All’Auditorium “Lucianum”, fine campagna elettorale con Patto Civico con un confronto “a 6 voci”

confrontopattocivicodi Mario Meliadò - Su iniziativa di Patto civico (coordinatrice, Maria Laura Tortorella), pochissime ore prima del classico "silenzio" del sabato pre-voto s'è svolta all'Auditorium Lucianum quella che di fatto è stata la chiusura della campagna elettorale a Reggio Calabria, al di là di percorsi partitici e individuali.

Nel solco del percorso Tante Agorà in una sola città – Costruiamo insieme la Città metropolitana, l'iniziativa ha previsto inviti a 13 candidati al Senato nel collegio uninominale di Reggio Calabria; ove «indisponibili», la possibile presenza s'estendeva agli omologhi per il collegio reggino per la Camera dei deputati. In definitiva, non un incontro delegabile a ceto politico di partito o variamente in campo, ma uno specifico (e partecipato) strumento per conoscere direttamente i potenziali rappresentanti del territorio.

Alla fine i candidati presenti sono risultati 6, solo 2 dei quali effettivamente competitor per Palazzo Madama: Ottavio Amaro (Pd - centrosinistra) e Francesco Lucà (Lista del popolo). Per il resto, "tavolo" composto da Federica Dieni (deputata uscente – Movimento Cinquestelle), Franco Talarico (Noi con l'Italia – centrodestra), Alessia Stelitano (Potere al popolo) e Raffaella Brancati (Popolo della famiglia).

Metodo individuato per il confronto: un "giro" completo per ciascuna domanda, in ordine di volta in volta differente; quesiti posti da rappresentanti di varie associazioni operative sul territorio; due minuti per ciascuna risposta, spesso inesorabilmente troncata per la fine del tempo a disposizione (unica eccezione, l'ultima domanda con un minuto solo a testa per una risposta-flash). In sala, a richiamare diritti e doveri e tributare una certa qual solennità all'appuntamento, due cartelloni con su il testo degli articoli 1 («L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro...») e 48 («Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età...») della Costituzione.

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Le diverse occasioni per "incrociare le spade" sono state dunque tematiche.

Per esempio, sul fronte della mobilità: «I trasporti costituiscono un problema serio da oltre vent'anni, il punto è che le reti e il servizio trasportistico dovrebbero essere di mano pubblica, e occorrerebbe consentire ai meno abbienti di usufruirne gratuitamente», ha rilevato la Stelitano, per poi aggiungere che il porto di Gioia Tauro e l'Aeroporto dello Stretto sono comunque capisaldi nell'area, da potenziare con priorità. Lucà, «di professione ingegnere», s'è limitato a un'osservazione poi ricorrente nei suoi interventi: il problema principale nel segmento («come per la sanità o per l'istruzione») è la scarsità di fondi a disposizione, per cui l'asso nella manica per l'esponente ingroiano starebbe nel «liberare risorse» magando meno interessi sulla capitalizzazione, insomma sul debito pubblico, ricorrendo a una moneta "parallela" all'euro, in grado di non generare deficit, da utilizzare per gli scambi interni. Ha distinto mobilità nazionale e su scala metropolitana Ottavio Amaro, mettendo in rilievo la necessità di un aeroporto effettivamente moderno ed "europeo", con una pluralità significativa di rotte e di collegamenti e un traffico-passeggeri sopra il milione d'unità. «E in treno, a Roma, chi parte da Reggio Calabria deve arrivarci in due ore come chi parte da Milano», ha aggiunto il candidato dèm, auspicando tra l'altro il pronto completamento della Bovalino-Bagnara. «Non sono previste risposte precise al riguardo nel programma del Popolo della famiglia», ha ammesso candidamente la Brancati, nel chiosare che «se ne parlerà in sede di Governo» e soprattutto che quel che manca in ogni anfratto della nostra vita a queste latitudini, dunque anche rispetto al binomio infrastrutture&trasporti, «è la legalità». Aeroporto dello Stretto in primis, nell'analisi di Talarico: «Bisognerà metterci mano fin dal 5 marzo. Impensabile che Reggio Calabria sia così isolata e che i turisti rimangano tagliati fuori dal suo inestimabile patrimonio di bellezza: servono voli per Roma e per Milano. E ci si mette troppo tempo a viaggiare su gomma sull'asse mare-monti: bisogna rimettere a nuovo le strade dissestate, possibilmente attingendo ai fondi Ue». Tra gli altri progetti nel carniere del candidato udiccino, l'arrivo dell'Alta velocità e poi «incontrare i sindaci e sostenerne i progetti per i loro territori». Federica Dieni ha ricordato l'attività ispettiva svolta nel corso della legislatura: «Nelle mie interrogazioni ho messo l'accento sul "caso Sogas" molto prima che la società fallisse, denunciando l'orizzonte al quale si stava andando incontro perché c'era un preciso disegno: spianare la strada alla Sacal, la società unica di gestione, in modo da accentrare tutto il traffico aereo nell'hub regionale di Lamezia Terme». E la deputata uscente ha anche rivendicato il merito d'aver pressato, insieme alle associazioni locali, ottenendo l'istituzione di un secondo Intercity sulla dorsale ferrata jonica, «che però oggi viaggia con le carrozze dei "regionali" perché le Ferrovie dicono di non avere a disposizione materiale rotabile adeguato».

