Sono quattro le persone che vengono scarcerate dopo la sentenza d'appello del procedimento "Vento del Nord", condotto contro i presunti favoreggiatori della cosca Bellocco di Rosarno. La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha infatti operato diverse riduzioni di pena, rispetto alla sentenza di primo grado emessa dal Gup di Reggio Calabria, Tommasina Cotroneo: Carmelo Bellocco è stato condannato a dodici anni di reclusione (quattordici in primo grado), sette anni di reclusione per Maria Teresa D'Agostino (otto anni e quattro mesi in primo grado), sei anni di reclusione ciascuno per Umberto Bellocco e Rocco Gaetano Gallo (otto anni in primo grado), sei anni e quattro mesi per Antonino Scordino (otto anni e otto mesi in primo grado), due anni di reclusione ciascuno per Filippo Scordino, Elisabetta Maiolo e Angelo D'Agostino (quattro anni in primo grado), un anno e otto mesi per Annunziato Barrese (due anni in primo grado). Con l'assoluzione per un campo d'imputazione Domenico Bellocco (classe 1977) passa da dieci anni di carcere a otto anni; sorte simile anche per l'altro Domenico Bellocco (classe 1980), che rimedia una condanna a otto anni (dieci anni e quattro mesi in primo grado). Confermata la condanna a sedici mesi di reclusione per Alessandro Mercuri. Per Giuseppe Spasaro e Luigi Amante, condannati in primo grado a quattro anni di reclusione ciascuno per intestazione fittizia di beni, la Corte d'Appello ha disposto la trasmissione degli atti al pm perché il fatto contestato sarebbe diverso. Assolti Alfredo Romeo e Maria Stella Zungri (rispettivamente quattro e tre anni in primo grado), Maria Rosaria Larosa e Antonella Mirenda (sedici mesi in primo grado).
La Corte (Rosalia Gaeta presidente, Angelina Bandiera e Adriana Costabile a latere) ha dunque disposto l'immediata scarcerazione, se non detenuti per altra causa, per Filippo Scordino, Angelo D'Agostino, Maria Stella Zungri ed Elisabetta Maiolo. L'operazione si svolse, nel gennaio 2010, in sinergia tra la Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese, e la Squadra Mobile di Bologna, diretta da Fabio Bernardi. Proprio a Bologna, secondo le risultanze investigative, la cosca Bellocco avrebbe impiantato una propria "cellula", che curava, arricchendosi, ingenti giri di affari. Nell'indagine finì una delle consorterie storiche della 'ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, quella dei Bellocco. Secondo le ipotesi investigative, portate avanti dai pm Beatrice Ronchi e Giovanni Musarò, così come avvenuto a Gioia Tauro, allorquando la storica alleanza tra i Piromalli e i Molè si ruppe con l'omicidio del boss Rocco Molè, anche a Rosarno il sodalizio storico tra i Pesce e i Bellocco sarebbe in crisi. Una circostanza che sarebbe stata confermata anche dal rinvenimento di un numero abbastanza significativo di armi, che, secondo gli inquirenti, potevano essere utilizzate per il compimento di alcune azioni criminali. (ClaCor)