Morto il collaboratore di giustizia Giovanbattista Fracapane

pentito 500Il pentito Giovanbattista Fracapane, nato a Reggio Calabria il 04.09.1963, sarebbe morto da oltre un mese per arresto cardiaco. A comunicare la notizia, citando ambienti della Ndrangheta di Archi e usando il condizionale, è stato il giornalista massmediologo Klaus Davi già nella mattinata di ieri. Klaus Davi ha anche precisato di non aver avuto però (ancora) alcuna conferma ufficiale mentre i familiari del pentito raggiunti telefonicamente direttamente dal giornalista hanno detto di non essere a conoscenza della notizia, specificando tuttavia nella telefonata intercorsa di non aver alcun contatto con il killer di Archi diventato collaboratore di giustizia nel 2004. Detto questo la notizia, secondo Davi viene data per certa negli ambienti della ' Ndrangheta di Archi e dai conoscenti del Fragapane nonché da ex sodali del killer che ne parlano diffusamente anche in luoghi pubblici. Secondo altre fonti di Davi, il Fracapane sarebbe morto da oltre un mese per arresto cardiaco. Davi auspica che a questo punto chi è a conoscenza della verità chiarisca se si tratta di una indiscrezione fondata o alimentata ad arte da qualcuno nella Ndrangheta con qualche scopo tutto da appurare.

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Responsabile di molti omicidi consumati in quel periodo, l'ex killer del quartiere Archi e' stato anche latitante prima di essere arrestato. Nel 2004 ha iniziato a collaborare con la giustizia. Ai pm ha raccontato alcuni retroscena dello scontro tra i De Stefano-Tegano e la cosca Condello facendo luce su molti omicidi consumati negli anni ottanta e novanta. Ma ha parlato anche delle simpatie politiche della 'ndrangheta. Recentemente, infine, ha reso dichiarazioni per fare luce sull'omicidio di Giuseppe Cartisano, un cold case del 1988 per il quale e' stato condannato a 30 anni Vincenzino Zappia, il braccio destro del boss Giuseppe De Stefano. 

I fratelli del pentito Giovanbattista Fracapane, morto circa un mese fa, ma il cui decesso è stato comunicato ai familiari solo nelle scorse ore, hanno dato mandato all'avvocato Claudia Conidi di procedere all'accertamento in via giudiziale, sollecitando la Procura competente a disporre l'autopsia, finalizzata ad accertare che si possa procedere alla verifica medico legale delle cause del decesso, previa denuncia dei pregressi alla morte. ''E' davvero strano che le voci correnti tra ambienti criminali della 'ndrangheta circolino così disinvoltamente in questi dolorosi frangenti, al punto da arrivare alle orecchie dei giornalisti, che, per loro mestiere, le rivelano ai più - spiega l'avvocato, a quanto riporta la Nuova Calabria - Tra questi, però, vi sono anche i parenti del defunto, che, forse, meriterebbero comunque il loro rispetto, soprattutto nel far accertare, attraverso l'esercizio sacrosanto di un loro diritto, le cause della morte di un loro parente''. L'avvocato Conidi, dunque, stigmatizza il ritardo con il quale i fratelli di Fracapane sono venuti a conoscenza della sua morte, visto che ''il diritto dei fratelli involge anche quello di conoscere tempestivamente da chi di dovere, ovvero da parte di chi ha avuto il dominio sulla protezione e la gestione del pentito, dell'avvenuto decesso di un loro congiunto e non già da altri, e ciò per poter dare un ultimo saluto alla salma e capire le origini della sua morte, non essendo lo status di collaboratore di giustizia impeditivo a che ciò avvenga, essendo i legami di sangue indefettibili, e avvenendo la morte una volta soltanto''. ''Pertanto - incalza l'avvocato Conidi -, ferma restando la morte del Fracapane Giovanbattista, che non è assolutamente incerta, ma purtroppo appurata e comunicata ai familiari del 'pentito', nei termini e modi insoliti che saranno evidenziati all'A.G. competente, si auspica ora il dovuto rispetto nei confronti di chi, già afflitto dal proprio lutto per la morte di una persona cara, e ciò a prescindere dalle sue scelte di vita, possa serenamente affidarsi non già a congetture, scoop o bisbigli in ambienti che di certo hanno solo una cosa: l'inaffidabilità assoluta. Certa di portare avanti, anche in questo caso, una giusta causa inerente a diritti sacrosantamente sanciti - conclude l'avvocato Conidi -, esprimo la mia più assoluta fermezza nell'affidarmi a chi di dovere''.