di Mario Meliadò - Andrea Cuzzocrea è l'ex presidente provinciale degli edili dell'Ance e poi di Confindustria Reggio Calabria; incarico, quest'ultimo, dal quale s'era dimesso nel maggio dello scorso anno in quanto la ditta Aet – della quale Cuzzocrea è comproprietario – era stata colpita da interdittiva antimafia.
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A proposito d'iniziative antimafia. I nuovi vertici confindustriali hanno firmato e pubblicizzato la sottoscrizione del "Registro di partecipazione attiva" anticlan custodito in Prefettura: ha firmato anche lei?
«No. Io non ho firmato in quanto non condivido l'iniziativa: non può essere una trovata del genere a risolvere l'annosa questione della pervasiva presenza della criminalità organizzata sui nostri territori. Io l'ho vista più come un'iniziativa pubblicitaria: tanto che, in ogni occasione un qualsiasi personaggio si sia avvicendato alla firma di quel registro, non ha mancato di far esplodere i flash delle macchine fotografiche per comparire subito dopo su tutte le pagine dei giornali, ed è chiaro che così debba essere letta quest'iniziativa: più un mettersi in mostra, come purtroppo ormai accade frequentemente da parte di una certa "antimafia devozionale", come qualcuno l'ha definita, che lungi dal risolvere i problemi del condizionamento mafioso ama solo il mettersi in mostra. Perché, come per il fascismo, ormai vale anche per la mafia l'antico detto secondo il quale la mafia si divide in due tronconi: la mafia e l'antimafia».
Il movimento però pone un grande accento anche sulle interdittive antimafia, senz'altro molto numerose, talvolta inflitte a torto e altre volte a ragione. C'è una grande campagna tra gli imprenditori per cambiare queste regole, e voi la condividete...
«C'è bisogno di una politica in grado di riacquisire il primato che deve avere su tutti, e che ristabilisca cosa è giusto e cosa è sbagliato. Al di là delle modifiche normative, possibile mai che nessuno s'interroghi sull'efficacia dello strumento-interdittiva? E poi...».
...E poi?
«Possibile mai che nessuno s'interroghi sui numeri? Com'è possibile che a Reggio Calabria vengano dispiegate centinaia d'interdittive ogni anno, e in centri enormi e purtroppo almeno altrettanto afflitti da problemi di criminalità organizzata come Napoli, con un milione d'abitanti e morti per strada ogni giorno, le interdittive in un anno siano solo venti o trenta?».
Cuzzocrea, quanto ai dati territoriali il ragionamento non fa una piega. Ma "politicamente"? Questo dato, assai sovradimensionato rispetto a territori "caldi" come Campania e Sicilia, si rinnova però indipendentemente dalla coalizione che è al Governo: questo come ve lo spiegate?
«io ho questa spiegazione, e non credo sia sbagliata: ormai il dibattito è monopolizzato da chi fa antimafia per carriera, al di là del settore. E quest' "antimafia carrierista" condiziona talmente tanto che poi le Prefetture si muovono in quella direzione e operano interdittive "da contagio"...».
Prefetture... condizionate, sta dicendo??
«...Condizionate da questa narrazione. Operando in buona fede, per carità; ma condizionate da questa narrazione. Per cui, se a Reggio Calabria un aspetto lo debbono valutare in un determinato modo rispetto a Napoli dove, secondo questa narrazione, l'incidenza è più bassa, lo utilizzano per allargare i presupposti».
Mezzogiorno in Movimento, ci è stato detto, rivolge il proprio appello a tutti i partiti. Ma in base alla sua lunga esperienza da imprenditore e da rappresentante degli imprenditori, in base alla sua frequentazione particolarmente intensa di alcune forze politiche in particolare: secondo lei quali partiti o movimenti sono pronti, oggi, a raccogliere il vostro appello?
«Noi ci rivolgiamo a tutti, anche perché non credo che questi siano temi passibili d'avere un "colore" politico. Quali forze faranno proprie da sùbito le nostre istanze? Al momento nessuna, credo. E siamo qui proprio per questo motivo».
Un po' di ore dopo quest'intervista rilasciata al Dispaccio.it, arriva un corollario che fa notizia: proprio l'Aet di Cuzzocrea (e Antonino Martino) è forse la prima azienda in Italia rispetto alla quale trova applicazione il nuovissimo istituto del "controllo giudiziario", appena sancito dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dell'impresa edile su richiesta della medesima realtà imprenditoriale, ai sensi dell'art. 34-bis del decreto legislativo 159/2011.
Come si ricorderà, fondamentale effetto dell'ammissione a controllo giudiziario di un'impresa sottoposta a interdittiva antimafia è la sospensione dell'interdittiva stessa: «Ciò consentirà la prosecuzione delle attività imprenditoriali e la salvaguardia dei posti di lavoro», evidenziano i vertici aziendali in una nota diffusa agli operatori della stampa, nel sottolineare che in questo modo Aet potrà stipulare il contratto d'affidamento dell'appalto da 12 milioni di euro per la realizzazione del parcheggio del nuovo Palazzo di Giustizia di via del Gelsomino.
L'azienda, dal canto suo, sarà affiancata da un amministratore giudiziario «e metterà in atto le prescrizioni normative e ogni misura organizzativa finalizzata a prevenire specificatamente i rischi e i tentativi d'infiltrazione mafiosa».