Pasquale Tripodi sferza Scopelliti sull'ospedale di Melito Porto Salvo. E attacca la dirigenza dell'Asp: "Non ha requisiti ex lege"

tripodipasquale confospedalemelitodi Valeria Guarniera - Ha parlato chiaro questa mattina Pasquale Tripodi – consigliere regionale e medico del "Tiberio Evoli" l'ospedale di Melito Porto Salvo – in occasione della conferenza stampa che si è tenuta nell'Aula "Giuditta Levato" di Palazzo Campanella, a Reggio Calabria. Al centro dell'attenzione la sanità calabrese e, in particolare, la situazione che vede al collasso l'ospedale di Melito, in bilico tra accorpamento e possibile chiusura di una struttura di fondamentale importanza per il territorio. Presenti in Aula, a dimostrazione che l'occhio della comunità è vigile e osserva attentamente la situazione, alcuni rappresentanti del Comitato "Mamme per un futuro di Melito,  Comitato Civico "Pro Condofuri" e del Gruppo "Melito Futura", protagonisti, nei mesi scorsi, di significative proteste.

Un fuoco, quello acceso, che i comizi da campagna elettorale – con le promesse fatte lo scorso febbraio – hanno tentato di spegnere. Inutilmente, considerando che le stesse promesse sono state disattese e le parole lasciate al vento. Un fuoco che continua a covare sotto la cenere di una sanità che, come ha affermato lo stesso Tripodi, "è profondamente in crisi: la fotografia è quella di un ospedale allo sbando. Chi deve amministrare la sanità è sordo: basta con i giri di parole – ha ribadito il consigliere – di chi dice una cosa e poi ne fa un'altra. Faccio un appello a  Giuseppe Scopelliti, Governatore della Calabria e Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro della sanità – perché dia delle risposte qualificate alle domande che il mondo della sanità pone. Bisogna utilizzare le poche risorse disponibili per la  formazione di un'offerta sanitaria adeguata – ha continuato – e colmare la mancanza di programmazione  lavorando  ad un nuovo piano sanitario: ancora oggi si fa riferimento a quello del 2002/2004. Occorre razionalizzare per restituire alla Calabria una situazione di normalità. La sanità deve garantire costituzionalmente il diritto alla salute del cittadino e il Presidente della nostra Regione deve assumersi la responsabilità di un percorso virtuoso che ci faccia uscire dall'emergenza: risparmiare và bene, ma non a scapito delle persone".

Non garantire un presidio ospedaliero già esistente non fa altro che aggravare la  profonda crisi già in atto, mettendo in difficoltà intere famiglie e incentivando l'emigrazione sanitaria che – và sottolineato – non tutti possono permettersi. In una Regione che paga il prezzo di una pesante eredità storica e dell'assoluta mancanza di un buon piano programmatico che tenesse conto di obiettivi, risorse e strumenti, occorrono risposte concrete. A cominciare da una dirigenza che sia in grado di portare avanti il lavoro che le viene affidato: "La dott.ssa Grazia Rosanna Squillacioti, Direttore Generale dell'ASP e Franco Sarica, Direttore Sanitario dell'azienda – ha aggiunto Tripodi in quello che è stato  vero attacco, senza tanti giri di parole e senza fare sconti a nessuno  -  non hanno i requisiti "ex lege" per ricoprire questi incarichi. Se un soggetto non è titolato a ricoprire dei ruoli – ha continuato – ne conseguono degli atti di dubbia validità: in poche parole nulli. Alcuni mesi fa – ha proseguito – una sacrosanta protesta ha sollevato il problema dell'ospedale di Melito e proprio in seguito a questo sono stati organizzati degli incontri sul territorio con 'assessore Fedele che, parlando a nome del Governatore, ha promesso che la struttura non sarebbe stata toccata. Oggi siamo di fronte ad una realtà diversa e da questo deriva il mio appello a Scopelliti. ".
Una prospettiva – quella dell'accorpamento del "Tiberio Evoli" di Melito  ai "Riuniti" di Reggio Calabria – che il consigliere  ha definito "strana e bizzarra: reparti stracolmi (come quello di ostetricia) un una struttura intasata. Una situazione che non fa altro che mettere l'utenza in uno stato di assoluto disagio".

Intanto, in quello che rischia di diventare il solito "botta e risposta" in una gara che, spesso, mira ai consensi, ci aspettiamo che qualcosa succeda. Che alle parole seguano i fatti.