Il sostituto procuratore della Dda reggina, Francesco Tedesco, ha chiesto al Tribunale collegiale di Locri la condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno per Giuseppe Pelle (cl. 60), Sebastiano Pelle (cl. 71) e per Francesco Strangio (cl. 54); 5 anni di carcere invece, sono stati invocati per Sebastiano Giorgi, ex sindaco di San Luca.
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Gli imputati sono accusati a vario titolo del reato di scambio elettorale politico-mafioso.
Secondo l'accusa in occasione delle consultazioni elettorali per il rinnovamento del Consiglio regionale della Calabria per l'anno 2010 l'allora candidato con la lista "Popolo della Libertà" Santi Zappalà, ex sindaco di Bagnara Calabra e successivamente eletto al consiglio regionale avrebbe ottenuto dall'articolazione della 'ndrangheta operante in San Luca e comuni limitrofi la promessa di voti in cambio della erogazione di denaro.
L'ex consigliere regionale è stato condannato nel primo grado del troncone in abbreviato a 4 anni e 3 mesi di reclusione.
Il gup Adriana Trapani lo ritenne responsabile all'esito del primo grado, svoltosi con rito abbreviato, di aver pagato pacchetti di voti ai clan per ottenere l'elezione in seno a Palazzo Campanella nella tornata elettorale del 2010.
Cinque anni invece, furgoni inflitti a Vincenzo Pesce e Domenico Arena mentre ammonta a 4 anni la condanna rimediata da Giuseppe Mesiani Mazzacuva e Antonio Pelle, classe 1986. La Dda appurò come Zappalà si fosse recato a casa del boss Giuseppe Pelle per chiedere il sostegno elettorale. Dapprima nei suoi confronti fu mossa l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per poi essere derubricata in corruzione elettorale.
Per queste condotte scattò l'operazione "Reale" che costarono all'ex sindaco di Bagnara la condanna a 2 anni e 8 mesi di detenzione all'esito dell'appello bis, recentemente annullata con rinvio, limitatamente all'aggravante mafiosa, dalla Corte di Cassazione che ha rispedito indietro gli atti per tutti gli imputati alla sbarra.