di Claudio Cordova - C'è la figura di Cosimo Alvaro al centro dell'udienza del procedimento "Meta", in corso a Reggio Calabria. Dopo la lunga serie di udienze dedicate ai collaboratori di giustizia, infatti, il sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Lombardo, ha citato Demetrio Condello (imputato nel procedimento, ma nel troncone abbreviato) e Natale Bueti, coinvolto nelle indagini. E se il primo si è avvalso della facoltà di non rispondere, il secondo ha risposto alle domande del pm Lombardo e dell'avvocato Rocco Tallarida, sostituto processuale dell'avvocato Giuseppe Putortì, difensore proprio di Alvaro.
La testimonianza di Bueti, dunque, ha ripercorso quanto l'uomo aveva affermato, nel luglio 2010, al pubblico ministero. Le presunte ingerenze nel lido Calajunco, nel locale Pashà e nella casa di cura Villa Speranza dell'uomo venuto da Sinopoli per fare affari sotto i vessilli della 'ndrangheta.
Tanti i "non ricordo" di Bueti, che con Alvaro, ma anche con Rocco Palermo, ex sindaco di San Procopio, anch'egli imputato nel procedimento, avrebbe avuto un rapporto piuttosto costante. I tre, infatti, sarebbero stati attivi all'interno della clinica Villa Speranza: "Alvaro era assunto come ragioniere, veniva spesso, molto meno Rocco Palermo" dice Bueti al pm Lombardo. Tanto sulla casa di cura, quanto sui locali Pashà e Calajunco, Alvaro – secondo l'accusa – avrebbe messo le mani: "Alvaro mi diceva che avrebbero aperto il Pashà – ricorda Bueti – che c'erano inoltre Gianluca Cotroneo e Giovanni Canale che erano due bravi ragazzi". Su specifica domanda del pubblico ministero Lombardo, Bueti affermerà però di non ricordare di eventuali riferimenti o interessamenti politici per la casa di riposo.
Quanto al Calajunco – dove Bueti – lavorerà per un determinato periodo, il testimone assistito escluderà una presenza costante di Alvaro all'interno del lido-discoteca che, secondo l'accusa, sarebbe stato solo formalmente nella disponibilità di Salvatore Mazzitelli, il "Barone", presunto prestanome proprio del boss di Sinopoli.
Un'udienza molto più breve rispetto al solito, ma secondo l'elenco del pm mancano ancora un centinaio di testimoni da ascoltare solo da parte dell'accusa. Il dibattimento, dunque, si profila ancora assai lungo: nel processo, infatti, sono imputati i principali capimafia della città, coloro che avrebbero formato un "direttorio" capace di abbandonare i vecchi contrasti per la spartizione degli affari reggini. Nel corso della prossima udienza, prevista per l'8 marzo, dovrebbero sfilare in aula una decina di Carabinieri che hanno condotto le indagini redigendo le informative necessarie all'inchiesta.