"Ada": condanne definitive sulla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo

melitoportosalvovista 500Definitiva la sentenza del processo al clan Iamonte di Melito Porto Salvo. La Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi avanzati dai 38 imputati che scelsero di essere processati in abbreviato. Accertate in via definitiva i reati contestati agli imputati che rispondevano, a vario titolo, di associazione mafiosa e altri gravi reati aggravati dall'aver agevolato la 'ndrangheta. Il processo è nato dalle operazione "Ada" condotta nel febbraio 2013 dai Carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ed in particolare dal pm antimafia Antonio De Bernardo, che vide finire in manette 65 persone, alcune delle quali ritenute affiliate alla 'ndrina di Melito. In particolare dalle indagini è emerso che il comprensorio del comune di Melito di Porto Salvo era interamente sotto il controllo asfittico della cosca Iamonte che, unitamente alla cosca Paviglianiti – egemone A San Lorenzo e Bagaladi – si è posta come una tra le più consolidate ed importanti organizzazioni criminali della fascia ionica della provincia reggina. Adesso quindi la Suprema Corte conferma quanto deciso dai giudici di secondo grado il 16 gennaio dello scorso anno. Dopo gli arresti dell'inchiesta "Ada" scaturirono altre due indagini ossia "Sipario" e "Replica". La prima venne portata a compimento dall'Antimafia grazie a quanto dichiarato da Giuseppe Ambrogio, uno degli arrestati del primo troncone investigativo che subito dopo il blitz dei Carabinieri decise di collaborare con gli inquirenti. Anche per la Cassazione quindi, le sue dichiarazioni sono state valutate quali "attendibili". La terza tranche delle indagini che hanno travolto il clan Iamonte ha invece riguardato l'egemonia criminale del boss Carmelo Iamonte che durante l'assenza del fratello Remingo, arrestato nella maxi-operazione "il crimine", teneva le redini della cosca. Gli Ermellini hanno confermato le condanne per entrambi e nello specifico i giudici di secondo grado comminarono a Carmelo Iamonte 13 anni di reclusione (in continuazione con un'altra condanna precedente) e a Remingo Iamonte due anni.

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Di seguito la decisione della Corte d'Appello confermata dalla Suprema Corte:

Adriano Valentino Ferrara: 1 anno e 4 mesi

Alessio Borchiero 1 anno e 6 mesi

Andrea Domenico Costarella 7 anni e 4 mesi

Angelo Minniti: 7 anni

Antonino Tripodi 9 anni

Antonio Mazzeri 7 anni e 4 mesi

Antonio Meduri: 7 anni

Bartolo Verduci (cl. '76) 6 anni e 6 mesi

Carmelo Iamonte: 13 anni (in continuazione )

Carmelo Laganà 6 anni

Consolato Meduri: 6 anni

Davide Iaria: 1 anno e 8 mesi

Domenico Nucera: 1 anno e 6 mesi e 3mila euro

Filippo Fontana: riconosciuta 12 anni (in continuazione)

Francesco Cento: sei anni e otto mesi

Francesco Fosso: 6 anni

Francesco Iamonte (cl. '80) 6 anni

Francesco Iamonte cl. '73: 3 anni e 5 mesi

Gaetano Verduci 8 anni

Giampaolo Chilà 6 anni

Giovanni Borruto 7 anni e 4 mesi

Giovanni Foti 6 anni e 6 mesi

Giovanni Gullì: 7 anni e 4 mesi

Giovanni Marino: 4 anni, 5 mesi e 10 giorni

Giovanni Minniti: 6 anni e 8 mesi

Giovanni Tripodi (cl. '82) 6 anni

Giovanni Tripodi cl. '71: 9 anni e 8 mesi

Giovanni Tripodi cl. '79: 6 anni

Giuseppe Guerrera 8 anni

Giuseppe Romeo Iaria 6 anni e 6 mesi

Leone Francesco: 6 anni e 8 mesi

Maurizio Pangallo: 4 anni, 5 mesi e 10 giorni

Natale Iamonte 6 anni

Paolo Amodeo 6 anni

Pietro Flachi: otto anni e otto mesi

Quinto Antonio Rosaci: 7 anni e 4 mesi

Remingo Iamonte: 2 anni

Salvatore Minniti: 8 anni e 8 mesi