Nel “Bingo” dei Tegano vince lo Stato: fermati 4 imprenditori delle cosche di Archi

operazionemonopolidi Claudio Cordova - Fatturava circa 12 milioni di euro l'anno ed era il bancomat, la cassa continua, degli imprenditori Surace e, quindi, della cosca Tegano di Archi. Con l'operazione "Monopoli" potrebbe finire l'era dell'unico Bingo della città di Reggio Calabria, ubicato – neanche a dirlo – nel quartiere Archi, regno dei Tegano e delle cosche più potenti del territorio. Sono quattro i fermi ordinati dal procuratore vicario, Gaetano Paci, e dai pm antimafia Stefano Musolino e Walter Ignazitto: in manette finiscono quattro imprenditori legati alla 'ndrangheta, Giuseppe e Michele Surace, il loro prestanome, Andrea Francesco Giordano, e il costruttore Carmelo Ficara. Quest'ultimo è ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso; Giordano e Michele Surace dei reati di associazione di tipo mafioso, esercizio abusivo dell'attività finanziaria e trasferimento fraudolento di valori aggravato poiché commesso al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa (reato contestato anche a Giuseppe Surace).

TRE PENTITI

L'avvio delle investigazioni è costituito dalle concordanti dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia – Giovanni Battista Fracapane, Mario Gennaro ed Enrico De Rosa - riguardo agli imprenditori reggini Michele Surace e Andrea Giordano, recentemente coinvolti anche nell'operazione "Martingala" in quanto indagati in concorso per auto-riciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.Le rivelazioni dei collaboratori hanno delineato dettagliatamente i profili dei due soggetti, affiliati di lunga data ai Tegano di Archi ed in contatto, in particolare, con il boss Giovanni Tegano, "l'uomo di pace" attualmente detenuto.

Gli approfondimenti investigativi svolti dai Carabinieri hanno permesso di ripercorrere le fortune del duo imprenditoriale Surace-Giordano, che hanno preso il via dall'edilizia residenziale: verso la fine degli anni '90 realizzano il complesso residenziale "MARY PARK", fabbricato che ospiterà i locali dell'unica sala bingo cittadina e numerose villette a schiera, in cui era stata riservata la disponibilità di un appartamento a Giuseppe Tegano, fratello del boss Giovanni Tegano.Tale "vicinanza", nel tempo, ha garantito ai due imprenditori un eccezionale sviluppo economico: gli accertamenti esperiti hanno permesso di documentare il reimpiego dei proventi illeciti della cosca in diversificate iniziative imprenditoriali affidate a Surace e Giordano, divenuti nel tempo un tassello fondamentale del sistema di riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti della "famiglia".

--banner--

"LA MAGISTRATURA HA FATTO UN COLPO DI STATO"

La consapevolezza del proprio ruolo negli affari illeciti dei Tegano e il timore dei provvedimenti che la Procura reggina avrebbe potuto adottare sulla base delle indagini scaturite dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia - già noti all'opinione pubblica - ha indotto Surace e Giordano ad avviare una serie di manovre societarie funzionali a schermare la reale titolarità delle imprese a loro riferibili, sottraendole ad eventuali aggressioni patrimoniali.

A partire dal 2016, pertanto, le imprese edili e immobiliari dei due assumeranno l'attuale conformazione in:

- "Essegi Costruzioni s.r.l." e "G.G. Edilizia" (fittiziamente intestate ai figli di Andrea Giordano, Giorgio e Giuseppe), di fatto gestite da Andrea Giordano;

- "Construction Italy s.r.l." e "Coedil S.r.l." (fittiziamente intestate a Demetrio Modafferi, Giuseppe Surace, Gaetano Hermann Murdica, rispettivamente cognato, figlio e genero di Michele Surace) il cui dominus è Michele Surace,

Il monitoraggio investigativo di Andrea Giordano e Michele Surace ha definitivamente comprovato come le quattro società operassero sotto il loro diretto e continuo controllo. Gli indagati sono stati infatti "immortalati" mentre gestivano personalmente le maestranze sui cantieri edili e i dipendenti degli uffici commerciali, ordinavano materiale presso i fornitori, accompagnavano i potenziali acquirenti nelle visite agli immobili in vendita e tenevano tutti i rapporti con il commercialista di fiducia, tutti ruoli assolutamente incoerenti con gli assetti societari formali.

