Parla De Carlo, imprenditore dei De Stefano: "La famiglia sosteneva Scopelliti e Caridi"

scopelliticarididi Claudio Cordova - "Era una scelta che rientrava all'interno della cosca". Così il collaboratore di giustizia Maurizio De Carlo definisce l'appoggio elettorale che Nino Fiume e Pino Scaramozzino avrebbero dato all'ex sindaco di Reggio Calabria ed ex presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti. De Carlo è stato citato dal pm della Dda, Stefano Musolino, nel maxiprocesso "Gotha", che vede alla sbarra la componente riservata delle cosche della città.

Secondo il racconto di De Carlo, a tirare le fila delle manovre politiche della cosca De Stefano sarebbero stati l'avvocato Giorgio De Stefano, considerato, insieme all'avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, a capo della cupola massonica della 'ndrangheta, e Franco Chirico, cognato del defunto boss don Paolino De Stefano e dei suoi fratelli: "L'avvocato Giorgio è una figura apicale, un ago della bilancia da cui dipendono tutti" dice De Carlo. Negli anni scorsi, quindi, il casato di Archi avrebbe puntato su Scopelliti, attraverso il sostegno di Scaramuzzino, imprenditore molto noto in città (e considerato vicino alla cosca) e Nino Fiume, oggi collaboratore di giustizia, ma un tempo killer del clan e fidanzato di Giorgia De Stefano, sorella di Peppe De Stefano, ma anche di Carmine e Dimitri De Stefano.

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Ma non solo.

"Anche Caridi è stato sponsorizzato dai De Stefano". Il riferimento di De Carlo è all'ex senatore Antonio Caridi, imputato nel procedimento, perché considerato uno strumento attraverso cui la masso-'ndrangheta avrebbe infiltrato le Istituzioni: "Fu Franco Chirico a curare le tre campagne elettorali di Caridi". L'arresto di Caridi arriverà mentre questi siede a Palazzo Madama, ma, secondo il racconto di De Carlo, la sua carriera politica sarebbe stata da sempre sostenuta dai De Stefano: dalla candidatura al Comune di Reggio Calabria, passando per quella alle Regionali. In entrambi i casi con un così tale successo da permettergli di diventare, prima assessore comunale e poi assessore regionale, con deleghe pesanti: "Il sostegno era per via della nascita delle municipalizzate, quali la Leonia e la Multiservizi. Se Scopelliti, come sostenuto non solo da De Carlo, ma anche da altri collaboratori, sarebbe stato appoggiato dall'ala facente capo a Peppe De Stefano (figlio di don Paolo), cui Fiume era molto legato, Caridi avrebbe avuto il sostegno dell'altra ala del clan, quella facente capo a Orazio De Stefano e a Paolo Rosario Caponera De Stefano.

Tutti soggetti conosciuti molti bene da De Carlo. Una vita con i De Stefano, da amico e imprenditore di riferimento degli uomini più influenti del casato di 'ndrangheta del rione Archi di Reggio Calabria: il suo è un racconto dall'interno, che parte fin dal 1991, anche grazie alla parentela di Gino Molinetti, considerato uno dei killer più efficaci dello schieramento De Stefano-Tegano.

Così, quindi, De Carlo può parlare di politica, ma anche dei lucrosi affari della cosca, a cominciare da quelli iniziali della Perla dello Stretto, in cui, in una fase embrionale (e, quindi, prima dei fatti in cui sarebbe intervenuto anche Paolo Romeo), i De Stefano sarebbero riusciti a portarsi a casa quasi mezzo milione di euro, attraverso imprenditori fidati, quali Franco Audino: "I De Stefano – ha detto De Carlo – sono la famiglia più potente, anche grazie a persone riservate, di cui non si conosceva l'inserimento nella cosca, e che venivano chiamate 'invisibili'".