Reggio, processo "Barracuda": oltre 120 anni di carcere per le rapine in danno degli anziani

reggiocalabria aulabunkerdi Claudio Cordova - Sono pene esemplari quelle comminate nei confronti degli imputati del procedimento "Barracuda", scaturito da un'operazione dei Carabinieri contro alcune persone accusate di avere fatto parte di un'organizzazione criminale che si occupava delle rapine ai danni di anziani soli in casa. La sentenza accoglie in pieno l'impianto accusatorio portato avanti dal pubblico ministero Paolo Sirleo, che alcune settimane fa aveva chiesto condanne durissime per gli imputati.

Stangata doveva essere e stangata è stata.

Nel dettaglio, Carmelo Calù è stato condannato a quattordici anni e sei mesi di reclusione, Fabio Calù a vent'anni di reclusione, Antonio Caracciolo a ventidue anni e nove mesi, Domenico Palmisano a ventisei anni e nove mesi, Mirko Falcomatà a cinque anni di prigione, Salvatore Bonura a undici anni, Demetrio Monorchio a tredici anni e tre mesi, Giovanni Bellantoni a undici anni e sei mesi.

In tutto oltre centoventi anni di galera. Per tutte le persone che hanno ricevuto la custodia cautelare ai tempi del blitz, c'è l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alle rapine agli anziani, rapina aggravata, lesioni aggravate e sequestro di persona.

Il gruppo è accusato di aver perpetrato nel corso del 2010, una serie di rapine nelle abitazioni, prevalentemente di persone anziane. Azioni crudeli e violente, quelle che l'associazione avrebbe messo in atto, non risparmiando le vittime, nonostante l'età avanzata. Un'organizzazione molto ben strutturata, in cui, secondo le indagini svolte dai militari dell'Arma, ciascun membro avrebbe avuto il proprio ruolo. Nel dettaglio sarebbero stati proprio i due fratelli Carmelo e Fabio Calù a guidare il sodalizio criminale, mentre Caracciolo sarebbe stato il leader operativo del gruppo.

Le vittime preferite, secondo quanto accertato dai Carabinieri, erano in particolare anziani che vivevano da soli o, al massimo, con il supporto di un'unica badante. Facile, quindi, per il gruppo avere la meglio una volta penetrati in casa con un qualsiasi pretesto. A quel punto, infatti, le vittime sarebbero state imbavagliate e immobilizzate, in modo tale da non poter abbozzare neanche una minima reazione. E allora sarebbe scattata l'incetta di ogni tipo di bene, tra cui soldi, ma anche oggetti e preziosi. Un'indagine che ha avuto un esito positivo anche grazie alle intercettazioni captate dai Carabinieri, in cui gli artefici delle rapine commentavano tra loro le violenze messe in atto e le modalità con cui il colpo sarebbe poi andato a buon fine.