di Mariateresa Ripolo - Ucciso a colpi di arma da fuoco davanti alla moglie incinta e al figlio di appena un anno. È morto così, durante una festa di paese, Antonino Marino, il brigadiere assassinato a Bovalino Superiore il 9 settembre del 1990. L'esecutore materiale dell'omicidio attese il momento dei fuochi pirotecnici per esplodere, in simultanea, i colpi che presero in pieno il sottufficiale dei Carabinieri, uccidendolo, e che sfiorarono la moglie e il figlio, ferendoli.
Bovalino, come ogni anno, ricorda il sacrificio del sottufficiale dei Carabinieri che da diversi anni era impegnato nel contrasto alla 'ndrangheta. Nato a San Lorenzo il 5 ottobre 1957 e arruolatosi nell'Arma dei Carabinieri nel 1975, prima del suo assassinio si era occupato di varie indagini su traffici illeciti. Profondo conoscitore della criminalità, in qualità di comandante della Stazione di Platì aveva collaborato nelle indagini su vari sequestri di persona che in quegli anni rappresentavano una delle principali attività criminali sul versante Ionico della Provincia di Reggio Calabria. Trasferito da poco tempo alla Stazione di San Ferdinando, Marino era tornato insieme alla famiglia nel paese d'origine della moglie per trascorrere qualche giorno di vacanza.
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L'omicidio del brigadiere scosse profondamente il piccolo centro della Locride e rimase per quindici lunghissimi anni con diversi punti interrogativi. Solo nel 2014, infatti, dopo le rivelazioni di un pentito furono condannati a trent'anni di carcere Francesco Barbaro e Antonio Papalia.
A 31 anni da quel 9 settembre, a Bovalino, nella piazza intitolata a Marino, è stata deposta una corona di alloro. Una cerimonia intima e toccante alla quale hanno preso parte - oltre ai rappresentanti dell'Arma e all'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Maesano - la moglie Rosetta Vittoria Dama e il figlio Francesco, oggi Capitano dei Carabinieri.
"È una giornata di ricordo importante per l'intera comunità di Bovalino", ha detto il sindaco Maesano, che ha sottolineato l'importanza di "ricordare il grande valore di chi ha sacrificato la propria vita per contrastare la ferocia della criminalità organizzata".