di Claudio Cordova - Lo chiamano "Pereira". Sono le sue dichiarazioni il principale sviluppo investigativo sul conto della 'ndrangheta di Melito Porto Salvo e dintorni. "E' giunto il momento di cambiare vita, soprattutto per il bene dei miei figli". Così il nuovo collaboratore di giustizia, Giuseppe Ambrogio, poco più che 30enne, comunicherà al pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria, Antonio De Bernardo, la volontà di collaborare con la giustizia, subito dopo l'arresto avvenuto alcuni mesi fa nell'ambito dell'operazione "Ada", che porterà in carcere l'allora sindaco Gesualdo Costantino, conducendo il Comune di Melito Porto Salvo verso il terzo scioglimento per mafia.
In particolare, il collaboratore, in virtù della sua affiliazione al potente clan degli Iamonte di Melito Porto Salvo, si è dimostrato da subito in grado di descrivere gli aspetti rituali della "società" di Melito Porto Salvo e di ricostruirne compiutamente l'organigramma criminale, riuscendo ad attribuire a ciascuno degli affiliati indicati il ruolo ricoperto ali 'interno del sodalizio. Le sue conoscenze giungono fino ad illuminare i rapporti tra la "società di Melito Porto Salvo" ed il "Crimine di Polsi"; Ambrogio ha saputo anche descrivere le principali attività dell'organizzazione (controllo degli appalti ed attività estorsive): "La sua collaborazione è senz'altro dotata dei caratteri di novità, completezza, e per i quali va considerata di notevole importanza per lo sviluppo delle indagini" è scritto nell'ordinanza firmata dal Gip Cinzia Barillà.
La particolarità della figura di Ambrogio, giovane affiliato ma ben inserito nel contesto criminale melitese ed a stretto e diretto contatto con boss del calibro di Remingo Iamonte, appare di estrema rilevanza al fine di ottenere decisive informazioni in ordine alla esatta composizione dell'organizzazione, alle relative figure apicali ed ai ruoli dei componenti, ai principali interessi, obiettivi e modalità operative delle medesime ed ai soggetti ai quali è affidata la gestione dei singoli settori di ingerenza criminale. Il suo "status" di giovane affiliato sostanzialmente utilizzato dai vertici Come "manovalanza" criminale non gli ha impedito di apprendere notizie di assoluto rilievo in ordine alle attività della cosca, di essere direttamente coinvolto in iniziative di carattere estorsivo, di impegnarsi, per conto dei vertici della cosca, nell'appoggio elettorale ad importanti esponenti della politica locale.
Un soggetto curioso, Giuseppe Ambrogio.
Molti dei segreti della 'ndrangheta di Melito, il giovane li acquisirà, poco più che 20enne, grazie alle insistenti domande al defunto Natale Meduri, ritenuto uno dei soggetti più in vista della 'ndrangheta di Melito e dintorni. Meduri morirà nel 2005 e dopo aver sentito tanto parlare di 'ndrangheta e di "uomini d'onore", Ambrogio entrerà finalmente nell'organizzazione: "Tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 Antonio Mazzeri detto Totò Riina e Antonio Tripodi detto barista hanno chiesto a me e Fosso Francesco - che conoscevo da ragazzino - di avvicinarci a loro e di "camminare con loro"; io sapevo che Mazzeri faceva parte della 'ndrangheta, Tripodi me lo ha presentato Mazzeri; a Pasqua del 2007 - proprio una settimana prima di Pasqua - hanno "battezzato Fosso Francesco, ma io non sono andato - mentre io sono stato battezzato proprio il giorno di Pasqua 2007; Antonio Meduri era contrario alla nostra affiliazione perché voleva che a Prunella ci fossero soltanto "Meduri" cioè persone legate a lui; quando poi gli hanno portato la "novità" della nostra affiliazione ha fatto finta di prendersi i meriti di questo".
Sollecitato dal pm De Bernardo, Ambrogio ricorderà con estrema chiarezza i particolari di quella giornata "storica": "Dopo il pranzo di Pasqua fui chiamato per andare a casa del Mazzeri; in quella occasione erano presenti "a circolo formato" il Mazzeri Antonio, Verduci Gaetano e Verduci Bartolo, ... omissis ..., Costarella Andrea e Tripodi Antonio; era presente nel circolo anche Francesco Fosso perché era già stato battezzato; Antonino Tripodi ha "formato" la società, recitando delle formule rituali, quindi ha detto le formule del giuramento che io dovevo ripetere e ho ripetuto; quindi ha aperto un coltello sulla cui punta ho dovuto mettere la mano; sulla mia mano hanno posato la mano gli altri presenti; quindi ho baciato tutti e sono rimasto m circolo anche quando hanno battezzato, dopo di me, altri due ragazzi... omissis ... a quel punto ci hanno detto la "copiata": m pratica Cl spIegarono che Andrea Costarella era "picciotto di giornata", ... omissis ... ed il capo giovani era Antonino Tripodi, e questa era la mia copiata; la "base ferma" se ce lo avessero chiesto - era formata dal ''mastro di giornata" Verduci Bartolo, dal "contabile" Saverio Foti ... . .. omissis ...".
