di Claudio Cordova - A San Ferdinando anche la Polizia Municipale sarebbe roba della 'ndrangheta. Tra le sei persone arrestate nell'ambito dell'operazione "Tramonto 2" figurano anche il comandante e un impiegato del corpo dei vigili urbani del Comune della Piana di Gioia Tauro. E' la 'ndrangheta che, anche nei piccoli centri, non può fare a meno della "zona grigia", dei personaggi delle Istituzioni, che però, a vario titolo, non disdegnerebbero favori alla criminalità organizzata: "A San Ferdinando ci ritroviamo la Polizia Municipale, a Reggio Calabria Leonia e Multiservizi, ma il meccanismo è lo stesso" dice il procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Senza l'apporto della "zona grigia", dunque, la 'ndrangheta resterebbe solo e soltanto una banda armata.
L'attività d'indagine, avviata nel febbraio 2012, rientra in una più ampia manovra investigativa dei Carabinieri - condivisa e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria - nei confronti delle cosche di 'ndrangheta operanti nel territorio della città di Rosarno (RC) e che a fine marzo aveva già portato all'esecuzione di altre 7 misure cautelari in carcere ed al sequestro di beni immobili per un importo di circa 800.000 euro.
Al centro delle investigazioni la cosca Bellocco, che avrebbe steso i propri tentacoli anche su San Ferdinando, Comune a sé, ma vera e propria propaggine di Rosarno. Sono sei le persone colpite dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Reggio Calabria: Aurora Spanò, già detenuta in regime di 41bis, Antonio e Domenico Bellocco, la cittadina polacca Aneta Brewczynska (compagna di Domenico Bellocco) e infine il comandante della Polizia Municipale, Giuseppe Stucci, e Giuseppe Spanò, agente della Polizia Municipale e nipote di Aurora Spanò.
I reati contestati dalla Dda di Reggio Calabria vanno dall'estorsione, all'intestazione fittizia di beni, passando per il falso ideologico e il favoreggiamento: tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Aurora Spanò, Domenico Bellocco e Antonio Bellocco risultano indagati per il reato di estorsione aggravata, per aver consumato, in più occasioni, pranzi e cene ed aver addirittura organizzato un banchetto (dell'importo di euro 2.860) presso il ristorante "La Rosa dei Venti", di San Ferdinando, costringendo poi il titolare, attraverso minacce ed avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza alla 'ndrangheta, a non pretenderne il pagamento.
Nel dettaglio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e della Compagnia di Gioia Tauro, avrebbero accertato come Antonio Bellocco, per il tramite e con il contributo causale e consapevole di Aneta Brewczynska, dopo aver di fatto acquisito da Giuseppe Cotroneo (tra gli arrestati di fine marzo) la titolarità del bar "Blu Marine" di San Ferdinando, avrebbe attribuito fittiziamente alla donna la titolarità dell'esercizio commerciale, al fine di eludere la vigente normativa in tema di misure di prevenzione patrimoniali. E proprio in questo contesto si incastra la figura del comandante Stucci e dell'agente Spanò: i due, non solo avrebbero omesso di denunciare la fittizia intestazione, ma avrebbero di fatto agevolato Domenico Bellocco e la compagna. In particolare, è stato accertato che il 29 gennaio 2013, a seguito dell'arresto per altra causa del precedente titolare, Giuseppe Cotroneo, il Comandante della Polizia Municipale di San Ferdinando avrebbe emesso un provvedimento per la chiusura del bar "Blu Marine" di San Ferdinando. Il successivo 24 febbraio, Domenico Bellocco, titolare "di fatto" dell'esercizio pubblico in disamina, con il contributo della compagna, avrebbe aperto nuovamente il bar, intestandolo a quest'ultima al fine di eludere nuovamente le vigenti normative in materia di misure di prevenzione patrimoniale. Lo stesso comandante Stucci, in servizio da circa trent'anni, avrebbe poi attestato – su precisa richiesta dei Carabinieri – la regolarità della procedura: il comandante, allarmato dalle domande dei Carabinieri, lo stesso pomeriggio, avrebbe redatto alcuni verbali amministrativi a carico della titolare del bar Aneta Brewczynska, attestandone falsamente la presenza presso il locale e pur essendo a conoscenza che, di fatto, il bar era riconducibile a Domenico Bellocco: un raggiro, dunque, per occultare chi fosse il reale intestatario del bar.
Si concretizzerebbe così l'apporto dei membri della Polizia Municipale, l'apporto di quella zona grigia, quelle "mele marce" a cui il procuratore Federico Cafiero de Raho e l'aggiunto Michele Prestipino promettono lotta senza quartiere.