Reggio, condannato a 19 anni di galera il presunto boss Carmelo Murina

murinacarmelodi Claudio Cordova - Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio, si era definito sostanzialmente un perseguitato, che avrebbe dovuto pagare, per forza, a causa del proprio passato. Dichiarazioni spontanee, che, però, non sono servite a invertire l'inesorabile destino. Per Carmelo Murina (nella foto) il responso del Tribunale Collegiale di Reggio Calabria è impietoso: diciannove anni di reclusione in continuazione con altri procedimenti già passati in giudicato. Una sentenza dura, quella emessa poco prima delle 21 all'interno dell'aula bunker in uno stralcio del maxiprocesso "Agathos", che, per quanto concerne lo stralcio degli abbreviati, ha già visto numerose condanne contro la cosca Tegano di Archi, che si sarebbe infiltrata nei lavori della pulizia dei treni all'interno della stazione ferroviaria. Il Collegio ha inoltre condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione Giuseppe Morabito, uno dei fiancheggiatori del superboss Giovanni Tegano: il mammasantissima, infatti, sarà scovato dalla Squadra Mobile, nell'aprile 2010, a Terreti, proprio a casa dei Morabito. Assoluzione "per non aver commesso il fatto" per Francesco Trimboli, alias "Ciccio Mercatone", per cui il pm della Dda, Giuseppe Lombardo, aveva chiesto ben ventidue anni di galera.

Sul conto di Murina, dunque, pesano le dichiarazioni di svariati collaboratori di giustizia: da Roberto Moio a Consolato Villani e Nino Lo Giudice, fino all'ultimo pentito, Giacomo Toscano. Tutti concordi nell'indicare l'uomo, genero del presunto boss Michele Franco, come reggente del rione Santa Caterina, in nome e per conto della cosca Tegano. "Tutti i collaboratori di giustizia ci dicono che Carmelo Murina è un capo e quindi va trattato come tale" aveva detto nella propria requisitoria il pm Lombardo. E se la condanna di Morabito era pressoché scontata, a sorridere è, soprattutto, Ciccio Trimboli (difeso dagli avvocati Umberto Abate e Domenico Cartolano): l'uomo è stato assolto dalle accuse "per non aver commesso il fatto", sebbene fosse considerato dall'accusa un personaggio chiave per la gestione dei Tegano dei lavori di pulizia dei treni all'interno della stazione ferroviaria di Reggio Calabria. Passaggi, quelli che hanno per protagonista la cooperativa "New Labor", cristallizzati nel procedimento celebrato con rito abbreviato, che, appena poche settimane fa, ha visto una pioggia di condanne sugli elementi più importanti della cosca Tegano. Francesco Trimboli, indicato nelle conversazioni con l'appellativo "il principale" sarebbe stato un soggetto pienamente consapevole delle attività dei Tegano, che, anzi, avrebbe favorito in maniera decisiva. La cosca, infatti, avrebbe controllato le maestranze della cooperativa "New Labor", vincitrice di un appalto pubblico, ma non per questo denunciante contro la 'ndrangheta.

Con riferimento al troncone più corposo del processo abbreviato, alcuni mesi fa, i giudici d'appello hanno abbassato le condanne emesse in primo grado dal Gup di Reggio Calabria, Silvana Grasso, che aveva comminato pene per oltre centocinquanta anni di carcere complessivi. A Giovanni Tegano 12 anni, 10 anni a Michele Crudo e Carmine Polimeni, 8 anni a Domenico e Stefano Polimeni, 8 anni e 8 mesi a Giancarlo Siciliano, 6 anni a Carmelo Ivano e Giovambattista Fracapane, Davide Carmine Polimeni e Antonio Barillà. Resta invece immutata la pena per Antonio Morabito e Vincenzo Serafino, condannati entrambi a tre anni.

Anche per Murina adesso ci sarà, ovviamente il processo d'appello. Anche se per ora non resta altro che le lacrime dei parenti, fuori dall'aula bunker di Reggio Calabria.