di Claudio Cordova - Le richieste dei sostituti procuratori della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Musarò e Roberto Di Palma, vengono accolte da imputati e pubblico da urla di disperazione e scene da tragedia greca. Al termine di diverse udienze di requisitoria, infatti, i due rappresentanti dell'accusa hanno chiesto circa 300 anni di carcere svariati ergastoli sulle famiglie Gallico, Bruzzise, Morgante e Sciglitano, che avrebbero condizionato i lavori dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria nei tratti riguardanti la Piana di Gioia Tauro.
Oltre agli appalti, però, il processo che si celebra infatti al cospetto della Corte d'Assise di Palmi, ha cercato di ricostruire una serie di omicidi, avvenuti proprio per l'egemonia sui macrolotti dell'autostrada, per i quali i pm Musarò e Di Palma hanno chiesto svariati ergastoli: Antonio Cilona, Antonino Gallico, Domenico Gallico, Giuseppe Gallico, Lucia Giuseppa Morgante, Salvatore Morgante, Carmine Demetrio Santaiti.
Nel complesso, Musarò e Di Palma hanno invocato 4 anni di reclusione ciascuno per Oscar Barbaro, Domenico Vincenzo Campagna, Antonino Campagna, 3 anni per Maria Ditto, 23 anni di reclusione per Antonio Bruzzise, 30 anni ciascuno per Carmelo e Giuseppe Bruzzise, 9 anni ciascuno per Fortunata ed Elena Bruzzise, 12 anni per Giovanni Bruzzise, 17 anni e 6 mesi per Vincenzo Bruzzise e, ancora, 10 anni per Vincenzo Cambareri, 8 anni per Roberto Caratozzolo, 26 anni e 6 mesi per Antonio Ciappina, 16 anni per Antonio Costa, 13 anni per Antonio Costantino, 14 anni per Francesco Cutrì, 15 anni per Carmine Gaglioti, 14 anni per Mariangela Gaglioti, 18 anni per Rocco Salvatore Gaglioti, 6 anni per Pasquale Galimi e 16 anni per Vincenzo Galimi. E poi le richieste per i membri della famiglia Gallico, 30 anni per Rocco Gallico e 27 per Teresa Gallico. Pene durissime richieste anche per Matteo Gramuglia (18 anni e 6 mesi), Vincenzo Gramuglia (14 anni), Alfredo Morabito (16 anni e 6 mesi), Filippo Morgante (25 anni e 6 mesi), Vincenzo Oliviero (18 anni). I pm Musarò e Di Palma hanno infine chiesto la condanna a 4 anni di reclusione ciascuno per Pasquale Mattini, Placido Morgante, a 5 anni e 6 mesi per Giuseppe Papasergi, 4 anni per Fortunato Princi, 12 anni per Diego Rao, 18 anni e 6 mesi per Carmelo Sciglitano, 24 anni per Domenico Sciglitano, 16 anni e 6 mesi per Vincenzo Sciglitano, 19 anni e 6 mesi per Maria Carmela Surace e 9 anni per Vincenza Surace.
Il processo vede alla sbarra i vertici dei clan Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano di Palmi, e i Bruzzise-Parrello del "locale" di Barritteri e Seminara. Lavori sulla A3, omicidi di mafia, ma anche estorsioni e violenze nei confronti di chiunque si rapportasse con le cosche. Secondo le indagini della Dda, le famiglie della Piana intascavano la tangente del 3% sul capitolato d'appalto dei lavori della Salerno Reggio Calabria: si tratta della cosiddetta tassa di "sicurezza sui cantieri". Somme non indifferenti che il Contraente Generale (il Consorzio Scilla, formato da Impregilo S.p.a. e Condotte S.p.a.) avrebbe versato ai rappresentanti della 'ndrangheta, i quali a loro volta provvedevano a ripartire le quote ai vari rappresentanti delle 'ndrine legittimate alla spartizione. Un controllo capillare della 'ndrangheta con una chiara divisione della A3 in zone di competenza, con riferimento ai territori "amministrati" dalle varie cosche.
Per questo, dunque, le richieste dei pm Musarò e Di Palma sono state durissime. I due magistrati hanno anche chiesto la trasmissione degli atti per falsa testimonianza nei confronti dell'ingegnere Giancarlo Sales (dirigente di Condotte), nonché per Gregorio Porretta e Letterio Galletta. I due pm hanno anche chiesto l'isolamento per le persone destinatarie della richiesta di ergastolo, nonchè la confisca di ciò che è sottosequestro (nonchè della lavanderia Italia, attualmente non sotto sequestro). Infine è stata richiesta, al termine della condanna, o la libertà vigilata o la permanenza in una casa di lavoro. Il processo è stato aggiornato al prossimo 14 maggio, allorquando inizierà la girandola delle arringhe difensive per evitare una pioggia di anni di carcere sulle famiglie mafiose della Piana.
Altrimenti le urla diventeranno ancor più assordanti e dagli occhi fuoriusciranno fiumi di lacrime.