Sullo scottante (anche in termini di umanità, così come di pulsioni xenofobe sempre più facili da diagnosticare, in giro per le strade) tema dei migranti Francesco Lucà ha sottolineato che «ci si comporta davvero in modo umano quando si è disposti ad aiutare le persone che soffrono lì, dove ce n'è bisogno: fallimentare, dannoso prospettare la deportazione per fame di centinaia di milioni di persone». Finanziariamente, «il modo migliore per reperire le risorse indispensabili va elaborato con l'apporto di tutti» però, secondo il candidato della Lista del popolo, in tanti cambierebbero punto di vista sull'accoglienza di massa se fosse prospettato ai calabresi di «caricarsi sulle navi e sparpagliarsi in decine di Paesi diversi» per tentare di assicurarsi un futuro. «...Ma i calabresi sono stati sparsi in giro per il mondo, da almeno 200 anni in qua», ha ribattuto Amaro, chiedendo anzi «un Parlamento forte, per abolire l'indegna legge Bossi-Fini». Soprattutto, per il rappresentante del centrosinistra non si può evitare l'emergenza, «che peraltro i numeri tratteggiano come visibilmente calata grazie all'opera accorta del Governo uscente». Raffaella Brancati ha puntato non proprio sul "diritto alla felicità" tutelato dalla Costituzione americana, ma sul diritto a non emigrare: «Bisogna aiutare chi ha bisogno lì dove si trova. E alla nostra gente, come ha detto anche Papa Francesco, si può chiedere solo un'accoglienza sostenibile: quel che sta accadendo oggigiorno è invece che stiamo agevolando la clandestinità e le speculazioni di chi guadagna sulla pelle dei poveri del mondo». Precisazione ulteriore, in caso il concetto non fosse risultato chiaro: «Non è che se in Africa un miliardo di persone muore di fame, l'Italia possa accoglierne un miliardo». Concorde Franco Talarico sulla necessità di creare sviluppo, attraverso un "piano Marshall" che risollevi le troppe aree abbandonate del pianeta. «Del resto, con un'adozione a distanza nell'aiutare si risparmia tantissimo denaro e si evitano le sofferenze necessarie a centrare l'obiettivo. In più – ha rilevato l'ex presidente del Consiglio regionale – per i tempi a venire si stimano già almeno 20 milioni di migranti, se non si agisce in maniera oculata e coordinata si rischiano enormi problematiche in materia d'accoglienza, ma anche di sicurezza». Nell'analisi di Cinquestelle, vanno rigorosamente rigettate le devastanti ingerenze mafiose, ma anche le logiche che vogliono l'Italia penalizzata in quanto "Paese di primo approdo": «Invece, chi ha diritto a venire da noi perché vittima di guerra o carestie è giusto che ne faccia domanda al Paese d'origine. Per il resto, non meno corretto controllare i flussi migratori», ha articolato la Dieni, spiegando che i parlamentari pentastellati si sono opposti al decreto legge numero 13 del 2017 (meglio noto come "decreto Minniti"), anche per la cancellazione della possibilità d'impugnare davanti alla Corte d'appello le decisioni della Commissione territoriale per i richiedenti asilo. Ad avviso di Alessia Stelitano, poi, «due minuti sono troppo pochi anche solo per smontare le troppe falsità che vengono agitate in giro rispetto a una questione così delicata come quella dei migranti, dalla cui presenza peraltro pare improvvisamente che dipendano tutti i problemi degli italiani, quando ce ne sono circa 3 ogni mille abitanti: una percentuale quasi ridicola».

