Il “tavolino” di Reggio Calabria: 47 arresti tra imprenditori e professionisti

confstampa arabafenicedi Claudio Cordova - Un "tavolino". Ideale, ma forse anche materiale. Alcune delle cosche più potenti della città (e i loro imprenditori di riferimento) si sarebbero seduti, accordati e spartiti la realizzazione e la gestione di opere di edilizia privata. Sono 47 le persone arrestate dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione "Araba Fenice". E c'è anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, a spiegare i dettagli di un'indagine che va a colpire la "zona grigia" della città, quella degli imprenditori e dei professionisti al servizio della 'ndrangheta.

"Un gruppo criminale misto". Così gli inquirenti definiscono il coacervo di interessi che avrebbe coinvolto le famiglie Ficara-Latella, ma anche i Rosmini, i Fontana, i Saraceno, i Nicolò-Serraino, i Lo Giudice, gli Audino e la potente cosca Condello. Associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, abusivo esercizio dell'attività finanziaria, utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, favoreggiamento, peculato, corruzione, illecita concorrenza ed estorsione, tutti aggravati dalle modalità mafiose. Questi i reati che la Procura della Repubblica retta da Federico Cafiero de Raho contesta agli indagati.

Ed è proprio il procuratore capo a sviscerare i passaggi di "un'indagine che colpisce quella 'ndrangheta che rende difficile la vita in città". Cafiero de Raho esalta il lavoro della Dda e della Guardia di Finanza: "Un'operazione del genere non è mai stata fatta a Reggio Calabria, oggi colpiamo l'area grigia che rendere la 'ndrangheta imprendibile".

Le investigazioni, infatti, hanno consentito di acquisire concreti e solidi elementi indiziari in ordine all'esistenza di una ben organizzata e strutturata "cabina di regia", dedita all'accaparramento di importanti lavori edili nella città di Reggio Calabria, per il tramite di una serie di imprese, tutte legate - direttamente e\o indirettamente - alle più note famiglie di 'ndrangheta operanti in città: "E' il connubio tra imprenditoria apparentemente legale e 'ndrangheta tramite imprenditori, professionisti e pubblici funzionari disponibili a prestarsi alle cosche" spiega il procuratore nazionale antimafia, Roberti.
Le indagini hanno disvelato uno stretto legame tra la famiglia di imprenditori edili reggini, i Calabrò, nei cui confronti era inizialmente stata avviata l'attività investigativa, e Rocco Musolino, a seguito dell'interesse manifestato dalla famiglia Calabrò ad edificare un imponente complesso edilizio su un terreno di proprietà di "don Rocco", ricadente nel quartiere reggino di Ravagnese, territorio della cosca Ficara-Latella. Tale terreno è stato concesso da Musolino in permuta con la contropartita del 24% degli immobili realizzati.
Per il buon esito dell'affare nella zona di influenza di altra cosca, comunque, Giacomo Santo Calabrò e il figlio Antonino, titolari della società "EDILSUD S.n.c. di CALABRÒ Francesco & C.", si sarebbero consapevolmente serviti,per la fornitura di materiale ovvero per l'esecuzione di lavori edili, di determinati soggetti economici,risultati essere tutti legati alle varie cosche reggine operanti in città. Sarà proprio una microspia piazzata all'interno degli uffici della Edilsud ad aprire un nuovo mondo agli inquirenti: un mondo fatto di giri di fatture per operazioni inesistenti, necessarie a "sistemare" la contabilità delle aziende coinvolte nell'attività illecita del predetto gruppo criminale. Tutti i soggetti economici sono stati "chiamati"  dalle famiglie di ''ndrangheta ad emettere, utilizzare o annotare fatture per operazioni inesistenti, in maniera seriale.

