di Claudio Cordova - "Gli dobbiamo usare la falsa politica a questi qua...". A dettare la strategia è Giuseppe Commisso, detto "U Mastru". E non potrebbe essere altrimenti visto che, dalle risultanze investigative dell'indagine "Crimine", Commisso emerge non solo come il capo indiscusso della 'ndrangheta di Siderno, ma come uno dei massimi esponenti della criminalità organizzata calabrese, capace di rapportarsi anche con i paesi esteri.
Il punto di raccordo tra 'ndrangheta e politica viene scoperto dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria che, unitamente al Commissariato di Siderno, ha eseguito, all'alba, l'operazione "La falsa politica", che proprio dalle parole del "Mastro" prende il nome. Una quindicina di soggetti arrestati, tra cui spiccano i nomi di alcuni politici: l'ex consigliere regionale Cosimo Cherubino in primis, ma anche Rocco Agrippo, un passato da assessore provinciale nella Giunta Provinciale di Pinone Morabito, nonché Domenico Commisso, attuale consigliere comunale a Siderno, che del "Mastro" è anche nipote.
A fornire al sostituto procuratore della Dda, Antonio De Bernardo, il grimaldello per scardinare le complicità tra la 'ndrangheta e la politica sono le fondamentali intercettazioni ambientali captate all'interno della lavanderia "Ape Green", a Siderno, vero e proprio fulcro delle attività della cosca Commisso. Un luogo, la lavanderia del "Mastro", in cui sarebbe passato il gotha della 'ndrangheta, ma non solo. Un luogo da assimilare, per valenza investigativa, alla casa di Giuseppe Pelle, a Bovalino, protagonista dell'inchiesta "Reale", o all'agrumeto di don Mico Oppedisano, che ha spalancato agli inquirenti alcuni dei segreti delle cosche racchiusi nell'indagine "Crimine".
L'operazione "La falsa politica" rappresenta dunque il completamento delle indagini "Crimine", Locri è unita", ma anche "Recupero-Bene Comune", l'indagine che ha portato in manette proprio l'ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, arrestato perché considerato interno alla 'ndrangheta con il ruolo di "santista".
E interno alla 'ndrangheta, con ruolo altrettanto importante, sarebbe stato anche Cosimo Cherubino, che, dopo una vita nello Sdi, confluirà nel Pdl, in appoggio a Giuseppe Scopelliti nelle ultime elezioni regionali. Cherubino, comunque, non riuscirà a essere eletto, nonostante, come dicono gli inquirenti, l'appoggio incondizionato dei Commisso: "La 'ndrangheta individua i propri rappresentanti diretti – afferma il procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza – per questo le cosche sono un pericolo per la democrazia, perché si insinuano nelle elezioni che dovrebbero essere la massima espressione della sovranità popolare". Cherubino, Agrippo, Commisso, ma anche Giuseppe Tavernese: non più il "classico" concorso esterno dei politici, ma l'assoluta aderenza alla criminalità organizzata.
Il meccanismo sarebbe stato il medesimo di quello verificato in casa Pelle a Bovalino: candidati che bussano, con cappello in mano, alla porta della 'ndrangheta, richiedendo appoggio elettorale, in cambio, ovviamente, di un totale asservimento alle cosche. E i politici, stando alle risultanze investigative, avrebbero dovuto prestare piena fedeltà ai diktat dei capibastone, interrogandoli su scelte politiche o su eventuali cambiamenti di partito: "Il candidato non doveva destare sospetti – afferma il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, massimo esperto delle indagini sull'area ionica della provincia di Reggio Calabria – per questo non era consentito frequentare assiduamente pregiudicati o altre mancanze personali".
Proprio una mancanza personale avrebbe pagato l'ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, che, da 'ndranghetista di alto rango, avrebbe comunque incrinato i propri rapporti con il "Mastro". Trecento agenti della Polizia per dare esecuzione all'ordinanza del Gip di Reggio Calabria: uno degli indagati, Cosimo Figliomeni, è stato peraltro arrestato sulla A3, nel cosentino, mentre in auto tentava di raggiungere il nord Italia.
"Siderno – afferma ancora Gratteri – è uno dei locali più importanti della 'ndrangheta e forse il più ricco, anche in virtù dei propri contatti con il Canada". Inevitabile, dunque, il rapporto, non più simbiotico, ma di evidente comando, con i "colletti bianchi". Politici asserviti alle cosche, che, con deferenza, chiedono addirittura il permesso ai boss di candidarsi.
Ecco "la falsa politica" secondo le indagini della Dda di Reggio Calabria.