di Angela Panzera - "Paolo Romeo e l'avvocato Giorgio De Stefano erano gli unici in grado di aggiustare i processi in Cassazione. Rispetto ai capi dei tre mandamenti della 'ndrangheta reggina-che in quegli anni erano Peppe De Stefano per Reggio, Antonio Barbaro per la jonica e Rocco Filippone per la Tirrenica- Romeo e De Stefano, a livello 'ndranghetistico erano i "cervelli" della struttura criminale ma, erano anche quelli che aiutavano, con i loro contatti e amicizie, questi soggetti con gli altri mondi. Ed è proprio qua l'origine dell 'ndrnagheta". A dirlo è stato il collaboratore di giustizia Consolato Villani, appartenente alla cosca Logiudice, già condannato per essere l'autore materiale degli agguati ai carabinieri e del duplice omicidio Fava-Garofalo. Villani ha continuato oggi, presso l'aula bunker di Viale Calabria a testimoniare nel processo che vede alla sbarra Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano, quali mandanti degli attacchi che s'inquadrano nella strategia stragista di 'ndrangheta e "cosa nostra".
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"Mio cugino Nino Logiudice era legato ad alcuni esponenti delle Istituzioni- ha riferito Villani al procuratore aggiunto della Dda reggina, Giuseppe Lombardo. Quando arrestarono il fratello, Luciano Logiudice, Nino disse che si doveva fare qualsiasi cosa per farlo uscire dal carcere. Eravamo io, lui e Nino Reliquato. Ci disse che l'unico che poteva far uscire Luciano Logiudice dal carcere era l'avvocato Giorgio De Stefano". Quest'ultimo è ritenuto a capo della "cupola" mafiosa che governava la cittá prima del blitz dell'inchiesta "Mammasantissima".
"Mio cugino Nino Lo Giudice- ha proseguito Villani- disse che Paolo Romeo e Giorgio De Stefano erano gli unici che potevano aggiustare i processi in Cassazione. Successivamente però, decise di non farlo intervenire perché i De Stefano erano stati avversari dei Logiudice nella guerra di mafia. Anzi erano stati proprio i destefaniani ad ordinare la morte del padre di Nino Lo Giudice".