di Claudio Cordova - Ci sono tutti o quasi. C'è Peppe De Stefano, c'è Dimitri De Stefano, c'è Paolo Rosario De Stefano (già Caponera). Ci sono i defunti "compari" Paolo e Giorgio De Stefano. I discorsi di Giovanni Ficara e Peppe Pelle abbracciano a la quasi totalità della famiglia di Archi, quella che, più di molte altre, avrebbe contribuito alla modernizzazione della 'ndrangheta.
A riferire delle conversazioni tra Ficara e Pelle (nella casa di quest'ultimo, a Bovalino) è il Colonnello dei Carabinieri, Stefano Russo, ripercorrendo le intercettazioni acquisite nell'ambito dell'indagine "Reale", curata nel periodo in cui ha guidato il Raggruppamento Operativo Speciale di Reggio Calabria. L'ufficiale, attualmente in servizio al Ros di Roma, ha deposto nell'ambito del processo "Meta", proprio per fornire al Collegio presieduto da Silvana Grasso dettagli significativi sull'importanza che la famiglia De Stefano avrebbe all'interno della 'ndrangheta.
La casa di Pelle, discendente della storica famiglia dei "Gambazza", sarebbe stata una delle più frequentate della 'ndrangheta: al suo interno sfileranno diversi candidati politici, tra cui l'ex consigliere regionale Santi Zappalà, ma anche Giovanni Zumbo, il commercialista-spione che avrebbe informato i boss di delicati particolari d'indagine: "Non ci sono prove di contenuti alterati nelle conversazioni captate a casa Pelle" dice il Colonnello Russo, rispondendo alle domande del pubblico ministero Giuseppe Lombardo. Nel dettaglio, secondo il racconto di Russo, Zappalà sarebbe stato appoggiato dal punto di vista elettorale dai tre mandamenti della Provincia (intesa in senso criminale) di Reggio Calabria: quello ionico, quello tirrenico e quello cittadino. Zumbo, invece, avrebbe avuto uno stretto rapporto proprio con i De Stefano, con cui avrebbe trascorsi lunghi periodi nella giovinezza.
E all'interno della casa di Peppe Pelle, uno degli argomenti affrontati sarà proprio quello relativo alle dinamiche interne alle cosche reggine, in particolare ai De Stefano e ai Tegano. Giovanni Ficara, infatti, preoccupato da possibili guai causati dai cattivi rapporti con il cugino Pino Ficara, si avvicinerà a Pelle, portando come "biglietto da visita", tanto le confidenze di Giovanni Zumbo, quanto i presunti rapporti con De Stefano: "Ficara dice di avere il San Giovanni con i De Stefano" racconta il Colonnello Russo. "San Giovanni" inteso come comparaggio, ma, in senso lato, anche come grande vicinanza criminale.
Proprio a questo punto, Giovanni Ficara elencherà i personaggi principali della famiglia De Stefano: da Demetrio (Dimitri) "figlio di compare Paolo" a Paolo Rosario "figlio illegittimo di compare Giorgio". Rispondendo anche alle domande degli avvocati Marco Panella e Francesco Calabrese, il Colonnello Russo ripercorrerà anche i giudizi che Ficara darà sui fratelli di Peppe De Stefano, che non si interesserebbero particolarmente alle dinamiche criminali o, comunque, sarebbero messi da parte: "Non sono come a lui" dice Ficara in una conversazione intercettata. Pur non emergendo, nei colloqui in casa Pelle, la figura di "Capocrimine" (che Peppe De Stefano avrebbe ricevuto in carcere nei primi anni 2000), il Colonnello Russo afferma con certezza: "I De Stefano fanno parte della 'ndrangheta unitaria". E nella 'ndrangheta, quindi, sarebbero ai vertici: Ficara, infatti, afferma di fare affidamento a famiglie più potenti della sua. Sulla ionica i Pelle, sulla città sui De Stefano: "Anche per un mal di testa andiamo da loro" dice.
Così, dunque, si spiegherebbe il ruolo egemone della famiglia di Archi che, nell'impostazione del pm Lombardo, sarebbe al vertice del "direttorio" di cui farebbero parte anche i Condello, i Libri e i Tegano.
A proposito dei Tegano.
C'è spazio anche per l'altra grande famiglia legata ai De Stefano nei discorsi di Ficara a Pelle. Ficara, infatti, dirà che in giro non c'è più nessuno con la caratura criminale adatta a governare e che, invece, sarebbero rimasti solo i giovanotti "tutto fumo e niente arrosto". E siccome, come dice lo stesso Ficara, "il fumo lo porta via il vento", per dirimere alcune controversie interne al clan sarebbe dovuto intervenire addirittura "compare Gianni", ossia Giovanni Tegano.
Del resto, quando fu arrestato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, fuori dalla Questura qualcuno gridava "uomo di pace"...