Altra questione spinosa proposta all'attenzione degli aspiranti parlamentari, gli aiuti alle famiglie e la possibile revisione dell'Isee. Qui, forte rivendicazione da parte di Amaro del reddito d'inclusione, strumento varato da «uno dei pochi Governi da molti anni a questa parte che abbia fatto qualcosa d'importante a favore dei circa 4 milioni d'italiani che versano in condizioni di povertà assoluta. Ma le politiche per la famiglia necessitano di molto altro, specialmente in termini di precondizioni utili a rendere tutto più facile», dai servizi alla maggiore possibilità di trovare lavoro e produrre quindi reddito per il sostentamento del nucleo familiare. S'è trovata "nel suo" la rappresentante del Popolo della famiglia, che oltre alle questioni identitarie e dei Diritti («Diciamo no all'aborto e sì alla vita; no alle unioni civili, alla procreazione assistita, all'eutanasia..., sì alla tutela della vita dal concepimento al momento della morte») ha puntato con vigore sui «mille euro al mese che abbiamo intenzione di erogare alle donne che scelgano liberamente di dedicarsi a tempo pieno ai figli e alla famiglia: del resto – ha osservato la Brancati – anche la Corte di Cassazione ha sancito che il lavoro domestico va adeguatamente remunerato, ma di fatto non è mai accaduto». «La famiglia – è risuonato il ragionamento di Franco Talarico – è il nucleo fondante del nostro Paese: servono assolutamente politiche attive che promuovano i vari sostegni necessari. E noi del centrodestra intendiamo questi aiuti anche come no-tax area». Dopodiché, per il politico lametino occorre rivedere l'Isee perché bisogna distinguere tra una coppia senza figli e le famiglie numerose, così come adottare detrazioni importanti per le famiglie con componenti disabili, ma anche introdurre una pressione fiscale modulare rispetto alla flat tax che verrà. Proprio il sostegno alla famiglia è uno dei 20 punti programmatici di Cinquestelle, da coordinare rispetto al reddito di cittadinanza fino a 780 euro mensili, secondo Federica Dieni misura in grado anche di rivitalizzare economia e occupazione: «Invece le cose non stanno allo stesso modo per il reddito d'inclusione, farraginoso al punto che solo un richiedente su 6 ha effettivamente avuto accesso alla misura, anche per via di criteri troppo stringenti». Idea ulteriormente generosa verso le famiglie nei programmi di Pap, Potere al popolo: «Noi guardiamo direttamente al reddito minimo garantito, tale da consentire di superare la soglia di povertà relativa e non solo quella della povertà assoluta. Misure come la flat tax, invece – ad avviso di Alessia Stelitano –, rispetto alla qualità della vita e al reddito medio delle persone sono una gran presa in giro, implicando una percentuale di tassazione sempre importante per i meno abbienti e, al contrario, ridicola per chi vanta patrimoni enormi».

Ha cassato ogni considerazione precedente Lucà: «Qui tutti parlano di aiuti, di sostegni... ma la risposta fondamentale, rispetto alle politiche per la famiglia è che non ci sono soldi. I programmi dei vari partiti, in media, profilano ciascuno una spesa da 150 miliardi di euro... Signora: non c'è una lira!», ha esclamato il candidato della Lista del popolo rivolgendosi a chi aveva formulato il quesito di riferimento.

Almeno al Lucianum!, dopo una campagna elettorale fatta d'assordante silenzio al riguardo..., è stato posto il tema della lotta alla mafia. «Noi prevediamo anche il contrasto alle "mafie territoriali" – ha fatto presente Raffaella Brancati –: serve uno Stato più presente in loco, con più ampi organici delle forze dell'ordine e personale meglio pagato. Si tratta di un punto ineludibile: sappiamo tutti che proprio lo strapotere della criminalità organizzata condiziona ogni aspetto della vita di noi reggini e calabresi». Talarico ha ringraziato investigatori e magistrati per il loro lavoro contro i clan: «Ma è chiaro che serve anche la prevenzione: scuola, associazionismo sono gli strumenti migliori per debellare quello che il vero male della nostra terra e la causa fondamentale del mancato sviluppo»; al contempo, «premessa essenziale per centrare l'obiettivo è creare più posti di lavoro». Tuttavia, il candidato di Noi con l'Italia non ha rinunciato a evidenziare le storture nelle normative che sovraintendono a interdittive e scioglimenti dei Comuni per mafia, provvedimenti che andrebbero meglio sviscerati con possibilità più ampia di controdeduzioni per evitare «perdita di posti di lavoro e di Democrazia».