Ambrogio è adesso ufficialmente un componente della 'ndrangheta, nella sua articolazione della "Società Minore". I dettagli sulle dinamiche criminali a Melito Porto Salvo, però, il giovane aveva iniziato ad apprenderle molto tempo prima. Decidendo di collaborare con la Dda di Reggio Calabria, Ambrogio fornirà dunque i riscontri – già cristallizzati nelle attività tecniche dei Carabinieri – sull'organigramma del clan Iamonte, egemone nei comuni di Melito Porto Salvo, Montebello Jonico e Motta San Giovanni: "Ambrogio Giuseppe, che con le sue dichiarazioni ha completato tale organigramma, ha vissuto dal suo interno le alterne vicende che hanno puntellato la storia più recente della cosca, partecipando in prima persona al compimento di azioni delittuose nell'interesse della cosca. Pur ricoprendo il livello più basso della gerarchia mafiosa, le sue dichiarazioni hanno dato maggiore consistenza all'asserita".
Dalle origini del clan Iamonte, passando per la decisione di unificare le 'ndrine presente sui vari territori (Prunella, Lacco, Annà) in un'unica grande "locale" di 'ndrangheta per tutto il comprensorio di Melito Porto Salvo: "La società era divisa in "minore" di cui facevo parte io e la "maggiore"; la società si doveva riunire una volta al mese; il capo locale era Remingo lamonte. Questa è l'unica società di 'ndrangheta esistente a Melito Porto Salvo e l'unica riconosciuta a Polsi; a Polsi si riuniscono tutte le locali di ndrangheta e vengono portate le novità della "Provincia"; per entrare nella Provincia bisogna avere almeno la "santa"; a Polsi c'è la "mamma del Crimine ", li si forma un "Tribunale" e si discute, si progetta, si compongono conflitti, anche se ogni locale è autonomo e comanda sul suo territorio, nessuno può dire cosa fare a Melito perché Melito è degli Iamonte".
Melito è degli Iamonte. E il territorio va controllato, con l'imposizione del pizzo, ma anche con i danneggiamenti.
Si inquadrerebbe proprio in quest'ambito il danneggiamento subito dall'impresa di Giovanni Vinci, impegnata nella costruzione di un fabbricato. Le dichiarazioni rese nel corso di uno dei tanti interrogatori degli ultimi mesi da Ambrogio confermerebbero come il danneggiamento sia stato posto in essere in esecuzione di un ordine di Remingo Iamonte al quale tutti gli imprenditori avrebbero dovuto corrispondere una percentuale sull'importo totale dei lavori: "Si ha quindi ulteriore conferma dall'interno della compagine associativa, che niente nella determinazione di questo o quell'obiettivo criminale è rimesso al caso, nulla è frutto di estemporanei istinti vandalici da parte dei soliti "irrequieti", bensì tutto si inserisce in una strategia del "controllo" del territorio mediante il ciclico ripetersi di avvertimenti - intimidatori che solo nei casi di maggiore resistenza debbono tradursi in azioni criminali di maggior spessore, senza neppure bisogno del ricorso alla minaccia esplicita o ad approcci verbali diretti con la vittima, che una volta compreso il messaggio implicito sa di doversi rivolgere "a chi di dovere" per "mettersi apposto", come afferma il collaboratore, salvi i casi ancor più frequenti in cui si decide di "bussare" alla famiglia Iamonte, in via preventiva, per evitare per cosi dire "problemi" di sorta" è scritto nell'ordinanza dell'operazione "Sipario".
Un assunto, quello del Gip Barillà, che arriva anche sulla scorta dei lunghi interrogatori affrontati da Ambrogio al cospetto del sostituto procuratore De Bernardo:
AMBROGIO G: Allora, se qualcuno veniva a Melito e non bussava prima alla famiglia Iamonte non lavorava tranquillamente, al cento per cento proprio... ma la maggior parte a dire la verità vedendo... essendo della situazione mi sono accorto che la maggior parte voglio dire già prima di lavorare si accordavano voglio dire, così per non avere problemi... è successo una volta quel fatto che le avevo detto prima del signor Vinci, poi ho letto che era di Vinci, quello dove siamo andati per fargli disordine dei lavori, così lui si doveva rivolgere a lui per dire come mai mi è successo questo, cioè magari c'è stato quel caso lì che quel signore non è passato da lui, però se no la maggior parte andavano...
omissis
DOTT. DE BERNARDO: Investimenti in attività pulite, la protezione che doveva essere data a questi imprenditori che venivano a bussare eccetera eccetera, se questo non avveniva, cioè se qualcuno non veniva a bussare o non andava a pagare...
AMBROGIO G:Prima si faceva capire che doveva mettersi a posto, così diceva lui, che doveva mettersi a posto, fàcendogli notare per esempio...
DOTT. DE BERNARDO: (inc) sempre il capo locale
AMBROGIO G: Sì sempre Ramingo Iamonte, lui... parlo per lui perchè effettivamente lui era quello che gli entrava, l'entrata lui ce l'aveva, da lui bussavano voglio dire, se non bussavano da lui magari andavano sempre da qualcuno per lui sempre della maggiore e magari lo conoscono a livello di provincia... tipo secondo me voglio dire per questi appalti voglio dire bussavano dal signor Verduci Gaetano, secondo lui era proprio specializzato più per questo
DOTT. DE BERNARDO: Se invece non andava bene...
AMBROGIO G: Tipo uno gli doveva fare capire che si dovevano mettere a posto, nel senso tipo per esempio come mi è capitato una volta a me che ho accompagnato il signor Borruto Giovanni e Andrea Costarella che facevano un lavoro vicino alla Guardia di Finanza di Melito, loro sono scesi sono andati là e gli hanno fatto disordine, gli hanno buttato il materiale a terra, dei liquidi, delle cose, così lui il giorno dopo si accorgesse che c'è stato qualcosa che qualcuno gli ha toccato in modo da capire la strada che doveva fare che non ha fatto