Muovevano moltissimi soldi e, proprio alla luce degli ultimi eventi, erano molto preoccupati per sé stessi: "La magistratura ha fatto un colpo di Stato" direbbero in alcune intercettazioni, riferendosi all'attività repressiva degli inquirenti. Per questo la Dda di Reggio Calabria ha spiccato i provvedimenti di fermo, temendo che gli indagati potessero allontanarsi da Reggio Calabria, portandosi addirittura all'estero.

LA SALA BINGO DI ARCHI

Tra le attività economiche paradigmatiche del rapporto fra Surace-Giordano e i Tegano vi è la sala bingo di Archi, la cui proprietà è da ricondurre, in parti uguali, a Giovanni Tegano ed al binomio Surace–Giordano, con una sostanziale spartizione di utili tra appartenenti alla stessa organizzazione criminale.

Dopo l'apertura della sala bingo - avviata nel 2001 ed allocata in un immobile del complesso "MARY PARK" - nel 2008 è lo stesso Michele Surace a trasferirne la titolarità formale al cognato Bruno Mandica, mantenendone comunque l'effettiva disponibilità insieme al socio Giordano.

Anche in questo caso ne forniscono evidenza definitiva le attività tecniche sviluppate dal Nucleo Investigativo, che hanno ripreso i continui trasferimenti di denaro contante che Mandica preleva direttamente dalle casse del bingo e consegna nelle mani dei Surace e di Giordano. Nel corso delle indagini sono stati censiti almeno 15 episodi, fra dazioni e "prelievi", in grado di mettere in luce come il lucroso esercizio pubblico – capace di fatturare circa 12 milioni di euro all'anno – costituisca vero e proprio "sportello bancomat" a disposizione dei due soci occulti.

Il quadro indiziario ha rivelato, inoltre, come la sala bingo di Archi, unica nel territorio del capoluogo, operasse evidentemente in regime di monopolio imprenditoriale, non certo in ragione di un fisiologico equilibrio fra domanda e offerta nel settore del gioco, bensì in virtù di accordi stipulati dalla famiglia Tegano titolare dell'iniziativa imprenditoriale, con le altre componenti della 'ndrangheta cittadina. In tali condizioni, la sala bingo di Archi non poteva che prosperare indisturbata per quasi 20 anni, evidentemente grazie alla forza di intimidazione promanante dal prestigio criminale dei Tegano e dall'alterazione delle regole del libero mercato da esse derivate.

Un ulteriore riscontro che consente di attribuire la sala bingo di Archi alla sfera di signoria di Michele Surace si trae dalle intercettazioni che documentano il progetto di apertura - coltivato dallo stesso Surace insieme al costruttore Carmelo Ficara - di una seconda sala dello stesso tipo nel territorio reggino. A partire dall'aprile 2017 Surace, forte dell'esperienza maturata in tale contesto imprenditoriale, si è attivato per reperire i locali necessari a realizzare una nuova sala bingo nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria. In particolare, l'idea di Michele Surace e del figlio Giuseppe era quella di acquisire una sala già aperta nel comune di Polistena, richiedendo successivamente l'autorizzazione all'A.D.M. a trasferirla nel territorio reggino. Il progetto imprenditoriale non andrà in porto per difficoltà di tipo burocratico. Appare tuttavia quanto mai significativo il dato relativo al luogo in cui i due Surace avevano in programma di realizzare la nuova Sala Bingo, individuato - come s'è detto - nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria.

Il Bingo era affare loro, esclusivo. Accade quindi che chiunque volesse inserirsi nel mercato – pur non sfruttando relazioni e metodi adamantini – dovesse comunque desistere dal progetto. Dalle dichiarazioni di uno dei collaboratori rientrate nell'indagine, relativamente ad un episodio occorso ad altro imprenditore della Piana di Gioia Tauro con medesime mire imprenditoriali ed indotto a desistere, si comprende come a Reggio Calabria sia preclusa l'apertura di nuove sale in altre zone della città, in ragione della situazione di monopolio della struttura di Archi imposto dai Tegano. Tuttavia, in virtù di accordi criminali vigenti tra le principali famiglie reggine, proprio il quartiere Gebbione, notoriamente controllato dalla cosca Labate e svincolato dagli accordi fra le principali cosche del capoluogo, poteva in astratto costituire l'unica area in cui realizzare un'ulteriore sala.

Michele Surace aveva già tentato nel 2014 (in combutta con la famiglia Martino di Milano ed unitamente a familiari di Carmelo Ficara ed Andrea Giordano) di estendere i suoi interessi nel settore, aprendo una sala bingo a Cernusco sul Naviglio. Quella esperienza terminò con l'arresto e la condanna di Michele Surace: come infatti accertato nell'inchiesta "Rinnovamento" della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, questi si era reso responsabile dell'incendio della struttura ricreativa al fine di ottenere l'ingente indennizzo previsto dalla polizza assicurativa.