«Beh, noi di Cinquestelle sì che ne abbiamo parlato, del contrasto alle mafie – ha rimarcato la Dieni –. L'abbiamo fatto anche in piazza, col componente della Commissione parlamentare antimafia Mario Michele Giarrusso, e facendo nomi e cognomi, non ultimo quello di Paolo Romeo, ma anche di chi come il presidente uscente della Commissione Giustizia del Senato Nico D'Ascola voleva affossare il 41-bis e di chi come Paolo Gentiloni e Silvio Berlusconi era pronto a votare provvedimenti del genere. Invece noi per i mafiosi vogliamo il carcere al vita, e sul voto di scambio invochiamo un 416-ter più stringente». Nella visione della Stelitano, invece, parlare di contrasto al crimine organizzato in termini esclusivamente o prevalentemente repressivi serve a poco: «Troppo spesso del dilagare della mafia dimentichiamo le cause. La povertà, l'emarginazione, la mancata apertura di biblioteche nei quartieri, la chiusura delle scuole sono altrettanti regali alle cosche. E poi – altra considerazione della candidata di Potere al popolo –, se il 41bis servisse veramente, dopo trent'anni la mafia sarebbe sconfitta da tempo». Mentre molte forze "tradizionali" «non possono proprio permettersi il lusso di parlare di mafia, con quel che hanno dentro i loro partiti». Nessuna previsione programmatica «specifica» al riguardo per la Lista del popolo, ha messo in luce Lucà, secondo il quale «occorre trattare temi del genere sulla scorta del consenso» ricevuto. Rimane il fatto che le pessime ricadute del potere delle 'ndrine sono molto evidenti dove c'è minore sviluppo o brillano cupamente i problemi sociali, «ma non credo che inasprire le leggi vigenti o militarizzare possa risolvere il problema». Chiusura-giro per Ottavio Amaro, che invece pur «senza entrare nel merito delle indagini, che spettano ai magistrati» ha rivendicato un ottimo, proficuo contrasto «specialistico» alle mafie negli ultimi anni, «con evidenti risultati di segno positivo». E d'altronde, «se i Comuni vanno sciolti, vanno sciolti». Dopodiché però, sfogo significativo del candidato, «non tutto è mafia!, non tutto è 'ndrangheta!, in questo collegio i cui abitanti hanno un disperato bisogno di una vita normale».

Il "fuoco di fila" finale è sulla Priorità delle Priorità, per tutti incarnata dallo spettro occupazionale.

Formule per uscirne? «Investire nella formazione e nell'Università, anche per evitare il grande impoverimento che sta vivendo la nostra terra» (Talarico); «mettere in campo tutte le contromisure per ovviare a uno stato degli occupati sempre meno consistente: anche per questo siamo per il reddito di cittadinanza, misura-ponte in attesa delle proposte di lavoro formulate dai Centri per l'impiego» (Dieni); «cancellare Jobs Act e "legge Fornero", che hanno schiuso le porte a flessibilità totale e lavoro poco tutelato, poi estendere l'articolo 18 a tutti, compresi lavoratori autonomi e "partite Iva"» (Stelitano); «tentare di sovvertire una situazione che vede il reperimento di un lavoro come una sorta di chimera, anche premiando chi crea occupazione e puntando sull'azzeramento del debito pubblico in modo da migliorare la situazione economica generale del Paese» (Lucà); «non delegare a nessuno il proprio futuro, studiare, specializzarsi e fare impresa sfruttando gli incentivi: e noi del centrosinistra in parte l'abbiamo già fatto con la legge "Io resto al Sud", con finanziamenti fino a 50mila euro per gli under 30 con un progetto valido in mano, senza muri burocratici» (Amaro); «elargire importanti incentivi alle imprese, finanziare chi ha meno di 35 anni, operare defiscalizzazioni per chi assume, erogare prestiti d'onore a interessi bassissimi e poi il nostro reddito di maternità da mille euro al mese per chi voglia "fare la madre" in via esclusiva» (Brancati).

Adesso, non resta che votare domenica prossima.

...Ah, no.

Non resta che votare bene; possibilmente, in modo tale da potersi guardare allo specchio anche lunedì 5 marzo.