Si chiude con cinque assoluzioni e cinque condanne il processo di secondo grado, celebrato con il rito ordinario, scaturito dall'inchiesta Erinni riguardante la faida mafiosa di Oppido Mamertina e i clan della zona. Già in primo grado la Corte d'Assise di Palmi, presieduta da Silvia Capone, aveva assolto tutti gli imputati a cui era contestata l'accusa di omicidio. Per il pm antimafia Giulia Pantano gli omicidi di Francesco Raccosta, Carmine Putrino, Vincenzo Ferraro e Vincenzo Raccosta andavano puniti con il carcere a vita. All'esito del dibattimento furono assolti ( e adesso l'assoluzione è stata confermata anche in Appello) dall'accusa di omicidio Giuseppe Ferraro ,difeso dall'avvocato Francesco Siclari, Rocco Mazzagatti, Simone Pepe (nella foto), difeso dai legali Guido Contestabile e Giovanni Piccolo, Pasquale Rustico e Domenico Scarfone (quest'ultimo difeso da Fabio D'Acunto, Nico D'Ascola e Marco Panella). Per il duplice omicidio e il sequestro di persona di Francesco Raccosta e Carmine Putrino erano accusati Rocco Mazzagatti, Domenico Scarfone, Pasquale Rustico, Giuseppe Ferraro e Simone Pepe. Quest'ultimo era ritenuto dalla Dda responsabile anche degli altri due delitti. All'esito del processo d'Appello però, anche altre accuse sono "cadute". Tra tutte spicca la decisione riguardante l'impuntato Simone Pepe condannato a sei anni di carcere, assolto dall'accusa di associazione mafiosa. In primo grado gli erano stati inflitti 15 anni. I giudici di Piazza Castello inoltre, hanno ridotto la condanna per Rocco Mazzagatti punito ora con 19 anni e 4 mesi di carcere (20 anni e 4 mesi in primo grado), per Leone Rustico condannato a 9 anni (10 anni in primo grado, per Pasquale Rustico condannato a 12 anni (13 anni e 4 mesi in primo grado). Assolto da ogni accusa, e scarcerato, Domenico Scarfone per cui in primo grado il Tribunale aveva stabilito una condanna a 10 anni di detenzione. Confermate infine dalla Corte d'Assise d'Appello la condanna per Domenico Polimeni (16 anni in primo grado) ma, anche le assoluzioni per Giuseppe Ferraro , Valerio Pepe, Silvanna Attenni e Rocco Alessandro Ruffa. I giudici inoltre, hanno stabilito che gli imputati Rocco Mazzagatti, Leone Rustico, Pasquale Rustico e Domenico Polimeni, risarciscano delle spese processuali, liquidate in tre mila euro, il comune di Oppido Mamertina, rappresentato dall'avvocato Aurelio Leuzzi.
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All'esito quindi del dibattimento di secondo grado "crollano" nuovamente le accuse di omicidio formulate dalla Dda che registra, nel contempo, anche riduzioni di pena, rispetto alla sentenza di primo grado, e una sentenza assolutoria. In particolare, anche in Appello, Simone Pepe- uno degli imputati principali del processo- non è quell' "angelo della morte" capace di dare in pasto ai maiali due uomini ancora vivi- e ucciderne altri due- bensì un giovane, cresciuto tra Roma e Oppido Mamertina a "pane e 'ndrangheta" e col vizietto della cocaina che però, non ha avuto alcun ruolo nella lunga faida intercorsa nel 2012 nel piccolo centro della Piana di Gioia Tauro. Già all'esito del primo grado la Corte d'Assise di Palmi aveva sposato la tesi difensiv, nonostante le intercettazioni in cui Pepe si "vantava", con un amico , dei fatti di sangue a cui avrebbe partecipato durante la faida. Pepe aveva spiegato nei particolari come sarebbero stati rapiti, uccisi e dati in pasto ai maiali i due esponenti del clan rivale Francesco Raccosta e Carmine Putrino. Ma sul punto i giudici, in sentenza, avevano scritto che dall'istruttoria dibattimentale è stata "smentita l'autenticità del narrato del Pepe" e quindi deve pertanto concludersi che non già di confessione si possa parlare bensì di invenzione del Pepe per fini di millanteria». Resta quindi- al momento- senza colpevoli la faida di Oppido Mamertina.