di Angela Panzera - «Gli esecutori del delitto sono Massimo Bevilacqua detto "giacchetta", Luciano Macrì detto "u nigru", fratello di Antonio Macrì detto "palletta" di Gioiosa Ionica...Carmelo Bevilacqua detto "occhiogrosso"». È il collaboratore di giustizia Simone Canale a dirlo alla Dda di Reggio Calabria. Il "pentito" cresciuto in Lombardia, con molte truffe alle spalle, è ritenuto organico alle cosche di Sinopoli e l'omicidio di cui parla non è un omicidio qualsiasi ma, è quello del boss Rocco Molé avvenuto il primo di febbraio del 2008.
Al momento le indagini per il delitto di uno degli ultimi grandi mammasantissima della Piana è ancora "irrisolto" e quindi adesso le dichiarazioni di Canale possono essere molto utili all'Antimafia che da circa dieci anni tenta di risolvere il caso. La morte di Molé rappresenta uno degli ultimi omicidi di mafia che ha segnato profondamente le dinamiche criminali della zona. I Molé, insieme ai cugini Piromalli, nella Piana hanno la loro "base" ma gli interessi della 'ndrina andarono sempre oltre la Calabria. Il verbale di Canale è del 2016, ma il suo contenuto è stato svelato solo alla fine della scorsa settimana dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Giulia Pantano, che ne ha chiesto l'acquisizione nel processo contro alcuni membri della cosca Alvaro di Sinopoli, alla quale Canale sarebbe stato affiliato mentre si trovava rinchiuso in carcere e precisamente ha affermato che " nel 2014, in carcere a Biella sono stato elevato a rango di sgarrista (...)avrei avuto un ruolo importante nella gestione di un locale ( di 'ndrangheta ndr) di Milano, zona piazzale Corvetto. (...) Quando sono stato affiliato agli Alvaro ho capito pian piano che non sarei mai più uscito dalla 'ndrangheta perché non me lo avrebbero mai consentito. Gli Alvaro sono la famiglia mafiosa più potente, più diramata a livello nazionale e internazionale e tra le più efferate, avendo peraltro agganci istituzionali e con la mafia palermitana. Il collaboratore ha quindi detto alla Dda chi sono i presunti organizzatori, esecutori materiali dell'omicidio e il presunto mandante.
--banner--
«Si tratta di uomini di Pino Piromalli detto "lo sfregiato" – ha affermato Canale. Preciso che appartengono alla 'ndrina dei Macrì ma trattasi di 'ndrina alleata coi Piromalli. Pino Piromalli è il proprietario del distributore (intestato a terzi) e del terreno, su cui è ubicato il motel, in cui sono seppelliti i cadaveri di lupara bianca e delle faide Raso -Facchineri e Imerti-Condello contro i De Stefano». Piromalli è il proprietario del fondo dove è stato edificato il centro Annunziata. Molè Rocco morì – mi fu spiegato – perché ha posto dei limiti all'espansione dell'imprenditore Alfonso Annunziata, uomo di Pino Piromalli». Annunziata, il patron dell'omonimo centro commerciale di Gioia Tauro, verrà arrestato negli anni scorsi con l'accusa di essere un uomo al soldo dei Originali nell'ambito dell'indagine "Bucefalo" e il suo impero commerciale finirà sotto sequestro. È lo stesso Simone Canale a dire chi è stato a riferirlo queste notizie. «Voglio dire che è stato proprio Macrì Antonio – afferma il collaboratore – a raccontarmi in cella a Cremona di essere coinvolto nell'assassinio di Molè. Preciso che Macrì Antonio quel giorno non era a Gioia Tauro, quindi, non è l'esecutore materiale. Grazie al brigadiere Canale Giuseppe di Siracusa (al nostro libro paga che procurava alcolici e che ci consentiva di passare la sera nel vano passeggi) riuscivo a parlare con Bevilacqua Massimo detto "giacchetta" e Bevilacqua Carmelo detto "Occhiogrosso". Non conosco Macrì Luciano». Canale ha poi riferito alla Procura Antimafia che a «incontrare Pino Piromalli durante la latitanza erano Bevilacqua Carmelo e Macrì Antonio. Nel periodo dell'organizzazione e dell'esecuzione dell'omicidio Bevilacqua Massimo faceva la spola in Calabria per fare i sopralluoghi, in automobile». Per il collaboratore sarebbe stato «Bevilacqua Massimo il killer mentre Macrì Luciano fungeva da palo». Ora quindi sarà compito della Dda reggina verificare e riscontrare ogni minimo dettaglio messo a verbale dal "pentito" lombardo il quale ha dichiarato inoltre, "che ho intenzione di collaborare a 360 gradi con la giustizia e di dissociarmi dagli ambienti criminali di cui faccio parte". La soluzione ad uno dei più grandi delitti "eccellenti" dell'intera Calabria sembra essere molto vicina.
E anche in questo caso le dinamiche criminali muteranno certamente.