Reggio, Raco e Surace assolti per non aver commesso il fatto

Assolti per non aver commesso il fatto: questa la sentenza pronunciata, lo scorso 9 aprile, dal Tribunale di Reggio Calabria nell'ambito del procedimento penale a carico di Maria Raco, infermiera addetta alla ricezione delle chiamate di emergenza presso l'Asp di Reggio Calabria S. U. E. M (Servizio Urgenza Emergenza Medica e Centrale Operativa Provinciale) 118, accusata, unitamente al dott. Antonio Marcello Surace, medico di guardia, anch'egli assolto, di aver negato soccorso a un uomo colto da infarto. La vicenda, abbastanza nota, avendo avuto grande eco su taluni organi di stampa, risale a qualche anno fa: l'infermiera, difesa dall'avvocato Annunziato Denisi, ed il dottore Suraci, difeso dall'avv. Corrado Politi, erano stati rinviati a giudizio nel 2015 perché, secondo il giudice per le indagini preliminari, il 17 novembre del 2011, dopo aver ricevuto telefonicamente la richiesta di invio di un'ambulanza per trasportare in pronto soccorso Domenico Zema, colpito nella notte da forti dolori al torace e al braccio, avrebbero omesso di disporre l'immediato inoltro del mezzo presso il domicilio del summenzionato paziente, attestando, altresì, falsamente fatti dei quali l'atto era destinato a provare la verità; in particolare, secondo il gip, avrebbe omesso di annotare e archiviare nel registro informatizzato e nelle schede cartacee, in dotazione al predetto Servizio, i dati aventi a oggetto la chiamata di emergenza, effettuata dalla figlia dello Zema, e la relativa richiesta d'intervento, con "manipolazione" delle registrazioni dei messaggi di ascolto, successivamente agli articoli apparsi sui media. Sospetto, questo, confutato efficacemente dalla difesa, e che, infine, è stato indiscutibilmente smentito dalla testimonianza di un ispettore della Polizia Scientifica, che, successivamente agli accertamenti del caso, effettuati presso i laboratori della Sede Centrale di Roma, ha attestato l'assoluta integrità dei nastri del sistema di registrazione delle telefonate pervenute al 118 di Reggio Calabria nell'arco temporale in cui sarebbe avvenuta la chiamata di emergenza in questione, confermando, in tal modo le tesi sostenute dalla difesa degli imputati.

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