di Simone Carullo – La notizia è di queste ore: il liceo dell'Istituto San Vincenzo de Paoli di Reggio Calabria chiude.
Sono passati tre anni e quattro mesi da quando l'intervento dei professori, a quel tempo guidati dal portavoce Saverio Pazzano e dall'allora dirigente scolastica Daniela Andreoni, scongiurò la chiusura dell'Istituto annunciato dalle "Suore della Carità di Santa Giovanna Antida".
Oggi, intorno alle 15.00, è stata indetta una riunione con tutti i genitori degli studenti per darne comunicazione. In realtà, ai genitori è stato comunicato che la situazione sarebbe al vaglio, e che insieme – dirigenti e genitori - si potrebbe cercare una soluzione (per quanto disperata) magari incrementando le rette degli studenti, quindi anche delle scuole di grado inferiore, di una percentuale che si aggira intorno al 15%. Una soluzione tampone che però difficilmente potrebbe evitare la chiusura del liceo, che sembra quasi cosa certa.
I genitori degli studenti, interpellati dai dirigenti scolastici, si sono detti "sconvolti" dalla notizia e disponibili ad accettare soluzioni di compromesso. E se qualcuno già pensa al traghettamento di intere classi in altri istituti, c'è chi – come afferma una madre durante un commosso e commovente intervento - non si da pace di perdere quello che ha definito "un porto sicuro" per il proprio figlio in difficoltà.
I professori, invece, pare siano stati avvertiti della situazione appena qualche giorno fa, comunque con colpevole ritardo poiché alcuni di loro, ignari dell'imminente chiusura, hanno rifiutato incarichi nella scuola pubblica.
Rispetto a quel luglio di tre anni fa il copione sembra ripetersi. Ancora una volta l'ente gestore lamenta un grave perdita in bilancio (circa 300.000 € annui) ed ancora una volta i conti non appaiono chiari. Innanzitutto sorge spontanea la domanda di come possa un Istituto scolastico produrre un passivo così importante a fronte degli introiti delle rette e - non da ultimo - dei finanziamenti pubblici per la scuola materna e la primaria.
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Provando a circoscrivere il discorso al solo liceo (poiché è sul liceo che pende la spada di Damocle) possiamo dire che, nell'anno scolastico 2018/2019, questo registra circa sessanta studenti, i quali pagano una retta pari a 180 € mensili. Considerando il costo degli insegnanti, che va ripartito con le classi della scuola media (in quanto questi lavorano per entrambi i gradi scolastici), di luce e di gas, risulta difficile ottenere come risultato un passivo di bilancio come quello denunciato dall'amministratore dell'Istituto.
Sessanta studenti dicevamo, diciotto dei quali iscritti in 1a classe. Mancano invece la seconda e la quarta. Questo significa che, dopo le vicissitudini del 2015, solo adesso si iniziavano a raccogliere i frutti del buon lavoro svolto in questi ultimi anni. La presenza di professori giovani, competenti e motivati; l'istituzione della mensa scolastica; di laboratori di scienza, sociologia, inglese, hanno conferito dinamismo e credibilità ad un liceo di nuovo sull'orlo della chiusura.
D'altronde, questa scelta avrà inevitabili ripercussioni sulle iscrizioni e, dunque, sui numeri dell'elementare e della media dell'Istituto, poiché è molto probabile che almeno una parte dei genitori abbia deciso di mandare i propri figli al "San Vincenzo" proprio per la sua capacità di offrire l'intero ciclo d'istruzione: dal nido al diploma.
E allora non possiamo fare a meno di citare quanto disse la prof.ssa Andreoni in quel caldo luglio di tre anni fa: "la chiusura del liceo dell'Istituto San Vincenzo rappresenta di certo una grave perdita per la città, perché - al di là degli indirizzi di studio che offre (biologico e pedagogico), esclusivi almeno per Reggio Calabria - la sua importanza nell'ambito cittadino si caratterizza per la sua peculiarità di scuola cattolica", poiché non si può negare che oggi, a Reggio Calabria (come del resto in tutto il Paese), si avverta la necessità di una scuola che, per la sua vocazione, trasmetta ai suoi studenti rigorosi valori umani ed etici.
Allo stesso modo, non si può negare che a partire dalla prossima estate la città sarà invero un pochino più povera, mancherà di una scuola storica ed il ventaglio di scelta dei licenziati della media reggina si ritroverà improvvisamente ridotto.