Processo "Maestro": in appello "sconti" per il contrabbando all'interno del porto di Gioia Tauro

GioiaTauro Portodi Claudio Cordova - Il dato più sorprendente è l'assoluzione ottenuta dagli avvocati Umberto Abate e Mirna Raschi, nei confronti del proprio assistito, Agostino Cosoleto, che nel primo grado del processo "Maestro" aveva rimediato otto anni di reclusione. Nel complesso sono molte le assoluzioni disposte dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria nei confronti delle persone imputate nel procedimento sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel porto di Gioia Tauro. Oltre all'assoluzione di Cosoleto, la Corte ha disposto l'assoluzione per Antonio Morabito, Rocco Nicoletta e Angelo Politanò. Gli ultimi due, in particolare, in primo grado avevano subito una condanna a otto anni di reclusione. Pena mitigata anche per Ernesto Madaffari (cinque anni di reclusione rispetto agli otto del primo grado) e Francesco Tripodi (quattro anni a fronte degli otto). Robusto "sconto" anche per Gesuale Zito, che passa dalla condanna a nove anni di reclusione a quella a due anni e otto mesi disposta dalla Corte d'Appello. Tre anni e cinque mesi ciascuno, infine, per i due coniugi di nazionalità cinese Rongrong Dai e Wanli Lin, che in primo grado avevano rimediato quattro anni e otto mesi di reclusione.

Il procedimento scaturisce dall'omonima operazione portata a termine dai Carabinieri il 22 dicembre 2009, allorquando finirono in manette una trentina di individui, ritenuti affiliati alle potenti cosche di Gioia Tauro, Molè e Piromalli, i cui rapporti, dopo decenni di alleanza, si sono pericolosamente incrinati con l'omicidio del boss Rocco Molè, freddato l'1 febbraio 2008. Nell'indagine e nel procedimento di primo grado il pubblico ministero Roberto Di Palma contestava agli imputati anche la transnazionalità dell'associazione mafiosa: decisiva, in questo senso, la condanna dei due coniugi cinesi. L'indagine, infatti, puntò il proprio focus sulla lucrosa attività di importazione all'interno del porto di Gioia Tauro, da sempre roccaforte delle 'ndrine: per ogni container, carico di merce contraffatta (per lo più articoli d'abbigliamento) sarebbero stati sborsati diversi quattrini, con un cospicuo introito anche per le cosche. Un'indagine nata nel 2006 grazie anche alla proficua collaborazione del Ros dei Carabinieri e dell'Agenzia delle Dogane, portata avanti con pervicacia sotto l'egida del pm Di Palma nonostante le difficoltà oggettive esistenti per lo Stato costretto talvolta a "infiltrarsi" nel porto di Gioia Tauro. Oltre alle ordinanze di custodia cautelare in carcere, l'operazione "Maestro" portò al sequestro di beni per 50 milioni di euro costituiti dalle società di import-export e dall'albergo Villa Vecchia. Proprio con riferimento alla vicenda dell'hotel, emerse la figura di Cosimo Virgiglio, che, con le sue dichiarazioni fornirà diversi particolari utili all'impianto accusatorio. Virgiglio, titolare della Cargo Service, attiva nel porto, trasformò la società in Virgiglio Receptivity, iniziando a occuparsi del settore alberghiero. Proprio la conoscenza col boss Rocco Molè avrebbe portato l'uomo, interessato all'acquisizione dell'hotel, sito nel Comune di Monte Porzio Catone, in provincia di Roma, a diventare il prestanome di Molè, che, nel frattempo aveva soggiornato presso la struttura, divenendone interessato. In primo grado Virgiglio subirà la condanna a due anni e sei mesi di reclusione.