“Vello d’oro” e “Martingala”, Giuseppe Lombardo: “Ecco il sistema Scimone”

lombardogiuseppenuova600Sia nell'inchiesta anti riciclaggio 'Martingala' della Dda di Reggio Calabria, sia nell'inchiesta analoga 'Vello d'oro' della Dda di Firenze, emerge la figura di Antonio Scimone, 43 anni di Bianco (Reggio Calabria). Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha parlato a suo proposito di 'sistema Scimone', soggetto capace di "una gestione strutturata di frodi carosello", attraverso fatturazioni false emesse da una nutrita rete di società, e "riciclatore professionista al servizio non di una singola cosca ma della criminalità organizzata della provincia reggina unitariamente intesa". Anche con lui "l'indagine - ha detto Lombardo - va oltre la 'ndrangheta conosciuta, mostra una 'ndrangheta globalizzata". Le indagini della Guardia di Finanza e dei carabinieri di Reggio Calabria pongono Scimone a capo di una nutrita rete di società, commerciali ma anche 'cartiere', in Italia e all'estero, idonee a gestire gli ingenti capitali illeciti delle cosche della provincia reggina, da quelli da traffico di cocaina a quelli da altri reati. E lo definiscono "principale artefice delle false fatturazioni e vero regista delle movimentazioni finanziarie dissimulate dietro apparenti attività commerciali". Oltre alle fatturazioni false, Scimone è ritenuto abile nello sfruttare contratti di 'joint venture' e di 'nolo a freddo'. Per le operazioni di riciclaggio coi conciatori della Toscana (inchiesta 'Vello d'oro'), Antonio Scimone poteva contare nella provincia di Firenze su Cosma Damiano Stellitano, anche lui arrestato da Gdf e carabinieri, mentre in Calabria era coadiuvato anche da Giuseppe Nirta (nipote dell'omonimo capo della 'ndrina La Maggiore di San Luca, ucciso nel 1995) e Antonio Barbaro ritenuto appartenente alla cosca Barbaro 'I nigri'.

--banner--

Le condotte degli imprenditori conciari Maurizio Sabatini, Giovanni Lovisi e Lina Lovisi di Santa Croce sull'Arno (Pisa) "sono tenute nella piena consapevolezza di delinquere, e di volere e potere approfittare della grossa disponibilità di denaro consegnato loro dallo Stellitano per finalità elusive e illecite, per perseguire interessi illeciti personali. Denaro della cui provenienza da delitto non potevano dubitare". Lo scrive il gip di Firenze Paola Belsito nell'ordinanza che stabilisce misure restrittive in carcere a carico dei tre imprenditori nell'inchiesta 'Vello d'oro' della Dda di Firenze con carabinieri e gdf. "Denaro che - scrive il gip - hanno preso consentendo così, forse inconsapevolmente, l'ennesima ramificazione mafiosa sul territorio toscano". Il gip ha deciso il carcere per i tre imprenditori per i pericoli di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Inoltre, lo stesso gip ha stabilito gli arresti domiciliari per gli altri imprenditori conciari Alessandro Bertelli, Filippo Bertelli e Marco Lami, definendola "idonea a garantire le esigenze di tutela della collettività", "avendo essi ricevuto dallo Stellitano somme decisamente inferiori rispetto agli altri.

L'inchiesta 'Vello d'oro' contro il riciclaggio di capitali sporchi della 'ndrangheta in Toscana ha avuto anche una particolare coincidenza sfortunata per uno degli arrestati: oggi, secondo gli atti, è il giorno del suo compleanno. A Filippo Bertelli, infatti, imprenditore conciario, il personale della polizia giudiziaria dei carabinieri ha notificato l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari proprio oggi, data del 49/o compleanno. Filippo Bertelli, nato a Firenze, è uno dei 18 indagati dell'inchiesta e abita a Empoli.