"A Siderno i Commisso scelsero Ritorto". L'attuale sindaco perno della strategia elettorale del clan

ritortoriccardo- di Alessia Candito - È un'intera città in ostaggio di un clan quella che viene fuori dall'operazione Falsa politica messa a segno oggi dalla Dda di Reggio Calabria e che ha fatto scattare le manette non solo per una quindicina di soggetti ritenuti organici alla cosca Commisso di Siderno, ma anche per i volti noti della classe politica che ha costruito le proprie fortune nella Locride. Personaggi come l'ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, l'ex assessore Provinciale Rocco Agrippo, e l'attuale consigliere comunale di Siderno Domenico Commisso, , che del boss Giuseppe Commisso è nipote, raggiunti tutti da un'accusa pesantissima: associazione di stampo mafioso. Ma l'operazione coordinata dal pm della Dda reggina Antonio De Bernardo, non getta ombre solo sull'operato dei politici arrestati, ma su intera città il cui destino politico – hanno rivelato le indagini – è in mano a una cosca in grado di decidere – oggi come ieri – la stessa evoluzione politica di Siderno. E soprattutto i suoi rappresentanti. Incluso l'attuale primo cittadino, Riccardo Ritorto. Pur non essendo indagato, Ritorto – si legge nelle carte d'indagine – è una figura fondamentale nelle strategie politiche del Mastro, Giuseppe Commisso. È lui che viene scelto per sostituire quell'Alessandro Figliomeni – già arrestato mesi fa nell'ambito dell'operazione Recupero-Bene Comune – reo di aver privilegiato i propri interessi personali piuttosto che quelli della cosca.

O meglio aveva tradito – scrivono i giudici - "le concrete motivazioni dell'interesse politico della cosca che lo aveva collocato nel posto di primo cittadino con il fine di assumere, per suo tramite, direttamente la gestione degli affari che solo l'intervento pubblico poteva consentire di realizzare". Ma le cose non sono andate come la cosca aveva teorizzato e progettato. Scrive il gip Silvana Grasso " Il fatto che, invece, di occuparsi dell'interesse generale, Figliomeni si fosse occupato di quello personale, lo aveva reso inviso a una parte della cosca ed esposto all'ostilità del "Mastro" che, con coloro che gli erano più vicini, intendeva cancellarne ogni prospettiva politica e predisponeva un nuovo organigramma di candidature". Un organigramma che aveva come perno – almeno a livello cittadino – Riccardo Ritorto, politico che – si legge nelle conversazioni intercettate – si è subito detto "a disposizione".

Ma la sua è anche la candidatura sulla quale il clan si è spaccato fra chi come l'anziano patriarca Antonio Commisso, "u zi Ntoni", puntava ancora su Figliomeni, e chi invece già da prima dell'arresto ne preparava la caduta. Ed è proprio il dissidio "sulla scelta di quale dei propri pupilli proporre in modo unitario per convogliare anche l'appoggio delle altre locali - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - ad aprire un varco sulla segretezza nella trattazione degli "affari politici" dell'organizzazione criminale e a consentire di comprenderne appieno gli obiettivi anche nella successiva fase diretta a manovrare le elezioni comunali mediante l'imposizione del nuovo sindaco Ritorto Riccardo".
Stratega dell'intera operazione, Giuseppe Commisso, il Mastro, che da dietro il bancone della sua lavanderia – quell' Ape Green in cui gli investigatori riusciranno a piazzare le microspie che inchioderanno il clan – disegna la linea che il clan deve seguire. Istruisce l'ex presidente pidiellino del Consiglio Comunale di Siderno Antonio Macrì su come far saltare la giunta Figliomeni, predispone gli accordi perché tutti i clan delle zone limitrofe – si legge nelle carte – raggiungano un accordo "dopo una serie di divergenze sulle modalità con cui conseguire gli obiettivi di occupazione dei gangli di potere della cosa pubblica", riceve e ascolta "personaggi politici proni alla volontà della cosca, pur di ottenerne il sostegno elettorale in grado di portarli alla vittoria".
Il Mastro ha un obiettivo preciso, vuole entrare nella stanza dei bottoni per appropriarsi degli affari ai quali solo da lì può accedere. E dopo l'infelice esperienza con il mandato di Figliomeni, sfuggito ai diktat del clan per seguire interessi propri, Commisso non vuole lasciare nulla al caso. I vertici del "Locale" di 'ndrangheta di Siderno - che il Mastro chiama "gli uomini" - hanno deciso di cambiare strategia nella gestione dei loro rappresentanti politici: "Ora si è stabilito sempre negli uomini, che uno ... quando fa i movimenti i partiti lo mandano i cristiani e lui lo deve dire, e deve fare sempre quello che gli dicono loro, perché (inc.) si parla una volta, non può parlare di politica, cose che si è stabilito nella Provincia che non si può parlare di politica e sempre quando ... gli uomini ti stimano e ti valutano e già ha (inc.) e deve stare zitto se no te ne vai a casa".

