di Claudio Cordova - La deposizione del boss Pino Ficara, consegnatosi ai Carabinieri domenica mattina, è slittata al prossimo 17 luglio. All'apertura dell'udienza del processo "Reggio Sud", è stato l'avvocato Giuseppe Putortì a chiedere al Collegio presieduto da Andrea Esposito di differire l'esame dell'imputato: lo stesso avvocato Putortì che poche ore prima aveva indicato ai Carabinieri – su input del cliente – il luogo dove Ficara avrebbe trascorso la propria latitanza per ben due anni. Il procedimento, dunque, è proseguito con l'esame e il controesame di un altro degli imputati, Carmelo Iacopino, responsabile di Reggio Calabria per la ditta Bartolini, attiva su tutto il territorio nazionale nella consegna di pacchi e corrispondenza.
Iacopino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ha risposto alle domande degli avvocati Giuseppe Putortì e Francesco Calabrese, nonché a quelle del pubblico ministero Stefano Musolino. Secondo l'indagine "Reggio Sud", che ha al centro degli accertamenti proprio le attività delle famiglie Ficara e Latella, il boss Giovanni Ficara (nella foto) avrebbe messo le mani proprio sulla ditta Bartolini. Iacopino, in qualità di responsabile cittadino della ditta, avrebbe stipulato convenzioni per le consegne in determinate zone del territorio provinciale, tramite ditte e/o singoli trasportatori direttamente indicati da Giovanni Ficara anche in assenza dei requisiti oggettivi e soggettivi richiesti dalla azienda Bartolini; avrebbe inoltre provveduto al pagamento delle giornate-lavoro ai trasportatori riferibili a Ficara anche quando l'automezzo era rimasto fermo per mancanza di merce da consegnare o per altri motivi; avrebbe, infine, omesso di denunciare violazioni contrattuali e/o altre situazioni potenzialmente pregiudizievoli per i rapporti commerciali.
Vicende da cui Iacopino si è difeso con forza, talvolta con disperazione. Disperazione perché, a suo dire, il rapporto con Giovanni Ficara – descritto come un soggetto violento e iracondo – sarebbe stato di grande conflittualità e, comunque, non di certo di accordo: "Ficara mi ha distrutto a livello psicologico e fisico" ha detto Iacopino, che ha riferito di essere stato "pressato dalla mattina alla sera" dal presunto boss, che con il cugino Pino (che sarà ascoltato probabilmente il prossimo 17 luglio) entrerà in conflitto per via degli affari. Ficara sarebbe stato introdotto all'interno della Bartolini dal fidato Consolato Billari, ma ben presto sarebbero iniziati i problemi: "Mi avevano descritto Ficara come una persona pericolosa – dirà Iacopino – e devo dire che lavorare in quelle condizioni era disumano". Ficara, infatti, arriverà qualche settimana dopo l'ingresso di Billari, giunto alla Bartolini tramite la ditta Pannuti (era fidanzato con la figlia del proprietario). Ma dopo un periodo tutto sommato pacifico, a detta di Iacopino, sarebbero iniziati i problemi: Ficara sarebbe arrivato a organizzare anche una cena di fine anno parallela a quella del responsabile, per delegittimarlo. Il risultato, secondo il racconto di Iacopino, è che oltre metà dei dipendenti sceglierà di non partecipare alla cena ufficiale. Ma questi "dispetti", gli insulti, sarebbero solo la parte meno inquietante del rapporto che avrebbe caratterizzato Iacopino e Ficara: "Una volta – ricorda con inquietudine Iacopino – venne in ufficio urlando e mi puntò la pistola alla gola". Un fatto che emerge nel silenzio dell'aula, su cui, però, Iacopino non sporgerà denuncia: "Ho famiglia e ho avuto paura" ha detto il responsabile Bartolini. Una testimonianza del concreto controllo di Ficara sarebbe che, in quel periodo, siamo nel 2008, viene coinvolto in ogni evoluzione circa le attività della Bartolini, venendogli riferita qualsiasi nuova questione insorta. Proprio la fine del rapporto sentimentale di Consolato Billari con Maria Teresa Pannuti, avrebbero vita a una serie di contrasti tra Ficara e Santo Pannuti.
Secondo l'imputato, quindi, Ficara avrebbe prevaricato con minacce e violenza il rapporto: anche con riferimento alle aggiunte economiche non dovute, Iacopino affermerà di averle effettuate in seguito alle minacce. Attraverso l'attività di intercettazione telefonica, però, gli inquirenti sarebbero riusciti a verificare come Ficara abbia controllato, attraverso imprese intestate fittiziamente ad altri soggetti, tutte le attività riguardanti l'autotrasporto messo in atto dalla Bartolini. Per esempio tramite la Ecorigen 2000, intestata a Carmelo Scordo, cugino dello stesso Giovanni Ficara. La Bartolini, infatti, si serve delle proprie sedi periferiche per individuare delle ditte locali, organizzate in forma autonoma, che vengono incaricate di effettuare la consegna al domicilio del destinatario della merce. Una delle ditte locali individuate sarebbe stata proprio la Ecorigen: Scordo avrebbe dunque intrattenuto un rapporto commerciale con la Bartolini SpA in forza del quale, attraverso automezzi di sua proprietà ed utilizzando personale alle proprie dipendenze, avrebbe effettuato prestazioni a titolo oneroso, consistenti nella consegna di merci e materiali vari nelle zone e nei tempi indicati dalla Bartolini stessa.
Secondo l'imputato, invece, non vi sarebbe stata alcuna complicità, ma soltanto un rapporto di vittima e di carnefice, che Iacopino prova adesso a ribaltare, dopo aver taciuto ed essersi beccato l'imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa: "Il mio vecchio legale, l'avvocato Tommasini, non mi ha consentito di parlare con il magistrato, pur sapendo che avrei potuto chiarire la mia posizione. Mi ha consigliato di tacere per evitare problemi, anche per questo l'ho revocato".