I Calabrò avrebbero inoltre fatto affidamento sull'apporto di capitali non propri, ma riconducibili a due noti esponenti di famiglie criminali di Reggio Calabria, Giuseppe Stefano Tito Liuzzo e Antonino Lo Giudice, cugino omonimo dell'ex collaboratore scomparso e irreperibile da qualche mese. I due avrebbero quindi assunto il ruolo di veri e propri soci occulti della EDILSUD S.n.c., al punto tale da essere interpellati in caso di qualsiasi decisione imprenditoriale ovvero per la definizione delle compravendite degli immobili realizzati,senza mai apparire formalmente ed in alcun modo nella compagine societaria. Sarà un vero e proprio summit mafioso a decidere le imprese che avrebbero lavorato presso il cantiere della società.

E proprio tramite la figura di Liuzzo sarebbe emerso anche il ruolo della commercialista Francesca Marcello, tra le persone arrestate, amministratrice giudiziaria di una delle società sequestrate, e poi confiscate proprio al pregiudicato reggino, la EUROEDIL S.a.s.. La donna, nominata dal Tribunale di Reggio Calabria allo scopo di tutelare gli interessi dell'amministrazione giudiziaria e, di conseguenza, dello Stato, avrebbe svolto il proprio mandato –anche con la connivenza dell'impiegato di banca Giulio Lugarà per le operazioni sul conto corrente bancario della EUROEDIL Sas, consentendo a Liuzzo - talvolta quasi in posizione di sottomissione - nonostante il provvedimento di confisca emesso nei confronti della società a lui riconducibile, di continuare liberamente nella gestione della stessa società arrivando, altresì, a trarre, come corrispettivo della sua opera dolosamente omissiva, vantaggi personali, come nel caso dei lavori che Liuzzo ha effettuato, o ha fatto effettuare, presso la sua abitazione.

Il pregiudicato, sostanzialmente, torna a essere titolare dell'azienda confiscata dallo Stato. Da qui il nome dell'operazione "Araba Fenice": la 'ndrangheta che risorge dalle ceneri in cui era stata ridotta dalla giustizia.

Altra figura di rilievo affiorata nel corso delle indagini e che può essere ricompresa, a pieno titolo, in quella che viene definita l'area grigia reggina, sarebbe il commercialista Carmelo Quattrone, che, insieme al collega Francesco Creaco, nel rapporto con Liuzzo non si sarebbe limitato a svolgere solo la sua attività di consulente, ma si sarebbe posto come vero e proprio consigliere del pregiudicato mafioso, al punto tale da chiarire come fosse necessario effettuare una rivisitazione societaria, tale da evitare eventuali misure ablative di qualsiasi tipo.

Ma tra le carte d'indagine appare anche un altro nome già noto alle cronache giudiziarie: l'avvocato Mario Giglio, che gli inquirenti definiscono "un consolidato punto di riferimento per Liuzzo". Giglio, al di là del suo ordinario ruolo di legale, avrebbe svolto il ruolo di consigliere, in ordine alla gestione della confiscata EUROEDIL S.a.s. ovvero alla gestione dei rapporti con l'assente amministratore giudiziario, Francesca Marcello, sia come "canale di collegamento" per la conoscenza di eventuali indagini a suo carico in virtù dei suoi "importanti agganci e amicizie".

Un "tavolino". Ideale e materiale.

Il condizionamento dei settori più produttivi dell'economia locale, prima affidato solo ai proventi delle estorsioni a tappeto, si è trasformato, giovandosi del processo di modificazione delle locali famiglie di 'ndrangheta, che hanno acquisito una vocazione direttamente imprenditoriale e che operano trasversalmente, quasi sempre dietro il paravento di prestanome, direttamente nei singoli settori economici infiltrati. Cosche non più in guerra, ma unite in nome degli affari. I personaggi coinvolti, infatti, sono espressione delle diverse articolazioni territoriali locali della 'ndrangheta, che hanno preso parte alla spartizione dei lavori della EDILSUD S.n.c..  Infatti le opere di completamento delle edificazioni formalmente curate dalla EDILSUD S. n. c. sono state "assegnate" non solo alle imprese riconducibili a cosche inserite nella zona sud della città, quella di competenza, in altri termini, sull'area ove insiste il cantiere in questione, ma anche ad altre famiglie di 'ndrangheta, il cui territorio di competenza ricade nelle altre zone della città di Reggio Calabria. Eccolo il nuovo assetto criminale che ha consentito alle varie articolazioni cittadine della 'ndrangheta di operare congiuntamente nei più redditizi settori criminali, mediante un'equa e "rispettata" distribuzione delle risorse economiche.