IL COSTRUTTORE "A DISPOSIZIONE"

Con riferimento alla famiglia De Stefano di Archi, gli approfondimenti hanno interessato un terzo imprenditore edile, Carmelo Ficara, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli inquirenti ricostruiscono il ruolo che Ficara ebbe, nel 2010, nell'ambito dei lavori di ristrutturazione del Museo Nazionale della Magna Graecia di Reggio Calabria; si sarebbe accertato, infatti, che, in quella circostanza la cosca De Stefano aveva imposto, tra l'altro, all'amministratore della "Co.Bar. S.p.a.", ditta a cui erano stati affidati i lavori in questione, l'affitto un magazzino di proprietà di Ficara da adibire a deposito temporaneo dei reperti archeologici. La vicenda dei lavori al museo cittadino era stata già oggetto, in passato, dell'indagine "Il Principe" e in quella circostanza l'attenzione degli inquirenti fu incentrata su una serie di estorsioni consumate dalla cosca De Stefano e sul ruolo di primissimo livello rivestito da Giovanni De Stefano ("Il Principe", appunto), figlio del defunto Giorgio De Stefano, reggente della cosca.

L'inchiesta "Monopoli" ricostruisce le tappe della storia imprenditoriale di Ficara, il cui punto di partenza emerge dalle risultanze giudiziarie del procedimento "Alta tensione", definito con l'accertamento di attività estorsive consumate in danno di imprenditori edili operanti nei quartieri reggini di Modena e Ciccarello da parte delle cosche Caridi-Borghetto-Zindato e delle modalità d'infiltrazione occulta della 'ndrangheta in quel settore imprenditoriale. In quel procedimento era emerso come tra gli imprenditori vittime di estorsione vi fosse anche Ficara. Tuttavia le indagini avevano anche accertato come l'imprenditore avesse già significativamente diminuito la sua attività edilizia nei quartieri Modena e Ciccarello, spostandole in quello di Archi e nelle zone limitrofe. Gli accertamenti effettuati dal Nucleo Investigativo mostrerebbero come Ficara, a seguito di quegli accadimenti, aveva richiesto l'intervento dei De Stefano per appianare i suoi burrascosi rapporti con i Borghetto–Zindato del quartiere Modena, e da tale iniziale protezione il rapporto è successivamente evoluto, fino a consentirgli di assumere il ruolo di imprenditore di riferimento della potente cosca; ed infatti, dal 2007, Carmelo Ficara concentrava nel quartiere Archi e zone limitrofe gran parte delle sue iniziative imprenditoriali, realizzando numerosi, rilevanti complessi residenziali grazie alla protezione offerta dal sodalizio.

IL SEQUESTRO

Alla luce delle complessive risultanze investigative è stato disposto il sequestro preventivo delle seguenti società - con relativo patrimonio ammontante a circa 50 milioni di euro - riconducibili agli odierni indagati:

1. MICHELE SURACE E BINGO s.r.l. UNIPERSONALE, con sede a Roma;

2. CONSTRUCTION ITALY s.r.l., con sede a Roma;

3. COEDIL s.r.l., con sede a Reggio Calabria;

4. ESSEGI s.r.l., con sede a Roma;

5. Impresa Individuale G.G. EDILIZIA di GIORDANO Giorgio, con sede a Reggio Calabria;

6. CARMELO FICARA s.r.l., con sede a Milano;

7. REGHION IMMOBILIARE s.r.l., con sede a Reggio Calabria;

8. BUY HOUSE S.r.l., con sede a Reggio Calabria;

9. COPACABANA VILLAGE CALABRIA S.R.L., con sede legale a Reggio;

10. Impresa individuale FICARA CARMELO con sede a Messina;

11. SERENA S.r.l. con sede a Reggio Calabria;

12. G.I.F. S.R.L., con sede a Roma;

13. PROGETTIDEA S.r.l., con sede a Reggio Calabria;

14. IMMOBILIARE GE.SU.FI. S.r.l., con sede a Milano;

15. Impresa individuale DI LOLLO Orsola, con sede a Reggio Calabria;

16. Impresa Individuale SURACE Giuseppe, con sede a Reggio Calabria.

Inoltre, è stato sequestrato parte del patrimonio personale di Carmelo Ficara consistente in 120 unità immobiliari e 21 terreni.