di Claudio Cordova - Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Sara Amerio, ha chiuso le indagini nei confronti dei fratelli Luciano e Antonino Lo Giudice e dell'armiere del clan, Antonio Cortese, contestando il reato di estorsione nei confronti dell'imprenditore reggino Santo Cuzzola.
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I fatti risalgono a quattordici anni fa: nel dicembre 2005, infatti, verrà confezionato e collocato un ordigno rudimentale sotto la casa di Santo Cuzzola, titolare di alcuni negozi di ottica a Reggio Calabria e successivamente coinvolto in indagini giudiziarie. Così, Cuzzola sarebbe stato costretto a mantenere rapporti economico-criminali con la cosca Lo Giudice e gli sarebbe stato impedito di mantenere rapporti economico-imprenditoriali svincolati dal rapporto con Luciano e Antonino Lo Giudice, in particolare. Sarebbero loro, infatti i mandanti del gesto e lo stesso Nino Lo Giudice avrebbe piazzato materialmente l'ordigno insieme all'esperto Cortese.
E così i Lo Giudice avrebbero potuto in seguito beneficiare dell'appoggio diretto dello stesso Pasquale Condello, il "Supremo" della 'ndrangheta, presentato a Cuzzola proprio dai Lo Giudice, nell'occasione del favoreggiamento della latitanza del "Supremo", ospitato per un certo periodo da Cuzzola in un immobile a lui riconducibile nella zona degli Ospedali Riuniti.
Un gesto che per il pm Sara Amerio è aggravato dalle modalità mafiose e dall'utilizzo di esplosivi.
Antonino Lo Giudice, il "Nano", era considerato a capo del clan, fino al momento dell'arresto e alla successiva scelta di collaborare con la giustizia. Dalle sue dichiarazioni verrà fuori la galassia relazionale del fratello Luciano, considerato l'anima imprenditoriale della cosca: rapporti con imprenditori, professionisti, membri delle forze dell'ordine, ma anche con magistrati. La vicenda Cuzzola, quindi, avrebbe permesso alla cosca di procurarsi l'ingiusto profitto consistente nella possibilità di sfruttare il rapporto privilegiato con Cuzzola, quale imprenditore dal volto apparentemente "pulito": così sarebbero state perfezionate operazioni finanziarie riservate, finalizzate a mantenere inalterata la loro capacità economica, come avvenuto in relazione agli oltre 360mila euro negoziati mediante assegni emessi o girati da Cuzzola in favore di Luciano Lo Giudice, in epoca successiva all'attentato.