di Angela Panzera - Passa dal carcere agli arresti domiciliari Pietro Canale, l'imprenditore attivo nel settore della distribuzione del gas fermato nei gironi scorsi su ordine dalla Dda reggina nell'abito della maxioperazione denominata "Martingala". Canale, difeso dai legali Massimo Canale e Carlo Morace era stato fermato in quanto accusato di associazione per delinquere, aggravata dall'aver agevolato la 'ndrangheta, e per i reati di di autoriciclaggio e reimpiego di capitali. Il gip, Filippo Aragona,non ha convalidato il fermo né ha messo ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione per delinquere, ma ha ritenuto sussistenti le esigenze di custodie cautelari per le altre due ipotesi di reato, sostituendo però il carcere con gli arresti domiciliari.
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Il gip di Monza ha invece confermato il carcere per Antonio Scimone, ritenuto dalle Dda di Reggio Calabria e Firenze " un soggetto capace di "una gestione strutturata di frodi carosello", attraverso fatturazioni false emesse da una nutrita rete di società, e "riciclatore professionista al servizio non di una singola cosca ma della criminalità organizzata della provincia reggina unitariamente intesa" . Le indagini della Guardia di Finanza e dei carabinieri di Reggio Calabria pongono Scimone a capo di una nutrita rete di società, commerciali ma anche 'cartiere', in Italia e all'estero, idonee a gestire gli ingenti capitali illeciti delle cosche della provincia reggina, da quelli da traffico di cocaina a quelli da altri reati. E lo definiscono "principale artefice delle false fatturazioni e vero regista delle movimentazioni finanziarie dissimulate dietro apparenti attività commerciali". Oltre alle fatturazioni false, Scimone è ritenuto abile nello sfruttare contratti di 'joint venture' e di 'nolo a freddo'. Scarcerata invece, Saveria Mollica, difesa dall'avvocato Cosimo Albanese. Quest'ultima è la moglie di Antonio Scimone. Ritornando alla decisione dei giudici reggini, il gio Domenico Santoro ha disposto i domiciliari per Pierfrancesco Arconte, Carmelo Caridi classe 1973, Giuseppe Pulitanó classe 1974. Per Domenico D'Agostino classe 1985, il gip ha disposto invece la misura dell'obbligo di dimora. Passano dal carcere ai domiciliari anche Teresa Chirico classe 1943, Pietrangelo Crocè classe 1975, difeso dai legali Angela Caruso e Donatella Nucera, e Domenico Mordá classe 1942. Per Tindaro Giulio Barbitta, il gip Maria Cecilia Vitolla ha disposto il divieto temporaneo di esercitare la professione bancaria. Quest'ultimo infatti é il funzionario di banca travolto dall'inchiesta. Il gip di Palmi, Massimo Minniti, non ha convalidato il fermo richiesto dal pm e ha sostituito la misura della custodia cautele lare con quella degli arresti domiciliari per Giorgio Morabito, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Gianni Piccolo. Scarcerato invece, dal gip di Locri Mario La Rosa, Domenico Brizzi, fratello dell'attuale sindaco di Sant'Ilario. Brizzi, difeso dai legali Contestabile e Vincenzo Monteleone, è accusato dall'Antimafia reggina del reato di autoriciclaggio aggravato dall'aver agevolato la 'ndrangheta. Carcere per Giuseppe Pulitanò, classe 1988, e Ferdinando Rondò, classe 1974. Domiciliari invece per Pasquale Barillà, classe 1968, e Antonio Lizzi, classe 1956. L'altro gip di Locri, Domenico Di Croce, chiamato a decidere sulla richiesta di convalida del fermo da parte del pm, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giuseppe Nirta, classe 1976, mentre ha sostituito il carcere con gli arresti domiciliari per Antonio Nicita, classe 1964, e Bruno Nirta, classe 1948. Scarcerati infine, Roberto Simone Arigirò, classe 1964 e Francescattilio Scimone, classe 1983.