Ridotta in appello la condanna per l'ex consigliere regionale Santi Zappalà

zappala santi arrestodi Claudio Cordova - C'è la riduzione di pena – da quattro anni a due anni e otto mesi – ma non, al momento, la scarcerazione. Santi Zappalà sorride a metà. La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha ridotto la condanna per l'ex consigliere regionale del Popolo della libertà, accusato di corruzione elettorale nell'ambito del maxiprocesso "Reale", che vede alla sbarra presunti affiliati alle cosce Pelle e Ficara. Per Zappalà, peraltro, la Corte ha anche revocato l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.

Nel complesso, la Corte presieduta da Ornella Pastore (Carmelo Blatti e Massimo Gullino a latere) ha operato diverse riduzioni di pena: Giuseppe Pelle, membro dell'omonima cosca dei "Gambazza", passa dai vent'anni inflitti in primo grado agli undici anni e nove mesi d'appello, Antonino Latella da diciotto anni a dodici anni e otto mesi, Rocco Morabito (difeso dagli avvocati Umberto Abate e Maurizio Punturieri) da vent'anni a dieci anni e otto mesi, Giovanni Ficara da diciotto anni a dodici anni e sei mesi, Costantino Carmelo Billari da otto a sei anni, Domenico Pelle da dodici a otto anni, Sebastiano Pelle da dieci anni a cinque anni e otto mesi, Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva da otto anni e otto mesi a quattro anni e undici mesi, Antonio Pelle (classe 1987) da dieci anni e otto mesi a cinque anni e otto mesi, Filippo Iaria da otto anni a quattro anni e otto mesi, Antonio Pelle (classe 1986) da quattro anni a due anni e dieci mesi di carcere, così come Giuseppe Francone e Sebastiano Carbone. Lieve riduzione per Francesco Iaria, che passa da due anni e otto mesi a due anni e sei mesi. Assolti per non aver commesso il fatto Mario Versaci e Pietro Antonio Nucera (otto anni in primo grado), così come viene assolta perché il fatto non sussiste Liliana Aiello (difesa dall'avvocato Domenico Alvaro), che in primo grado aveva rimediato due anni e due mesi di reclusione.

Nel complesso, dunque, seppur con le fisiologiche riduzioni di pena, regge il quadro accusatorio disegnato, alcuni anni fa, dalla Dda di Reggio Calabria. Vengono puniti infatti soggetti del calibro di Peppe Pelle, Rocco Morabito, ma anche Giovanni Ficara, che proprio in questi giorni ascolterà una nuova sentenza nell'ambito del procedimento "Piccolo Carro".

L'indagine "Reale", che si snoderà poi in vari filoni, vede la medesima impostazione della 'ndrangheta che i pm antimafia hanno dato nell'indagine "Crimine". Una 'ndrangheta unitaria (come peraltro sancito anche dati processuali di diversi anni fa, si pensi al summit di Montalto). Assai significativa, nella ricostruzione delle dinamiche all'interno della struttura delle cosche, la frase pronunciata da Giovanni Ficara: e intercettata dalle cimici del Ros: "Tutti siamo nella 'ndrangheta" dice al suo interlocutore. Proprio da tale affermazione si rinsalda, ulteriormente, la convinzione degli inquirenti di lottare contro un organismo unitario, che si riconosce tale. E saranno proprio le intercettazioni a fornire la gran parte del materiale agli uomini del Ros dei Carabinieri, che eseguiranno le indagini. Nella casa del boss Peppe Pelle, a Bovalino, verranno ascoltate le "chiacchiere" dei boss, ma anche le "soffiate" del commercialista-spione, Giovanni Zumbo, nonché i presunti accordi politico-mafiosi, messi in piedi dalla cosca Pelle, anche con Santi Zappalà, candidato al Consiglio Regionale della Calabria ed eletto, con circa undicimila voti, nei ranghi del Popolo della Libertà e quindi condannato per corruzione elettorale. Il politico, infatti, verrà "pizzicato" a casa del boss Peppe Pelle, rampollo della dinastia dei "Gambazza" a chiedere sostegno per le regionali del 2010. Nonostante la riduzione di pena, dunque, Zappalà (difeso dall'avvocato Francesco Albanese) resta per ora in carcere. Arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, Zappalà vedrà "cadere" tale capo d'imputazione già in sede di Tribunale della libertà: per lui oggi anche la confisca dei beni, ad eccezione di un conto corrente intestato alla Fisiokinesiterapia Bagnarese S.r.l.

La Corte, dunque, ha operato le scarcerazioni di di Mario Versaci e Pietro Antonio Nucera, ha revocato la misura cautelare per Sebastiano Carbone e Giuseppe Francone, così come quella del giovane Antonio Pelle (classe 1986) che resta al momento in carcere per le accuse formulate dagli inquirenti in un altro troncone dell'indagine "Reale".