Processo "Konta Korion": chiesti circa 250 anni di carcere per la 'ndrangheta di Condofuri (RC)

reggiocalabria aulabunkerdi Claudio Cordova - Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria ha chiesto la condanna di tutti gli imputati nel procedimento "Konta Korion", che vede alla sbarra i presunti affiliati alle cosche di Condofuri: un'indagine che porterà anche allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Al termine della propria requisitoria, il rappresentante dell'accusa ha invocato pene severe per le persone coinvolte, una cinquantina in tutto, per un totale di circa duecentocinquanta anni di carcere complessivi. Il pm de Bernardo ha infatti chiesto diciotto anni di reclusione per Ernesto Pontari, quattordici anni per Concetto Manti e dodici per Pietro Miceli e Filippo Rodà, ex assessore comunale. Nove anni di reclusione ciascuno sono stati richiesti, invece, per Giuseppe Poerio e Antonio Nucera. Richiesta di otto anni di carcere ciascuno per Filippo Altomonte, Giovanni Altomonte, Leone Caridi, Francesco Gurnari, Pasquale Modaffari, Carmelo Modaffari, Giuseppe Nucera, Tommaso Ollio e Claudio Sottile. Sette anni di reclusione richiesti per Domenico Caridi, mentre sei anni di galera sono stati invocati per Tommaso Miceli senior. Un anno in meno, cinque anni di reclusione, è invece la richiesta avanzata per Tommaso Miceli junior. Identica richiesta anche per Bruno Bertone e Leonardo Occhibelli. Quattro anni di reclusione ciascuno sono stati richiesti invece per Filippo Guglielmini, Caterina Iriti e Massimo Nucera, mentre tre anni sono stati chiesti per Pietro D'Aguì, Pietro Praticò, Domenico Stelitano, Leone Violi.

Oltre ai reati di natura mafiosa, il pm De Bernardo contesta a un folto gruppo di persone il reato di turbativa d'asta. Per questo, per una trentina di imputati, la pena richiesta è la medesima, due anni e sei mesi di reclusione: Gianfranco Aquino, Pietro Bertuca, Roberto Caratozzolo, Francesco Cataldo, Angelo Cosentino, Piero Ferrari, Antonio Grasso, Giovanni Gullì, Giuseppe Gurnari, Rocco Antonio Ieropoli, Pio Ligato, Vincenzo Marra, Francesco Marzano, Daniele Marcello Nucera, Francesco Pangallo, Giuseppe Perrone, Barbara Rinaldo, Giacomo Scattareggia, Giuseppe Scattareggia, Marco Siciliano, Massimo Siciliano, Calogero Terragana, Francesco Timpano, Michele Timpano, Demetrio Tripodi, Bruno Zappavigna ed Ernesto Zappavigna.

L'indagine dei sostituti procuratori della Dda, Antonio De Bernardo e Federico Perrone Capano, mise nel mirino la cosca Rodà-Casile, che avrebbe condizionato, illecitamente, le attività del Comune di Condofuri. Un'attività investigativa, svolta in parallelo dal Commissariato Condofuri e dai Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo: per questo l'indagine, oltre al nome "Konta Korion" (antica denominazione di Condofuri), è nota anche come "Parola d'onore". Nel blitz finì in manette anche l'assessore Filippo Rodà, che sarebbe stato il referente politico della cosca. L'organizzazione mafiosa individuata dagli inquirenti avrebbe mantenuto solidi rapporti anche con le altre cosche della zona ionica reggina, in particolare quelle facenti capo alle 'ndrine Morabito-Bruzzaniti-Palamara di Africo, Maesano-Pangallo-Zavettieri di Roghudi-Roccaforte del Greco, Paviglianiti di San Lorenzo, Vadalà e Talia di Bova Marina.

Oltre agli interessi negli appalti e, in generale, nelle attività del Comune di Condofuri, emerse anche l'attività di taglieggiamento nei confronti dei commercianti del paese, nonché l'infiltrazione all'interno delle ditte, soprattutto con riferimento al settore del movimento terra. Ma l'inchiesta ha offerto anche uno spaccato assai significativo delle gerarchie di 'ndrangheta, con la suddivisione in "società maggiore" e "società minore" e di quella che è la mentalità degli affiliati. Assai emblematica è una frase intercettata, in cui uno dei vertici che, spiegando il suo rifiuto al "battesimo" di un giovane picciotto che era stato nel Corpo delle Capitanerie di porto, dice ad un altro affiliato: "Già ha sbagliato per quello che ha fatto. Uno che va nella capitaneria e firma per due anni, quando si congeda automaticamente lo devono graduare, diventa sergente o caporale. I gradi solo nella 'ndrangheta ci sono".