Pentito svela narcotraffico tra Cinquefrondi e il nord. Ricostruiti fatti di sangue 2011-2012

confstamparrestiSono dodici le persone appartenenti al clan Foriglio-Petullà di Cinquefrondi arrestate questa mattina dagli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato P.S. di Polistena. Un primo filone di indagini ha portato all'arresto di cinque persone, mentre una è riuscita a fuggire: si tratta di Giuseppe Bruzzese, classe 1992, Vincenzo Fossari, classe 1964, Pasquale Fossari, classe 1969, Bruno Fossari, classe 1971 e Salvatore Vecchiè, classe 1986. Un altro soggetto, Rocco Francesco Ieranò, classe 1972, si è sottratto all'arresto, ed è tutt'ora ricercato.
Ieranò e Bruzzese sono accusati di essere gli autori materiali dell'omicidio di Francesco Fossari, avvenuto il 2 agosto del 2011 nei pressi del cimitero di Melicucco, nonché di porto e detenzione illegale di armi.
Gli altri, invece, rispettivamente fratelli e cognato del defunto Francesco Fossari, sono stati fermati con l'accusa di essere i mandanti del tentato omicidio di Rocco Francesco Ieranò, avvenuto a Cinquefrondi il 25 luglio 2012, in risposta all'assassinio del loro congiunto.

Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dai sostituti procuratori Enzo Bucarelli e Gianluca Gelso, Bruzzese e Ieranò, dopo aver incrociato la macchina di Francesco Fossari all'altezza del cimitero di Melicucco, lo fecero scendere dal mezzo, e lo uccisero – a distanza ravvicinata – con diversi colpi di vario calibro diretti al capo e al torace.

Il movente dell'omicidio sarebbe la vendetta da parte di Bruzzese, a causa della relazione extraconiugale, che la vittima intratteneva con la sorella Antonella; sicché appare evidente come si tratti di un delitto dettato dalla necessità di ripristinare l'"onorabilità" della famiglia.

L'impianto accusatorio, oltre a reggersi saldamente su attività tecniche e tradizionali servizi di polizia giudiziaria, si basa anche su numerose incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate in sede di sommarie informazioni dai vari soggetti in ordine al movente ed all'alibi, nonché su vani tentativi di depistaggio attuati dagli indagati, fra cui la simulazione del furto dell'auto utilizzata per l'esecuzione dell'omicidio.

Ieranò, elemento di spicco della criminalità di Cinquefrondi, già vicino alle cosche storiche dei Foriglio – Petullà, aveva di recente acquisito un rilevante potere nel centro pianigiano, mettendosi a capo di un gruppo criminale di cui Giuseppe Bruzzese era sodale a tutti gli effetti.

Il tentato omicidio di Ieranò, avvenuto il 25 luglio 2012, è da ricondurre alla ritorsione della famiglia Fossari per l'omicidio del congiunto Francesco, atteso che Ierano' era l'altro killer al fianco di Bruzzese.
Dall'omicidio di Francesco Fossari ha poi preso il via un altro filone dell'indagine, questa volta sul traffico di droga di cui sarebbero responsabili le altre sei persone finite in manette, accusate di essere responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (cocaina), spaccio in concorso di ingenti quantitativi di droga, nonché porto e detenzione illegale di armi.
Le indagini, questa volta coordinate dai carabinieri, hanno consentito, per il gruppo di persone indagate, di ricostruire le fasi dell'acquisto dello stupefacente e le operazioni conseguenti al successivo trasporto della droga verso il nord Italia. Le investigazioni hanno anche documentato l'esistenza di un'associazione criminale che, dalla base operativa di Cinquefrondi, gestiva un traffico di ingenti quantità di cocaina e di armi, destinate alle province del nord Italia.
Molti degli elementi utili per l'indagine sul traffico di droga sono state rese da un collaboratore di giustizia, Carmelo Basile, arrestato poco meno di un anno fa per essere stato sorpreso con 70 grammi di cocaina addosso, che ha ammesso di aver frequentato gli ambienti in cui la cosca si muoveva per spacciare la cocaina, specie al nord Italia.
Terminate le formalità di rito, gli arrestati sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Palmi, a disposizione dell'Autorità giudiziaria procedente.