'Ndrangheta a Milano, legami con la cosca Alvaro: condannato Bruno Crea. Scarcerati Giovanni Sapone e Domenico Alampi

Il Gup di Milano Manuela Accurso Tegano ha condannato Bruno Crea (difeso dall'avvocato Carlo Morace) a 5 anni e un mese, Giovanni Sapone 2 anni e 6 mesi, e Domenico Alampi a due anni e 4 mesi (difesi dagli avvocati Domenico Putrino e Caterina Albanese), alla sbarra con l'accusa di aver favorito la potente cosca degli Alvaro di Sinopoli nell'hinterland milanese.

Il pm della Dda di Milano, Bruna Albertini, alla fine di una complessa requisitoria aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati per i reati di associazione a delinquere, riciclaggio, intestazione fittizia di aziende, violazioni finanziari, con trasferimento di valori nei paesi dell'Est per oltre 8 milioni di euro. Reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

"Gli avvocati Putrino ed Albanese - si legge in una nota - con attività investigativa hanno, però, dimostrato che nessun rapporto di parentela vi fosse tra Bruno Crea e Domenico Alampi, quest'ultimo considerato il braccio destro ed operativo di Crea, mentre Sapone era l'amministratore unico e delegato di una moltitudine di società che avevano interessi nel settore edilizio, in quello dell' abbigliamento e dei rifiuti.

A differenza di quanto sostenuto dalla Dda di Milano, i legali hanno evidenziatocome la sola circostanza che Crea fosse cognato di Natale Alvaro, condannato in passato a quattro anni e nove mesi per associazione mafiosa, ed esponente della famiglia di Sinopoli, non determinasse e provasse il legame degli imputati con ambienti mafiosi".

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Con la lettura del dispositivo il Gup ha, quindi, assolto gli imputati dall'aggravante mafiosa, e "accogliendo le richieste degli avvocati Putrino ed Albanese disponeva l'immediata scarcerazione di Alampi e Sapone, che erano ristretti in regime di massima sicurezza nel carcere di Vibo Valentia".