ditta Battaglia Srl".
La struttura, peraltro, può anche essere una minaccia per l'incolumità della popolazione: "In questo senso, infatti, va rilevato come tutte le autorizzazioni ottenute sotto il profilo del rispetto della normativa antisismica afferiscono alla realizzazione di una ristrutturazione di edifici esistenti e non, come è nella realtà, alla realizzazione di una nuova costruzione, peraltro realizzata in totale difformità dal permesso di costruire. Permesso di costruire frutto esso stesso di condotte illecite poste in essere da pubblici funzionari infedeli, per le quali non può procedersi essendo intervenuta la prescrizione" è scritto ancora nelle carte d'indagine. "Il permesso a costruire rilasciato in favore della Battaglia Costruzioni Srl – scrivono ancora i giudici reggini – non solo è stato completamente disatteso nella realizzazione concreta dell'immobile, ma è frutto esso stesso di attività illecità e quindi radicalmente illegittimo. Basti pensare che l'intervento edilizio da realizzare è stato contrabbandato quale "mera" ristrutturazione di un precedente complesso edilizio, laddove ogni singolo elemento acquisito nell'ambito del presente procedimento dimostra trattarsi di una vera e propria nuova costruzione.
Insomma, i proprietari dell'E-Hotel avrebbero potuto godere di qualche "favore" all'interno dell'ormai tristemente noto Settore Urbanistica del Comune di Reggio Calabria. Poco lusinghiere le parole spese per Melchini, Putortì e Polimeni che si sarebbero "fattivamente impegnati per favorire Battaglia nell'interlocuzione con le altre amministrazioni dello Stato, circa l'esistenza dei vincoli o l'inserimento dell'opera assentita nel piano di recuperò del fronte porto della città di Reggio Calabria". Il Gip, infatti, stigmatizza le "mirate mistificazioni, da parte del progettista, a loro volta perfettamente incastrate con omesse verifiche da parte dei funzionari pubblici preposti, il tutto condito a seconda dei casi, da una corriva inerzia e da compiacenti provvedimenti istruttori (oltre che finali) non confezionati in conformità alla normativa di settore, ma acconciati alla bisogna per raggiungere un risultato finale evidentemente prefissato".
E anche il pm Centini era andato giù pesante nella propria richiesta: "L'E' Hotel è un struttura integralmente e radicalmente abusiva, realizzata non solo in violazione di qualsiasi norma dettata dall'ordinamento in materia edilizia e urbanistica, ma anche in sostanziale difformità dal permesso di costruire, anch'esso assolutamente illegittimo. Nessun profilo dell'iter amministrativo-autorizzatorio è risultato essere regolare. Nessuna realizzazione concreta appare rispondente al progetto" aveva scritto. Per il magistrato "l'evidenza dell'abuso costituisce un atto di accusa ineludibile per le pubbliche amministrazioni coinvolte. L'ennesimo scempio per questo meraviglioso territorio è stato perpetrato con la complicità attiva (con riferimento ai dipendenti del Comune di Reggio Calabria) ovvero silenziosa e silente (dei dipendenti delle altre amministrazioni pubbliche) di ogni singolo pubblico funzionario che aveva responsabilità nella gestione e tutela del territorio. È tanta e tale l'arroganza dei protagonisti di questa vicenda, che non si è esitato a realizzare una struttura priva di qualsiasi titolo abilitativo proprio mentre erano in corso le indagini e sopralluoghi disposti da questo Ufficio. Ma lo scempio non deve restare impunito".