Reggio, Stefano Morabito ("La Cosa Pubblica") attacca: "Bilanci poco trasparenti e continuità col passato nella gestione dei servizi"

conferenzastefanomorabitodi Simone Carullo - "Silenti noi non saremo", lo ha affermato Stefano Morabito, portavoce dell'Associazione "La Cosa Pubblica", durante il dibattito aperto tenutosi ieri al Cinema Dopolavoro Ferroviario di Reggio Calabria, e moderato da Piero Gaeta (Gazzetta del Sud), in cui sono stati dibattuti i delicati temi delle finanze comunali e dei servizi pubblici.

Un'operazione verità che "sopperisce" alla mancanza di trasparenza da parte della Giunta comunale che negli anni è sempre stata sorda alle richieste di confronto su questi ed altri temi cruciali.

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Durante l'intervento di apretura, Morabito ha sottolineato come, nel corso delle ultime consiliature, vi sia stata una sorta di "strana convergenza", in un clima di "falsa litigiosità", tra le politiche e le decisioni prese dalle diverse fazioni politiche in temi di gestione dei servizi ed esternalizzazioni. Società partecipate o miste, in house o private come AVR, da Falcomatà padre a Falcomatà figlio, passando per Scopelliti, sulla cui "Mala Gestio" si è appena espressa la magistratura, hanno fomentato clientele, prodotto dinamiche ricattatorie attraverso lo strumento del lavoro, alimentato interessi criminali, creato sistemi di potere, ma soprattutto hanno di gran lunga peggiorato la qualità dei servizi (anche a causa della debolezza dei controlli).

"Oggi, di fronte al disastro di AVR – ha affermato il portavoce de "La Cosa Pubblica" – il sindaco Falcomatà ha in mente una "rivoluzione", ovvero costituire una società in house. Ma per fare questo ha bisogno di tempo, e quindi ha già dichiarato che procederà alla proroga della concessione ad AVR che, ricordiamo, lavora già in deroga da anni non avendo vinto il bando per la raccolta differenziata, ma solo quello per l'indifferenziata".

Tuttavia, secondo la "Cosa Pubblica", le "strane convergenze" si riscontrano ogni volta che sono a rischio gli interessi di una certa élite o classe dirigente, "che non brilla né per trasparenza né per senso della giustizia". Segnali di queste convergenze sarebbero da ricercare in quel "Manifesto dei 500 (del 2012)" che si opponeva allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, documento che si caratterizzava per la sua trasversalità avendo raccolto l'adesione di politici e professionisti tanto da sinistra quanto da destra, così come la strenua lotta per evitare il dissesto del Comune.

"Con il pretesto di salvaguardare l'interesse dei cittadini si è evitato il dissesto condannando la collettività al pagamento delle imposte al massimo delle aliquote per vent'anni". Tuttavia, come bene ha spiegato lo stesso Morabito, il dissesto è già una procedura prevista dalla legge atta a salvaguardare l'ente ed emanciparlo dai debiti.

"Se i commissari prefettizi avessero dichiarato il dissesto a questo punto ne saremmo già usciti". Pertanto, non sarebbero stati gli interessi dei reggini ad essere tutelati, ma bensì gli interessi dei creditori del Comune stabilendo, così, una discriminazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, quelli che pagano le tasse e che le pagheranno al massimo per decenni.

Parimenti, non c'è stata una vera opera di trasparenza da parte della Giunta per rendere noto alla collettività a chi dovessimo quel debito che ci attanaglia, per quali opere, per quali servizi, per quali consulenze...

E sempre in tema di "strane convergenze", secondo "La Cosa Pubblica", non può non essere sottolineata la frettolosità, e la grave assenza di dibattito democratico in seno al Consiglio comunale caratteristica dell'impalpabile azione di controllo della minoranza, con cui è stato approvato il bilancio e sulla cui sostenibilità finanziaria e trasparenza la Corte dei Conti avanza dei pesanti interrogativi. Bilanci discussi in fretta così come in fretta era stato approvato lo "spalmamento" del debito del Comune a trent'anni, dichiarato incostituzionale dalla stessa Corte Costituzionale.

Dal desolante quadro denunciato da Morabito emerge dunque la compartecipazione, oltre che la totale sovrapponibilità delle scelte politiche, fra le amministrazioni di centro destra e quelle di centro sinistra. L'esempio più lampante di questa specularità si trova "nella pratica della gestione dei servizi comunali attraverso il ricorso a società private come l'Avr, che hanno determinato un aumento dei costi del servizio, ed a gestioni para-private come le società in house".

Ad una domanda diretta del moderatore Piero Gaeta su un'eventuale discesa in campo, Stefano Morabito, già candidato sindaco per "Un'altra Reggio", ha risposto che "i programmi vengono prima delle candidature e che l'impegno dell'Associazione si concentra alla costruzione di una città più consapevole e giusta, dove non ci sono cittadini surclassati dalle tasse in assenza di servizi e imprenditori che si arricchiscono facendo affari col Comune".