Reggio, processo "Sistema"; i pentiti contro Santo Crucitti

crucittisantodi Claudio Cordova - All'appello manca ancora Giacomo Lauro, ma i collaboratori sentiti in aula sono concordi: Santo Crucitti è un elemento di spicco della 'ndrangheta ed è, da sempre, il boss dei rioni Condera e Pietrastorta. Le dichiarazioni di Roberto Moio, Umbertò Munaò e Giovanni Battista Fracapane abbracciano periodi di tempo assai diversi, ma sono sostanzialmente sovrapponibili: tutti, infatti, hanno parlato dei rapporti tra Crucitti e il defunto boss di San Giovannello, Mario Audino, ucciso sul finire del 2003.

I tre collaboratori hanno risposto alle domande del pubblico ministero Stefano Musolino e degli avvocati Francesco Calabrese, Vincenzina Leone e Davide Barillà nell'ambito del processo "Sistema-Raccordo", che vede alla sbarra, tra gli altri, proprio Crucitti e il suo braccio destro, Mario Salvatore Chilà. Entrambi, peraltro, sono stati condannati proprio ieri in appello nell'ambito del procedimento "Pietrastorta".

Al cospetto del Tribunale presieduto da Andrea Esposito, i tre collaboratori hanno dunque riferito circa i rapporti tra Audino e Crucitti, entrambi esponenti di spicco dell'ala mafiosa che fa capo ai De Stefano-Tegano. Proprio Audino, uomo dei Tegano, sarebbe stato ucciso a causa del proprio avvicinamento ai De Stefano e, in particolare, a Peppe De Stefano. E con riferimento a Crucitti, Moio lo indica come un personaggio di rilievo della 'ndrangheta, menzionando anche l'attività che il suo braccio destro, Mario Chilà, avrebbe svolto con una finanziaria (la Fin Reggio, ndi).

Il ragionamento di Moio, dunque, parte dalle dinamiche interne alla cosca Tegano: "Carmine Polimeni e Michele Crudo erano gli occhi e la bocca di Giovanni Tegano". Ma ben presto si spinge ad analizzare il contesto cittadino che, come sta cercando di dimostrare il processo "Meta", sarebbe governato dai De Stefano, dai Condello, dai Libri e, appunto dai Tegano: "A Reggio tutti devono pagare il pizzo, oppure non lavorano".

La figura di Crucitti (sempre in correlazione con quella di Audino) viene delineata anche dai collaboratori Umberto Munaò e Giovanni Battista Fracapane. Entrambi collaboratori da moltissimi anni, i due hanno comunque riferito dell'operatività di Crucitti in seno alla 'ndrangheta. I due hanno sostanzialmente confermato i verbali sottoscritti diverso tempo addietro. Il primo con riferimento all'interessamento di Crucitti rispetto all'imprenditoria, il secondo con riferimento ai lavori per la costruzione del Parco Caserta, la struttura sportiva reggina nei pressi degli Ospedali Riuniti. Questo il testo del verbale che  Fracapane, su input del pm Musolino, confermerà: "Questo è un nome (quello di Crucitti, ndi), guardi io, io penso che se è quello che dico io che mi sto diciamo andando indietro un pochettino con il tempo è una persona che è inserita nell'edilizia forse. E ora vi dico un'altra cosa che questa persona che mi sto ricordando ora veramente, deve essere pure vicino all'impresa che ha fatto il Parco Ca... con le piscine diciamo, si chiama come qualcosa Caserta, e questa persona gli ha portato, vedete ora come mi sto ricordando, la mazzetta a Giuseppe De Stefano del lavoro. Glieli portava venti milioni diciamo ogni due tre mesi. [...] Giuseppe De Stefano mi ha detto dice ha chiamato suo zio dice "non ti permettere a Giovanni di non dargli confidenza" cioè Giovanni sono io, no? e sempre un... poi parlando su altre cose mi ha detto, lui non sa ancora a me che mi ha portato i soldi del lavoro di Parco Caserta, dice il lavoro di Parco Caserta dice me li ha portati Giova...questo qua Santo Crucitti forse, che praticamente  su questa parabola non lo ha voluto dire che è un amico suo che è un parente forse di Paolo Rosario pure questo credo che sia, non lo so".