Un'indagine avviata nel 2016, con il coordinamento della Procura reggina, che ha portato all'arresto di sette persone, poste ai domiciliari - Francesco Repaci, di 70 anni, Pasquale Repaci (41), Giuseppe Gagliostro (55), Angelo Barilla'(46), Rocco Costantino (60), Giovanni Porpiglia (27) e Demetrio Labate (61) - oltre all'obbligo di dimora per Domenica Siclari, di 59 anni, unica donna del gruppo. In particolare il sistema messo in atto dalla banda ha consentito ai bracconieri di catturare, per ogni postazione, non meno di 200 o 300 esemplari al giorno per un valore sul mercato clandestino oscillante a seconda della specie dai 25 ai 100 euro. Le attività investigative condotte dai militari sull'Aspromonte e su altre aree protette del territorio nazionale, hanno permesso di delineare il "modus operandi" dell'organizzazione. Gli indagati, ad esempio, dopo avere individuato le zone con maggior presenza di uccelli, generalmente vicine a corsi d'acqua, le hanno ricoperte di mangime per abituare le prede a frequentarle. Quindi, hanno posizionato in gabbie chiuse volatili della stessa specie o richiami acustici per poi installare le reti da uccellagione. Delineata anche la natura "imprenditoriale" dell'organizzazione anche in relazione alle ingenti risorse utilizzate per l'acquisto di grandi quantitativi di mangime e l'impiego di ore di lavoro per raggiungere le zone, percorrendo anche 400/500 chilometri al giorno per sopralluoghi, posizionamenti e catture. Considerando che solo nel 2016 sono stati posti sotto sequestro circa 13 mila esemplari di avifauna protetta, viva e morta, il volume d'affari annuo generato sul mercato per gli esemplari posti in commercio è stimabile in un milione di euro.
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