Il meccanismo avrebbe permesso agli indagati di accumulare una grande quantità di denaro. Nel corso delle 90 perquisizioni effettuate, infatti, gli inquirenti hanno rinvenuto e sequestrato circa 200mila euro in contanti, nonché una quantità ingente di oro. I Calabrò, infatti, sarebbero riusciti a godere di una sorta di mercato "bancario" parallelo, essendo stati pressati sia dagli istituti di credito che dai fornitori. Infatti, allorquando gli stessi si sarebbero resi conto di dover ripianare l'ormai insostenibile esposizione debitoria nei confronti delle banche, si rivolgeranno ai fratelli Pasquale e Giovanni Bilardi, che si muoveranno per far ottenere agli imprenditori reggini la somma di denaro di cui necessitavano, trascinandoli, nel contempo, nel vorticoso contesto criminale, dedito all'erogazione di prestiti - verosimilmente a tassi usurari - o comunque effettuati al di fuori dei normali canali creditizi, non autorizzati.

Sulla scorta dei gravi elementi indiziari raccolti, in data odierna, sono stati eseguiti i seguenti provvedimenti, emessi dall'Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria:

(a)    Nr. 29 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di: AMBROGIO Francesco; ASSUMMA Natale; ASSUMMA Serena; AUDINO Francesco; AUTOLITANO Antonio; AUTOLITANO Saverio cl. '61; CALABRO' Antonino; CALABRO' Giacomo Santo; FICARA Giovanni; GIGLIO Mario; GOZZI Antonino; GOZZI Giuseppe; LAGANA' Salvatore;  LATELLA Antonino; LATELLA Vincenzo; LIUZZO Giuseppe Stefano Tito; LO GIUDICE Antonino; MANGIOLA Giuseppe; MARCELLO Francesca; MASSARA Osvaldo Salvatore; MASUCCI Francesco Giuseppe; MORELLO Francesco; MUSARELLA Sebastiano; NICOLO' Antonino; PAVONE Antonino; QUATTRONE Carmelo; SARACENO Salvatore; SERRAINO Domenico cl. '1955;  SERRAINO Domenico cl. '1962;

(b)    Nr. 18 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di: AUTOLITANO Antonino cl.'80; AUTOLITANO Antonino cl. '74; AUTOLITANO Francesco; AUTOLITANO Saverio; CARDIA Ilenia; CASCIANO Angelo; CREACO Francesco; FAZIA Vincenzo Giovanni; FONTANA Caterina;LATELLA Silvana; LUGARA' Giulio; MASUCCI Teresa; NICOLO' Demetrio; NICOLO' Fortunata; SARACENO Angela; VAZZANA Giuseppa; CHIRICO Francesco; D'AGOSTINO Antonio.

(c)    Nr. 14 sequestri preventivi d'azienda, unitamente al relativo intero capitale sociale, quote societarie e patrimonio aziendale nei confronti della:ditta individuale "GIEFFE COSTRUZIONI" di FICARA Giovanni; DIAMANTE S.r.l.; ditta individuale "FERRO LIBERTY" di LATELLA Vincenzo; ditta individuale "MASSARA Osvaldo"; ditta individuale "PAVONE Antonino"; EDILSUD s.n.c. di CALABRÒ Francesco & C.; ditta individuale "SERENA ASSUMMA"; FIMPREDIL COSTRUZIONI di CARDIA Ilenia & C. s.a.s.; EDIL SA.F. S.r.l.; ITALSAVIA di AUTOLITANO Saverio & C. s.n.c.; ditta individuale "LATEDIL" di LATELLA Silvana; ditta individuale "IMPIANTI E COSTRUZIONI" di FAZIA Vincenzo Giovanni; ALI COSTRUZIONI S.r.l.; NAIKE di NICOLÒ Antonino & C. S.N.C..