La strategia va cambiata e allo scopo viene anche convocato un vertice il 18 maggio 2010, presso il ristorante "Casa del Gourmet". Perno fondamentale della nuova linea sarà proprio il futuro sindaco Ritorto, colui che insieme a Cherubino, scrivono i magistrati, il Mastro considerava la "punta di diamante" del proprio schieramento. Un ruolo che Ritorto aveva accettato ben volentieri, nonostante avesse subito non solo le minacce del fratello dell'ex sindaco, Antonio Figliomeni, che parlando di lui avrebbe affermato : "il Ritorto il Sindaco lo farà sotto terra...", ma anche l'aggressione di due scherani da lui mandati a "dissuaderlo" dal proposito di candidarsi. Un agguato in piena regola che il braccio destro del Mastro, Carmelo Muià, conversando con lui, commenterà dicendo: "Avete visto cosa hanno fatto? ... hanno mandato due giovinotti. E gli hanno dato tanti di quei pugni...". E per meglio rendere il tipo di aggressione,Muià specificherà ancora "tipo gangster". Un incidente che non farà desistere l'attuale sindaco Ritorto, per sostenere il quale, alle elezioni del 2011, il clan ha messo in piedi anche una lista civica capeggiata da alcuni consiglieri "di riferimento": l'odierno indagato Giuseppe Tavernese e Giuseppe Ascioti, ideatori, assieme a Antonio Commisso e Francesco Rispoli, di una Lista Civica di Centro-Destra creata appositamente per raccogliere sostegni a favore del candidato Sindaco imposto dal clan.
Solo le inchieste della magistratura, che dal luglio 2010 in poi colpiranno duramente il clan dei Commisso, riusciranno a far vacillare il candidato sindaco Riccardo Ritorto. Che non deciderà però di allontanarsi, ma di passare al contrattacco. Nel corso di una conversazione telefonica con il vicecoordinatore provinciale del Pdl, Ernesto Reggio, Ritorto prima chiede urgentemente un incontro con Scopelliti, quindi biasima apertamente la spregiudicata propaganda elettorale portata avanti dal Consigliere Regionale Candeloro Imbalzano, un uomo del suo stesso partito, il quale – riferisce il candidato del Mastro a Gioffrè - avrebbe preso contatti con "la peggiore feccia, anche parenti di gente che è stata arrestata nell'operazione Crimine". Personaggi, sottolinea Ritorto, che con lui non avrebbero nulla a che spartire perché "Se vuole stare con la 'ndrangheta, te lo dico al telefono perchè tanto so di essere intercettato che stia con la 'ndrangheta però lo deve dire che sta con la 'ndrangheta se no dico io Ernesto".
Una circostanza che il pm Antonio De Bernardo, commenta quasi con un misto di indignazione e sconcerto: "E' lampante come il colloquio telefonico in argomento sia stato per Ritorto Riccardo solo uno strumento per potersi creare una cortina di copertura necessaria per giustificare le sue relazioni con gli affiliati alla 'ndrangheta. Ciò lo si desume facilmente da due semplici circostanze: prima di tutto, costui dice chiaramente al suo interlocutore di sapere di essere intercettato, una banale scappatoia per poter giustificare le interazioni con gli uomini dei clan tirando in ballo altri personaggi della sua stessa corrente politica; in secondo luogo, le sue digressioni vengono rivolte a Candeloro Imbazano, un alleato politico formalmente disinteressato a quelle logiche mafiose che, tra l'altro, non avrebbe alcuna cognizione di quanto si sarebbe verificato a Siderno nell'intimità di quelle famiglie criminali". O almeno per adesso così pare.