di Claudio Cordova - Il pubblico ministero Roberto Di Palma ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di sei persone – tra tecnici e responsabili dell'Anas – accusati di omicidio colposo per la morte della giovane Valeria Morabito, deceduta nel giugno 2017 in un incidente stradale a Reggio Calabria. Il pm Di Palma, quindi, individua ora delle responsabilità a carico di Alberto Salutari, Nicola Nocera, Giancarlo Luongo, Stefano Liani, Giuseppe Salvatore Tonti e Giovanni Fiordaliso.
Uno solo, ma molto grave, il capo d'imputazione contestato, quello di aver concorso, con condotta colposa, alla morte della giovane Valeria Morabito, figlia del professore Carlo Morabito, noto docente dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. L'incidente si verificò intorno alle ore 20 del 7 giugno 2017 nel primo tratto dell'A2 – Autostrada del Mediterraneo (l'ex A3 Salerno-Reggio Calabria), nella carreggiata in direzione Nord, nei pressi dello svincolo di Reggio Calabria porto.
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Le indagini condotte dal pm Di Palma constano già degli accertamenti planimetrici svolti dalla Polizia Stradale, intervenuta sul luogo dell'incidente, ma anche di perizie mediche e tecniche, nonché degli interrogatori resi dalle persone sospettate. Alberto Salutari risponde nella qualità di Direttore del Centro Anas di Reggio Calabria; Nicola Nocera come Responsabile Espropri; Giancarlo Luongo come Dirigente dell'Area Progettazione e Realizzazione Lavori; Stefano Liani come Direttore presso la Direzione Progettazione e Realizzazione Lavori; Salvatore Giuseppe Tonti come Responsabile Area CT7/CT8 e, infine, Giovanni Fiordaliso, come dipendente Anas.
Secondo l'accusa, i sei, a vario titolo, avrebbero omesso di far installare, lungo il tratto autostradale, ove si verificava il sinistro, delle idonee dotazioni di sicurezza passiva dell'infrastruttura stradale e, in particolare, dell'omessa applicazione di idonee barriere di sicurezza e di ritenuta, così come previsto dal D.M. 21 giugno 2004 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La contestazione, dalla quale ora i sei potranno difendersi, parla di "negligenza, imperizia ed imprudenza".
Tutte condotte che avrebbero contribuito a non salvare la giovane Valeria dal terribile incidente che un anno e mezzo fa scosse la città, sia per le drammatiche modalità e per la giovanissima età della vittima, appena 21enne, ma anche per il fatto che il padre, il professore Carlo Morabito, è un docente molto noto a Reggio Calabria.
La famiglia è stata individuata ovviamente come parte offesa e avrà quindi diritto di costituirsi parte civile nell'eventuale procedimento penale.